Il campione di longevità in governo festeggia 125 anni
Il Partito liberale radicale (PLR, destra) celebra i suoi 125 anni di esistenza a livello nazionale. È presente in governo dal 1848 ed è campione di longevità politica. Secondo l'esperto del movimento radicale Olivier Meuwly, il partito non valorizza sempre questo suo ricco passato.
Il PLRCollegamento esterno moderno affonda le sue radici nei movimenti liberali sbocciati in Europa occidentale nella prima metà del 19° secolo. Il liberalismo politico in Svizzero vanta una storia di successo.
Dal 1830 vari cantoni danno un’impronta liberale alle loro costituzioni. Il momento culminante si vive nel 1848 con la creazione dello Stato federale moderno, favorita dalla spinta del movimento radicale. Usciti sconfitti dalla guerra civile del SonderbundCollegamento esterno, i cattolici-conservatori – all’origine del Partito popolare democratico attuale (PPD, centro destra) – sono per lungo tempo solo dei comprimari, mentre i radicali regnano quasi da soli sul nuovo Stato. Da allora sono sempre stati rappresentati in governo.
Il PLR getta oggi uno sguardo retrospettivo sul suo passato. Infatti sono trascorsi esattamente 125 anni da quando è diventato un partito nazionale.
swissinfo.ch: Nel 1894 i radicali sono presenti sulla scena politica da vari decenni e sono al potere da oltre 50 anni. Perché decidono di fondare un partito nazionale?
Olivier Meuwly: Prima di tutto ricordiamo che quest’anno si festeggia un duplice anniversario. Da una parte si celebrano i 125 anni della creazione del Partito radicale democratico (PRD) e i 10 anni del Partito liberale radicale (PLR), nato dalla fusione del PRD e del Partito liberale svizzero (PLS).
I nuovi diritti popolari - il referendum legislativo nel 1874 e l’iniziativa popolare nel 1891 – hanno obbligato il movimento politico a organizzarsi a livello nazionale. Il Partito socialista è stato il primo a dotarsi di una struttura nazionale nel 1888 e il PRD ha fatto la stessa cosa nel 1894.
La grande famiglia radicale, nella quale erano presenti varie tendenze, era molto indisciplinata. Visto il nuovo contesto politico era importante parlare con una voce sola e organizzarsi in maniera diversa; questi i motivi principali per creare un partito nazionale. I radicali hanno quindi eliminato la loro ala sinistra, integrandola. Quanto all’ala destra, molto vicina agli ambienti economici, si è unita al gruppo di Alfred Escher, dando vita nel 1913 al Partito liberale svizzero. Solo i liberali di Basilea-Città e dei cantoni della Svizzera francese sono rimasti indipendenti dal PRD.
Nel 2009, la fusione tra i radicali e i liberali ha infine completato quel processo iniziato nel lontano 1894. Il PLR è un partito in cui da sempre sono presenti sia un’ala sinistra sia un’ala destra. È un partito forte quando sa gestire queste due ali e debole quando invece non vi riesce.
E in questo momento è forte o debole?
Penso che il partito vada abbastanza bene. Negli anni Novanta ha vissuto un periodo difficile con l’avanzata dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Ciò ha obbligato il partito a serrare i ranghi. C’è stata un’omogeneizzazione nel centro destra e la creazione del PLR ha consolidato questo posizionamento.
Di tanto in tanto si parla di una possibile fusione tra il PLR e il PPD. Un’unione creerebbe un grande blocco di centro-destra, tra la sinistra e la destra conservatrice. Che ne pensa di questa idea?
Da tempo i radicali e i democristiani non sono più nemici, ma non sono nemmeno identici. Anche se la componente religiosa ha perso d’importanza, il protestante liberale rimane forte sul piano sociologico. Un aspetto che segna il pensiero politico. Il PLR e il PPD non hanno quindi alcun motivo per formare un unico partito. L’impronta cristiana del PPD non è nell’agenda del PLR, un partito rimasto anticlericale.
Il fatto di aver creato la Svizzera moderna e di sedere stabilmente in governo dal 1848 dà al PLR un’aura particolare?
Sì, ma il problema è che non sa sfruttare il proprio passato. Negli ultimi anni sono piuttosto il PS e l’UDC a rivendicare l’eredità del 1848.
Invece di essere considerato come il grande partito elvetico, il PLR non riesce a scrollarsi di dosso l’immagine del partito al soldo degli ambienti economici.
È un peccato che sia così. Fondamentalmente non sbaglia a difendere gli interessi dell’economia, ma è incapace di illustrare la posta in gioco. Avrebbe dovuto approvare prima la legga sul CO2 e invece, come è sua abitudine, non l’ha fatto. Ha mancato un’occasione per profilarsi. È indice di mancanza di lungimiranza intellettuale, una caratteristica che potrebbe rivelarsi un handicap. Quando non si conosce la propria storia, i punti di forza e le debolezze, non si sa bene quando è il momento per fare delle concessioni.
Partito liberale radicale
Il PLR.I LiberaliCollegamento esterno è nato dalla fusione, nel 2009, del Partito radicale democratico (PRD) e del Partito liberale svizzero (PLS). La sua storia è però molto più lunga, poiché affonda le sue radici nel movimento liberale radicale, un movimento che ha segnato la nascita dello Stato federale moderno nel 1848. Se da una parte il PLS è rimasto confinato in alcuni cantoni, il PRD è stato il maggior partito a livello nazionale fino al 1943.
Da allora il PRD ha vissuto un’erosione costante di elettori, passati dal 24% nel 1979 al 15,7% nel 2007. Nonostante la fusione con il PLS, il partito non è riuscito a risalire la china, raccogliendo solo 15,1% dei voti alle elezioni federali del 2011.
In questo momento, la tendenza è più positiva. Il PLR ha conquistato il 16,4% dei suffragi alle ultime elezioni federali del 2015 e i sondaggi indicano un’avanzata a 17,4% alle elezioni federali di quest’anno.
Il PLR si trova a centro destra sullo scacchiere politico e difende tradizionalmente dei valori come la responsabilità individuale e il libero mercato. Attualmente occupa due seggi in governo, 33 deputati siedono nella Camera del popolo, mentre sono 13 in quella dei cantoni. Dal 2016 è retto dalla consigliera nazionale svittese Petra Gössi.
Traduzione dal francese di Luca Beti
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