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Polemiche sui nuovi aerei militari sono una tradizione

Reuters

In votazione popolare il 18 maggio, l'acquisto del nuovo caccia Saab Gripen si scontra con una forte opposizione. Ma non è la prima volta. Nel secolo scorso, quasi ogni tentativo di rinnovare la flotta aerea ha suscitato divisioni e grandi contestazioni.

Il popolo svizzero si esprime il 18 maggio sull’acquisto di 22 aerei da combattimento Saab Gripen per una somma di 3,1 miliardi di franchi. Non è però affatto scontato che i cittadini accetteranno questo velivolo voluto dal ministro della difesa Ueli Maurer. Un recente sondaggio evidenzia che, per ora, l’acquisto sarebbe respinto.

Le opposizioni non giungono, come tradizione, soltanto dai movimenti pacifisti e dai partiti di sinistra. La procedura di valutazione e la scelta del Gripen, preferito al Rafale francese e all’Eurofighter europeo, sono state criticate apertamente anche da una commissione parlamentare, da alcuni gruppi di pressione, da diversi piloti dell’esercito e da buona parte dei media. Perfino il presidente del Partito liberale radicale, una formazione politica vicina all’esercito, ha sollevato delle riserve.

La controversia non è nuova per la Svizzera. Dando un’occhiata alla storia dell’aviazione militare si nota infatti che quasi ogni rinnovo della flotta aerea è stato caratterizzato da battaglie politiche, battute d’arresto e perfino scandali.

Queste controversie non sono un fenomeno prettamente svizzero, ha osservato Roman Schürmann, giornalista presso il settimanale di sinistra “Wochenzeitung” e autore di un libro in cui ritraccia la storia dell’aviazione militare elvetica. “Quasi ogni acquisizione di aerei da combattimento ha avuto risvolti drammatici ed è stata accompagnata da epiche discussioni tra i politici, nei media e a livello popolare”, ha detto Schürmann, contattato da swissinfo.ch a fine 2012.

Le Forze aeree svizzere dispongono attualmente di 32 F/A 18 Hornet e di 54 F-5 Tiger.

La vecchia flotta di Tiger dovrebbe essere sostituita da 22 Gripen venduti dal costruttore svedese Saab.

Il Gripen era in concorrenza con la Rafale del francese Dassault e con l’Eurofighter del consorzio europeo EADS.

Le Forze aeree svizzere possiedono anche una sessantina di aerei elvetici Pilatus per l’addestramento e il trasporto leggero, una trentina di elicotteri Eurocopter, 15 elicotteri da trasporto Super Puma e una cinquantina di droni.

Spesa ingente

Le polemiche hanno in parte anche un carattere emozionale: molte persone sono affascinate dagli aspetti tecnici dei velivoli militari, mentre per altre rappresentano strumenti di guerra inutili.

Ma la ragione principale delle battaglie è legata all’alto prezzo da pagare per i nuovi velivoli. I fattori economici e finanziari, come pure il contesto politico, sono sempre stati predominanti rispetto alle riflessioni di strategia militare. E non solo per gli schieramenti politici di sinistra.

“L’aspetto finanziario ha sempre avuto la priorità – e il progetto di acquisizione dei Gripen non fa eccezione”, ha dichiarato Schürmann.

Per Hans-Ulrich Jost, ex professore di storia dell’Università di Losanna ed ex pilota dell’aviazione militare, gli acquisti dei velivoli militari sono dei “drammi popolari che tengono il pubblico con il fiato sospeso per un bel po ‘di tempo”, ha indicato a fine 2012.

Già negli anni ’60, l’acquisto di aerei da combattimento aveva generato grande confusione tra la leadership politica e militare. “È impressionante notare soprattutto l’ingenuità, l’ignoranza e la confusione concettuale dei protagonisti”, ha affermato Jost.

Le differenze di opinione avevano tra l’altro portato negli anni ’70 alla cancellazione di un accordo per l’acquisto di velivoli da combattimento americani Corsair.

