Quali sono i confini della libertà di opinione?
Chi guarda con occhio critico alle misure di contenimento della pandemia da coronavirus ritiene che la libertà di opinione sia in pericolo. È dunque lecito interrogarsi sulla definizione stessa del termine. Abbiamo voluto sentire l’opinione di due esperti.
“La libertà di opinione tutela un bisogno fondamentale dell’uomo”, afferma Maya Hertig, professoressa di diritto costituzionale svizzero ed europeo all‘Università di Ginevra. L’idea della libertà di opinione si basa sul presupposto illuminista secondo cui siamo tutti esseri pensanti e razionali che formano la loro opinione attraverso il dialogo.
“Per la democrazia, la libertà di opinione e anche la libertà di informazione sono fondamentali”, prosegue Hertig. Lo stesso discorso vale per la ricerca: “il progresso è possibile soltanto se l’opinione dominante può essere messa in discussione.”
Ecco perché la libertà di opinione è un diritto umano, sancito tra l’altro dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti umani e dall’articolo 19 del Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici.
In Svizzera il diritto alla libera espressione è stato inserito nella Costituzione soltanto nel 1999 anche se era riconosciuto come diritto fondamentale non scrittoCollegamento esterno già a partire dal 1959.
Katrin Schregenberger è la direttrice di higgs.chCollegamento esterno, la prima rivista online indipendente per la conoscenza in Svizzera. In precedenza, ha scritto per la Neue Zürcher Zeitung per sei anni e ha viaggiato in tutto il mondo come reporter, anche in Myanmar.
Secondo la costituzionalista Hertig la libertà di opinione tutela sia le esternazioni relative a fatti verificabili, sia le opinioni ed emozioni soggettive – ad esempio nel campo dell’espressione artistica – e gli atti simbolici – ad esempio sotto forma di sit-in. “L’intero processo della comunicazione è protetto, dalla diffusione alla ricezione”, prosegue. In altre parole questo significa che in linea di principio lo Stato non può impedire a nessuno di esprimere la propria opinione.
Libertà, ma non assoluta
“Il diritto di avere un’opinione non può essere limitato”, spiega. Non è ad esempio illegale avere un atteggiamento razzista. Ma diffondere dichiarazioni razziste invece lo è.
Infatti, anche la libertà di opinione deve allinearsi alle norme di legge. “La libertà di esprimere un’opinione non è assoluta”, puntualizza Hertig. Un diritto assoluto non può essere limitato per nessuna ragione, neppure in situazioni straordinarie come la guerra, la crisi o una pandemia.
“I diritti assoluti validi senza alcuna limitazione in realtà sono pochi, ad esempio la proibizione della tortura.” La tortura non è mai consentita, né in guerra né in pace, e neppure se le informazioni che si spera di estorcere con essa potrebbero salvare molte vite.
La libertà di opinione finisce però dove viola altri interessi protetti, come ad esempio la dignità umana. Nel caso della negazione dei crimini contro l’umanitàCollegamento esterno, per esempio, come l’olocausto. Ma anche l’incitazione all’odio contro individui o gruppi di persone è passibile di pena.
“In un certo senso, fa parte della democrazia dare visibilità anche ai contenuti sgradevoli.”
Maya Hertig, professoressa di diritto costituzionale svizzero ed europeo all‘Università di Ginevra
Youtube & Co. possono fissare delle regole
Durante la crisi pandemica si sono moltiplicati i casi in cui le maggiori piattaforme online come Youtube hanno cancellato i post perché contenevano dichiarazioni false. Siamo in presenza di una limitazione della libertà di opinione? In teoria, sì, ammette Hertig. Tuttavia: “La libertà di opinione protegge solo dall’intervento dello Stato e non vincola direttamente gli attori privati come Youtube.” In virtù della libertà di opinione si può sporgere denuncia solo contro lo Stato, non contro i privati.
Altri sviluppi
Chi decide sulla libertà di parola?
Anche il divieto di censura è rivolto in primo luogo contro lo Stato. Youtube e altri canali sono fornitori privati non direttamente vincolati dal divieto costituzionale di censura. Detto altrimenti, sono liberi di decidere cosa tollerare o meno sulle rispettive piattaforme.
Tuttavia: “Lo Stato è tenuto ad adottare misure atte a salvaguardare la libertà di opinione contro le limitazioni imposte dai privati”, puntualizza Hertig. Ciò vale anche su Internet, dove alcune piattaforme godono di una certa posizione di monopolio: “Youtube e altri social media sono ormai essenziali affinché i cittadini possano partecipare al dibattito.”
