Gli svizzeri all’estero indicano la via per il voto online
Il futuro della democrazia sarà digitale: il fisico svizzero Franz Müheim ne è convinto. Lo svizzero all'estero si batte per l'introduzione del voto elettronico. Qui risponde ai dubbi degli scettici.
In Svizzera lo scorso anno le critiche all’e-voting sono visibilmente aumentate. Sebbene dal 2003 sistemi di voto elettronico siano stati impiegati senza problemi in circa 200 votazioni, ora è stata lanciata un’iniziativa che chiede di iscrivere una moratoria dell’e-voting nella Costituzione federale. L’iniziativa è sostenuta da politici di vari partiti. Molti avversari ammettono che preferirebbero vietare il voto elettronico.
In quanto svizzero all’estero sono molto preoccupato per questi sviluppi. La legge sugli svizzeri all’estero prevede la realizzazione di test sul voto elettronico per i cittadini elvetici residenti fuori dalla Svizzera. Un divieto finirebbe per causare un “danno collaterale” agli svizzeri all’estero nell’ambito di un dibattito politico interno – e non sarebbe la prima volta. Si tratterebbe di una chiara discriminazione. Provate ad immaginarvi cosa accadrebbe se si togliesse il diritto di voto e di elezione a un turgoviese su cinque (v. riquadro)
Una richiesta centrale degli svizzeri all’estero
Oltre 750’000 svizzeri, ossia poco più del 10% degli svizzeri, vivono all’estero. Molti svizzeri all’estero hanno legami stretti con il proprio paese d’origine e 172’000 persone sono iscritte in un registro elettorale di un comune elvetico. La cifra corrisponde alla popolazione con diritto di voto del Canton TurgoviaCollegamento esterno. Ma non tutti gli svizzeri all’estero possono votare senza ostacoli. In molti paesi il sistema postale funziona troppo lentamente e circa il 20% degli svizzeri all’estero riceve i documenti di voto troppo tardi per poter votare per posta. Per molti di loro, quindi, il voto elettronico sarebbe l’unico modo per esercitare i propri diritti politici.
L’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) – portavoce della “Quinta Svizzera” riconosciuta dalla Confederazione – chiede da tempo che gli svizzeri all’estero possano votare elettronicamente in tutti i cantoni. Attualmente ciò è possibile in 10 cantoni e più della metà degli svizzeri all’estero interessati lo fanno regolarmente. Nell’agosto 2018 il Consiglio degli svizzeri all’estero ha pertanto lanciato una petizione per chiedere al Consiglio federale e al parlamento di rendere il voto elettronico accessibile a tutti gli svizzeri all’estero entro il 2021. Questa petizioneCollegamento esterno online per il voto elettronico è stata inoltrata il 30 novembre 2018 con più di 11’000 firme.
Ho analizzato i vantaggi e gli svantaggi del voto elettronico. Spesso mi si chiede quali problemi potrebbe risolvere il voto elettronico. L’e-voting non è utile solo agli svizzeri all’estero. Potrebbe servire a garantire il segreto del voto a cittadine e cittadini ciechi o con altre gravi disabilità.
Oggi siamo tutti in rete
Il voto elettronico impedisce inoltre che le schede di voto siano dichiarate non valide, perché non ci sarebbero più problemi di firme o buste di voto mancanti e di schede di voto compilate in modo errato. In occasione delle ultime votazioni comunali nella città di Zurigo il 26% delle schede è stato invalidato.
Ancora più importante mi pare il fatto che le svizzere e gli svizzeri vogliono il voto elettronico. Secondo un recente sondaggioCollegamento esterno, il 70% degli interpellati considera l’e-voting una priorità per l’e-government. È comprensibile, perché la maggior parte dei cittadini – e non solo i più giovani – è oggi connesso in rete e non spedisce più lettere per posta. Utilizziamo tutti le e-mail, l’e-banking, l’e-booking e molti di noi compilano la dichiarazione delle tasse online. L’e-voting è solo il prossimo passo.
Un attacco su vasta scala verrebbe scoperto
Naturalmente non vanno sottovalutati i rischi dell’e-voting. Uno dei principali argomenti contrari è il timore che un hacker possa modificare un gran numero di voti, vale a dire che un solo attacco possa avere effetti a macchia d’olio e modificare radicalmente il risultato di una votazione. Per questo l’e-voting deve permettere una certificazione individuale, affinché il cittadino abbia la garanzia che il suo voto è stato trasmesso in modo corretto. Una truffa potrebbe quindi essere facilmente scoperta da cittadini attenti. Se solo il 10% dei votanti segnalasse una manipolazione, un attacco su larga scala sarebbe immediatamente riconosciuto.
