Le paure di chi vota per i populisti di destra
Chi è povero sta alla larga dalle urne o tende a votare per i populisti di sinistra. L'ascesa di partiti populisti di destra è invece legata a qualcosa di diverso dalla povertà.
Secondo i populisti, la società è composta da un popolo e da un’élite. Poiché l’élite si arricchisce e opprime il popolo, va privata del potere e il popolo deve prendere il comando.
Tale narrativa ha terreno fertile dove esistono grandi disequilibri di potere e ineguaglianze sociali – si potrebbe pensare. Ciò è solo parzialmente vero. Le persone povere spesso non votano oppure lo fanno per partiti populisti di sinistra che promettono una ridistribuzione.
Quali sono dunque le preoccupazioni di chi vota per i partiti populisti di destra? Cosa li rende recettivi alle loro promesse?
Il fotografo Christian Lutz ha visitato luoghi in Europa dove i partiti populisti di destra godono di particolare successo. Nel suo libro “Citizens” mostra la disperazione di chi vota per questi partiti.
Il fotografo Christian Lutz ha visitato luoghi in Europa dove i partiti populisti di destra godono di particolare successo. Si tratta di partiti come UKIP nel Regno Unito, il Partito popolare danese (DF) in Danimarca, l’FPÖ in Austria, l’AfD in Germania, Vox in Spagna o l’Unione democratica di centro (UDC) in Svizzera.
Ritratti, scatti di raduni elettorali, paesaggi post-industriali, bar o altri luoghi d’incontro – ovunque, il grigiore delle immagini rivela una profonda disperazione. “I partiti populisti di destra con programmi demagogici e manipolativi spesso hanno successo dove i cittadini e le cittadine soffrono perché hanno perso il lavoro o a causa di problemi economici”, spiega Lutz a SWI swissinfo.ch.
In Svizzera, la situazione è più complicata. “Ho trascorso molto tempo nella Svizzera centrale, nel Canton Nidvaldo, dove l’UDC ha raccolto oltre l’80% dei voti durante le elezioni per il Consiglio Nazionale nel 2015”, dice Lutz. Lì, la gente generalmente non ha problemi economici e il tenore di vita è elevato. “Gli slogan e i contenuti sono gli stessi degli altri partiti populisti europei, ma non si rivolgono alle stesse persone”, aggiunge il fotografo.
Cosa temono queste persone? Secondo Lutz, in Svizzera è molto importante avere un lavoro. Perderlo è paragonabile a una catastrofe. Per la Svizzera ha importanza la difesa del suo standard di vita tramite il protezionismo e la salvaguardia della sua autonomia dall’Unione europea. Lo zoccolo duro dell’UDC – “un club di miliardari zurighesi” – mette al primo posto l’economia e l’industria. Per Lutz, questo è intollerabile. “Potremmo abbassare un po’ il nostro tenore di vita per vivere meglio insieme”.
Lutz non considera il suo un lavoro giornalistico, ma documentaristico. “Non sono un politologo”, dice. “Sto esprimendo i miei timori per questi movimenti in Europa dal mio punto di vista molto personale. Per me, sono un incubo”. Si dice disilluso: “Nel modo in cui le nostre società funzionano c’è qualcosa di disperato, senza speranza”. Come fotografo, spiega, può solo osservare. E questo è il suo contributo.
“C’è un sentimento diffuso tra le persone che votano che i loro bisogni e preoccupazioni siano trascurati o ignorati dai partiti tradizionali”, ritiene Anna Grzymala-Busse, direttrice dell'”Europe Center” presso la Stanford University in California. È questo che rende così seducente l’appello dei populisti, i quali sanno articolare il disappunto e il sentimento di essere stati lasciati da parte.
Tuttavia, non c’è una relazione diretta con la disuguaglianza sociale: “Ci sono stati molti Paesi con forti disparità senza populismo per decenni – e populismo in società relativamente eque, come la Polonia e l’Ungheria”, dice Grzymala-Busse. La maggior parte degli elettori dei partiti populisti non appartiene al gruppo più debole economicamente. “Piuttosto, sono spaventati dalla povertà e dal declino”.
Perdita di status sociale
Secondo il politologo svizzero David Weisstanner, professore assistente all’Università di Aarhus e ricercatore associato all’Università di Oxford dove studia le relazioni tra status sociale e populismo, le ricerche sul populismo di destra arrivano a conclusioni diverse tra loro: “Alcuni studi mostrano che quando la gente ha difficoltà economiche e sociali, protestano contro i partiti tradizionali votando per i populisti di destra”. Ma ci sono anche studi che mettono in dubbio il fenomeno, spiega. Alcune recenti ricerche ritengono che la causa sia un’altra: la perdita di status sociale.
A dire di Weisstanner, la percezione soggettiva del proprio status sociale è più decisiva del patrimonio e del guadagno. È per questo che anche molti esponenti della classe media votano per partiti populisti di destra. Specialmente quando ritengono che il loro status sia minacciato.
È proprio sulla paura di perdere lo la propria posizione nella società che puntano i movimenti populisti di destra. “Questi partiti offrono un programma che dà alla gente l’impressione di poter migliorare la propria posizione sociale”. Per esempio, dividendo chiaramente le persone tra autoctoni da una parte e stranieri dall’altra.
Anche Grzymala-Busse ritiene che non si tratti di privazioni oggettive quanto dell’incapacità o della mancanza di volontà dei partiti tradizionali di affrontare le preoccupazioni dell’elettorato. “I populisti possono capitalizzare su questa negligenza, amplificare le paure e articolare le minacce”.
Svizzera, un caso speciale
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito la crisi finanziaria ed economica ha portato, dopo il 2008, a una grande disparità sociale e a cambiamenti economici che hanno probabilmente avuto un ruolo nella Brexit e nell’elezione di Donald Trump. In Svizzera, Austria e Norvegia, invece, il populismo esiste dalla fine degli anni ’80 o dai primi anni ’90.
“In Svizzera, l’ascesa del populismo di destra non è spiegata dalla penalizzazione economica, quanto piuttosto da fattori culturali”, dice Weisstanner. In Svizzera c’è stata una crisi economica proprio negli anni ’90, ma il ricercatore ritiene che per il successo dell’UDC sia stato più decisivo il dibattito politico europeo. Nel 1992, l’elettorato elvetico ha respinto di stretta misura l’adesione allo Spazio economico europeo (SEE).
“Non sono gli uni oppure gli altri – solitamente, i fattori economici e culturali interagiscono”, dice Weisstanner. “Le questioni di politica identitaria tendono ad avere un peso maggiore quando l’economia non va molto bene”.
L’era dell’educazione
Stando a Weisstanner, la percezione dello status nella società di oggi dipende in gran parte all’educazione. L’istruzione e il livello di formazione sono diventati importanti fattori di prestigio. “Molte persone oggi hanno un’educazione migliore di quella dei loro genitori. Allo stesso tempo, ci sono maggiori differenze sociali tra chi ha un alto livello d’istruzione e chi no. Questo alimenta la polarizzazione”.
Tra le persone con una formazione universitaria, i valori tradizionali come le buone relazioni famigliari, o anche la creazione stessa di una famiglia, hanno perso prestigio, secondo Weisstanner. Tra chi ha un livello di istruzione più basso, tali valori hanno un peso maggiore, aggiunge. “Questa transizione di ciò che è considerato prestigioso può dare insicurezza e causare disagio”, conclude.
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