La protezione della libertà di opinione sul web è tuttavia difficile da garantire poiché spesso le aziende hanno sede all’estero e le regolamentazioni unilaterali di un singolo Paese comportano una frammentazione sul piano legale.
Ecco perché urgono regole unitarie a livello internazionale e più trasparenza, riassume Hertig. Si può agire anche attraverso iniziative sovrastatali. I giganti dell’informatica come Facebook e Youtube hanno ad esempio stipulato una convenzioneCollegamento esterno con l‘UE che prevede l’esame entro le 24 ore dei discorsi inneggianti all’odio. Inoltre esiste un codiceCollegamento esterno per la gestione della disinformazione, anche se si tratta soltanto di dichiarazioni di intentiCollegamento esterno da parte delle aziende, vale a dire di autoregolamentazione.
Cancellare le notizie false serve a poco
La costituzionalista Hertig non crede nelle leggi che prescrivono la cancellazione delle notizie false. Sul piano legale non è fondamentalmente proibito diffondere notizie false. In aggiunta è in parte difficile definire cosa sia la “verità”. E in alcuni Paesi asiatici la censura di Stato è praticata con il pretesto delle fake news. “In un certo senso, fa parte della democrazia dare visibilità anche ai contenuti sgradevoli”, ricorda.
“Più variegato è il mosaico di opinioni, meglio è per la democrazia”, sostiene Florian Steger, esperto di etica medica e direttore dell’Istituto di storia, teoria ed etica della medicina all’Università di Ulm. L’ascolto è un atto necessario nel processo democratico. Cancellare non rappresenta certo una vera soluzione al problema della disinformazione poiché “l’opinione rimane nelle teste della gente”.
“Più variegato è il mosaico di opinioni, meglio è per la democrazia.”
Florian Steger, esperto di etica medica e direttore dell’Istituto di storia, teoria ed etica della medicina all’Università di Ulm
Secondo Steger, i dialoghi con i cittadini e una comunicazione trasparente sarebbero più adatti. “Proprio in una pandemia come quella che stiamo vivendo l‘evidenza scientifica è spesso insufficiente e i governi devono agire con circospezione.” D’altra parte non va fatto mistero della scarsità di conoscenze, anche se per molta gente questo dato di fatto non è facile da sopportare.
Cancellando i messaggi ci si ritrova velocemente su un terreno minato, prosegue Steger. “Si può cancellare soltanto ciò che erode lo Stato al suo interno. Ma a questo pensano la polizia e i tribunali.” Concretamente: se l’essenza della democrazia è minacciata dalla violenza, come nel caso dell’assalto al Campidoglio a Washington, allora si è raggiunto il limite di ciò che è consentito dire.
Chi rivendica la libertà di opinione deve anche accettare la critica
Fra i critici delle misure di protezione contro il coronavirus alcuni affermano di essere discriminati a causa della loro opinione o di essere bollati come “negazionisti” e denunciano pertanto l’attacco alla libertà di espressione. Maya Hertig controbatte: “Chi esprime un’opinione controversa deve accettare anche la reazione stizzita della controparte. La replica retorica fa parte del gioco. Non esiste il diritto a non essere oggetto di critica.”
Chi è scettico nei confronti della pandemia avanza anche un’altra argomentazione: il clima sociale che si respira attualmente non tollera il dissenso. Così si può leggere perlomeno sul portale online Rubikon, vicino ai complottisti: “Provate a ‘negare’ la pericolosità della Covid-19 nella vostra cerchia di amici o familiari. Tentate di mettere in discussione il senso e lo scopo della vaccinazione. È probabile che lo sdegno sarà tanto da indurvi, la prossima volta, a tenere la bocca chiusa.” Nella nostra società pensarla diversamente è bandito, e quindi la libertà di opinione è de facto impossibile.
“Ovviamente la libertà di opinione necessita di un determinato clima sociale”, conferma Hertig. “Se vige un clima che induce all’autocensura è un problema.” Penso anche a violenza e minacce, licenziamenti, ma anche veementi attacchi verbali contro chi la pensa diversamente.
Il fatto di infangare qualcuno con calunnie è un altro problema, secondo Hertig. Spesso però sono proprio i più aggressivi a sentirsi vittime: “Spesso la pressione sociale alla ‘political correctness’ è esagerata e questo porta a un’inversione del ruolo vittima-carnefice: la vittima è il razzista bianco e non la persona di colore che subisce la violenza verbale.”
L’articolo, pubblicato per la prima volta l’11 marzo sulla rivista scientifica online svizzera higgs.chCollegamento esterno, è riproposto in versione abbreviata.
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