Il codice del sistema di e-voting dovrebbe essere reso pubblico, in modo che gli specialisti possano testarne i punti deboli. Oltretutto non è facile penetrare nel sistema di voto svizzero, compartimentato in 26 cantoni e oltre 2000 comuni. Con test statistici si potrebbero rilevare le irregolarità. È possibile rendere così sicuro un sistema di e-voting da impedire che un attacco si propaghi e rimanga invisibile.
I pericoli sono ovunque
La sicurezza assoluta ovviamente non ci sarà mai, ma questo vale per tutti i sistemi di voto. Il voto per corrispondenza è molto meno sicuro di quanto molti credano. È assai probabile che ci siano delle manipolazioni a ogni votazione e parecchie schede siano compilate illegalmente. Di recente alcuni truffatori sono stati scoperti in Vallese. Ma tutto questo viene accettato perché si suppone che i risultati non siano falsati.
Lo stesso vale per l’e-voting, ma anche per l’e-banking. Appena un computer o uno smartphone sono accesi c’è il rischio che siano presi di mira. Per questo i programmi sono aggiornati regolarmente. Appena viene scoperto un punto debole bisogna installare una correzione (patch). I cittadini sono disposti a utilizzare non solo l’e-banking, ma anche l’e-voting, purché sappiano che una frode può essere scoperta e corretta.
La scoperta del punto debole era prevedibile
Mi auguro perciò che gli esperti di informatica che si trovano tra i critici del voto elettronico diano una mano a rendere il sistema attuale più sicuro. Il test di hacking lanciato dalla Posta, attualmente in corso, è una buona cosa. Era prevedibile che venissero scoperti dei punti deboli. Ma al dibattito non servono avversari del voto elettronico che ripetono fino alla nausea che “l’e-voting è la morte della democrazia”. Coltivare le paure è la ben nota tattica nota dei populisti, che però non risolve i problemi.
Lo scorso anno purtroppo la maggior parte dei media ha pubblicato pagine intere di interviste a ad avversari chiassosi del voto elettronico, senza formulare una sola domanda critica. In questo modo la discussione è stata condizionata in modo unilaterale. Gli stessi ambienti hanno però dimostrato di non essere affidabili, facendo affermazioni errate: il sistema di voto di Ginevra non è stato hackerato. Inoltre, non si sono presi il tempo di informarsi sulle regole per l’e-voting degli svizzeri all’estero.
La Svizzera rischia di perdere il treno
A mio avviso l’e-voting è solo una parte della democrazia digitale. La Svizzera ha la grande opportunità di assumere un ruolo di pioniere. Ma perché questo sia possibile non serve solo l’e-voting; ci vuole anche un’identità digitale. Quest’ultima è necessaria tra l’altro per permettere agli svizzeri all’estero di scaricare i loro certificati di voto in forma elettronica.
Altri sviluppi
“Questo codice semplicemente non corrisponde agli standard”
Il futuro della democrazia sarà digitale. Purtroppo c’è il rischio che la Svizzera perda il treno. Quando i critici dell’e-voting dicono che bisogna investire più denaro, non hanno del tutto torto. È peccato che il sistema “open source” del canton Ginevra sia stato bloccato per motivi finanziari. Nei dibattiti i critici sono spesso d’accordo con me sul fatto che l’e-voting sarà prima o poi introdotto. La questione è come e quando.
Voto in ambasciata non è la soluzione
Alcuni avversari mossi dalle migliori intenzioni hanno proposto di mettere delle urne nelle ambasciate per le svizzere e gli svizzeri all’estero. Questa idea non è però la soluzione. Il problema non è il tempo necessario a far arrivare nel paese la busta con il materiale di voto, ma la consegna della posta all’interno della circoscrizione consolare, che spesso comprende vari paesi e dove una sola ambasciata è responsabile per tutti gli svizzeri all’estero.
Votare in ambasciata sarebbe possibile solo per pochi svizzeri all’estero e non è democratico. Le oltre 100 ambasciate sarebbero confrontate con una grande mole di lavoro. Mi sembra che sia un errore fondamentale voler risolvere un problema del XXI secolo con un approccio che risale a 100 anni fa.
Solo l’introduzione del voto elettronico in tutti i cantoni per la cittadine e i cittadini all’estero può garantire che nessuno sia discriminato e tutti possano esercitare i loro diritti politici.
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