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Etichetta cristiana: fardello o atout per il Partito popolare democratico?

Homme debout sur une tribune.
Durante l'assemblea dei delegati, il 15 febbraio 2020 a Frauenfeld, il presidente del PPD Gerhard Pfister ha annunciato un vasto sondaggio per sapere se l'etichetta cristiana del partito sia ancora di attualità. Keystone / Gian Ehrenzeller

Di fronte all'erosione del suo elettorato, il Partito popolare democratico - o 'democristiano' - s'interroga sulla pertinenza del suo riferimento alla religione cristiana. Per riconquistare voti, il partito non dovrebbe piuttosto puntare sul suo carattere "centrista"? La questione è delicata dato che l'identità cattolica costituisce il DNA del partito.

Durante l’ultima assemblea dei delegati, a metà febbraio, il presidente del Partito popolare democratico (PPDCollegamento esterno) Gerhard Pfister ha rilanciato questa vecchia questione annunciando un vasto sondaggio. I circa 80’000 membri del partito saranno consultati nel corso del mese di aprile. Parallelamente, l’istituto di ricerca gfs sonderà l’opinione dell’insieme della popolazione svizzera.

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L’obiettivo di questa ampia riflessione è di invertire la tendenza alle prossime elezioni federali nel 2023. La dirigenza del partito intende trovare sostegno al di fuori delle sue storiche roccaforti, i cantoni tradizionalmente cattolici e rurali.

“Il primo passo per vincere è l’autocritica. Bisogna porsi delle domande. In Svizzera, c’è più dell’11% dei cittadini pronto a sostenere una politica di centro? E se sì, per quale ragione non optano per il PPD?”, ha affermato Gerhard Pfister durante il programma Forum della radio pubblica di lingua francese RTS.

Tra i possibili motivi c’è questa etichetta cristiana che potrebbe frenare degli elettori potenzialmente attirati da un partito di centro, ma che non si riconoscono nel riferimento religioso. Nei grandi cantoni urbani, una linea socio-liberale potrebbe suscitare maggiore l’interesse, soprattutto tra i giovani, rispetto a una linea cattolico-conservatrice. Il riferimento a “cristiano”, sparito nel nome del partito in italiano, è ancora presente in quello nella Svizzera tedesca (Christlichdemokratische Volkspartei) e nella Svizzera francese (Parti démocrate-chrétien).

“Dobbiamo proporre un’offerta politica semplice e chiara che parla alla generazione futura”, ha detto Pfister di fronte ai delegati.

“Dobbiamo proporre un’offerta politica semplice e chiara che parla alla generazione futura”
Gerhard Pfister, presidente PPD

Dall’opposizione al potere

La storia del PPDCollegamento esterno è intimamente legata al cattolicesimo. Le sue origini risalgono al movimento cattolico-conservatore, creato dal 1848 per lottare contro il modernismo e il liberalismo del nuovo Stato federale.

Per quasi mezzo secolo, il movimento cattolico-conservatore si è opposto alla Svizzera liberale-radicale. Ma dalla fine del XIX secolo, di fronte all’emergenza del socialismo, si è progressivamente unito alla maggioranza radicale.

I cattolici conservatori ottengono così un primo seggio governativo nel 1891, poi un secondo dopo l’introduzione del sistema proporzionale nel 1919. Il cattolicesimo politico manifesta persino una certa apertura nei confronti della sinistra dopo la Seconda guerra mondiale e dei protestanti dopo il Concilio Vaticano II. Queste aperture si riflettono nel nome del movimento, il quale diventa Partito conservatore cristiano-sociale nel 1957 e Partito popolare democratico nel 1970.

Nello spazio di alcuni decenni, i cattolici conservatori passano così dallo statuto di opposizione a quello di partito di governo e pilastro del sistema. Senza dimenticare il loro regno quasi incontestato in cantoni cattolici quali Friburgo e Lucerna.

Fermare l’emorragia

Ma questa bella macchina si è inceppata. Dall’inizio degli anni Novanta, in occasione delle varie elezioni federali, il PPD ha seguito una parabola discendente che ha assunto la forma di una vera e propria emorragia.

Alle ultime elezioni federali, nell’ottobre 2019, il PPD ha raccolto soltanto l’11,35% dei voti. A titolo di paragone, all’inizio degli anni Ottanta superava il 20%. Il calo è stato tale da comportare la perdita di uno dei due seggi governativi nel 2003, conquistato dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice).

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Il partito è sotto pressione anche nelle sue roccaforti tradizionali. L’ultimo episodio in ordine cronologico concerne il Giura, dove il PPD ha perso la maggioranza nell’esecutivo cantonale. Altro esempio a Friburgo, dove il consigliere agli Stati popolare democratico ha perso il suo seggio alle ultime elezioni federali. Un terremoto in un cantone che un tempo si definiva una “Repubblica cristiana”.

“Si dice sempre che il PPD ha delle roccaforti, ma anche in queste roccaforti non abbiamo alcuna garanzia di conservare i seggi. È proprio per questa ragione che discutiamo della strategia per vincere le elezioni federali del 2023”, riassume Gerhard Pfister.

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Attirare i giovani o mantenere gli anziani?

È in questa volontà di risollevarsi che va inteso il lancio del dibattito sul riferimento cristiano del partito. Ma il passo appare difficile e… rischioso.

La rinuncia all’etichetta cristiana può sicuramente attirare nuovi elettori più giovani e più urbani. Ma potrebbe allontanare quelli più anziani, più rurali e più conservatori. L’abbandono di valori tradizionali può essere visto come una nuova partenza, ma pure come il segnale di una rinuncia o di un tradimento.

Già durante l’assemblea dei delegati a Frauenfeld, le opinioni divergevano. Al momento è impossibile dire se il PPD ritroverà la ricetta del successo. È invece chiaro che la discussione si preannuncia accesa.

Democrazia cristiana

Il concetto di “democrazia cristiana” è stato elaborato durante la seconda metà del XIX secolo. L’idea di base è di conciliare la democrazia moderna con i valori veicolati dalla Chiesa.

Storicamente, il testo di riferimento della DC è l’enciclica di Leone XIII Rerum Novarum (1891), in cui il papa critica la miseria operaia, gli eccessi del capitalismo, come pure il socialismo ateo. Il testo è all’origine del movimento sociale della Chiesa.

Partiti democristiani esistono in numerosi paesi, principalmente in Europa e in America latina. In alcuni casi, sono riusciti ad accedere al potere in modo duraturo. Oltre alla Svizzera si possono citare la Germania (CDU), l’Italia (DC) e l’Austria (ÖVP).

La democrazia cristiana è tuttavia in difficoltà da diversi anni, in particolare a causa dell’emergenza di movimenti populisti di destra. Il caso più emblematico è l’Italia, dove la Democrazia Cristiana è sparita dopo essere stata per lungo tempo il più grande partito del paese dopo la nascita della Repubblica, nel 1948.

Traduzione dal francese: Luigi Jorio

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