Inizi già difficili

Le difficoltà nell’acquisto degli aerei militari emersero già dal 1913. Con una colletta furono raccolti dei fondi per comperare dieci velivoli in vista della Prima guerra mondiale. Il denaro venne però dilapidato per le spese di viaggio e i voli di prova.

Grandi emozioni e contestazioni suscitò anche il primo acquisto di aerei militari nel 1929. I sindacati furono messi a tacere, facendo balenare loro la prospettiva di posti di lavoro creati con l’assemblaggio del velivolo francese in Svizzera.

Altrettanto contestata l’acquisizione durante la Seconda guerra mondiale di alcuni caccia Messerschmitt alla Germania nazista.

Il tentativo della Svizzera di costruire un proprio velivolo da combattimento  terminò bruscamente alla fine degli anni ’50. Dopo aver commissionato 100 aerei P-16 ad una società privata di Altenrhein, nella Svizzera orientale, il governo decise di rinunciarvi in seguito allo schianto di due apparecchi nel Lago di Costanza.

Questo insuccesso spense definitivamente il sogno di un’industria aeronautica militare svizzera, sul modello di quella svedese. “Apparse chiaro che la costruzione di aerei militari era troppo costosa per un piccolo paese”, ha detto Schürmann.

Scandalo Mirage

La più grande controversia scoppiò probabilmente in relazione all’acquisizione dei caccia francesi Mirage nei primi anni ‘60. In seguito ad un massiccio superamento delle spese previste, il numero di velivoli venne drasticamente ridotto e il ministro della difesa fu costretto a rassegnare le dimissioni.

“Lo scandalo Mirage ha segnato la storia militare. Una politica più realistica subentrò ad un concetto basato su forze armate con un potenziale offensivo “, ha indicato Schürmann.

Lo scandalo portò anche ad una riforma dei metodi di acquisizione. Secondo Schürmann, il processo di valutazione divenne da allora più professionale e trasparente. Anche a detta di Jost, la valutazione tecnica venne in seguito migliorata.

Un’eccezione nella storia dell’aviazione militare svizzera è costituita dai 160 aerei da combattimento britannici Hawker Hunter. Vennero infatti acquistati senza grandi contraccolpi e per un prezzo relativamente basso. “È stato un aereo robusto che si addiceva ai bisogni della Svizzera”, ha affermato Jost.

Maurer fiducioso

Il ministro della difesa Maurer ha respinto finora tutte le critiche rivolte contro la scelta dei Gripen. A più riprese, ha pazientemente difeso il velivolo svedese, affermando che soddisfava tutte le esigenze militari.

“Si tratta di una soluzione pragmatica svizzera, che ci permette di usare i soldi dei contribuenti in modo efficiente”, ha affermato il ministro della difesa, che sembra poggiare la sua fiducia sulle lunghe procedure di valutazione svolte per questa scelta.

Secondo Schürmann, le polemiche sorte negli ultimi 18 mesi lasciano però prevedere ancora una lunga battaglia. “Le discussioni saranno alimentate dai media fino al voto popolare. Ma non credo che le controversie raggiungeranno il livello di quelle che hanno contraddistinto lo scandalo Mirage o la scelta dei caccia F/A 18 negli anni ’90”.

Le Forze aeree svizzere dispongono attualmente di 33 F/A18 Hornet e 54 F5 Tiger.

Il governo prevede di sostituire i Tiger con 22 velivoli JAS39 Gripen.

La flotta aerea comprende anche degli aerei Pilatus, utilizzati per l’addestramento, 40 elicotteri Eurocopter, dei droni e degli aerei di trasporto speciali.

Il Gripen svedese era in concorrenza con il francese Rafale della Dassault e l’Eurofighter Thyphoon del consorzio europeo Eurofighter.

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito voleva imporre una moratoria alle acquisizioni di velivoli da combattimento. La sua iniziativa popolare è stata però respinta.

I partiti di centro-sinistra intendono lottare contro il previsto credito di 3,1 miliardi di euro, necessario per l’acquisto dei Gripen.

Traduzione di Armando Mombelli

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