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Un virus globale richiede una risposta internazionale

Daniel Warner, politologo

Nel 75° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, la pandemia di Covid-19 pone il sistema internazionale di fronte a questioni cruciali, scrive Daniel Warner.

Il terzo principio della dinamica formulato da Isaac Newton afferma che a ogni azione segue una reazione. Anche se molte teorie formulate dal fisico inglese del XVII secolo sono nel frattempo state riviste dalla scienza, il terzo principio può dare indicazioni anche nell’ambito dell’attuale pandemia.

Sappiamo che il virus esiste. La sua diffusione è stata definita una pandemia dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Quel che ancora non sappiamo è come reagire al virus.

“Se la pandemia è globale, il solo modo per reagire dev’essere globale, vale a dire multilaterale”

Ci sono vari livelli di reazione. A livello personale, ci è stato detto di lavare le mani di frequente e di evitare grandi assembramenti, strette di mano, baci e abbracci. Le persone anziane o con problemi di salute cronici preesistenti sono invitate a essere particolarmente prudenti.

Al di là del livello personale, qual è stata la reazione più ampia alla pandemia? Va notato dapprima che tutti gli occhi si sono rivolti verso le autorità pubbliche. Dipendiamo da ciò che ci dice il governo. Può decidere di chiudere le scuole, di bloccare le frontiere o di vietare i voli internazionali. Noi cittadini non abbiamo nulla da dire a proposito. Anche nelle democrazie, non si può votare sulla reazione a una crisi sanitaria (una crisi finanziaria è una cosa diversa, in quel caso il legislativo può influire sulle decisioni dell’esecutivo).

D’altro canto, pur trovandoci in un’epoca di privatizzazione e di scetticismo nei confronti dell’efficienza del governo, nessuna azienda privata si è fatta avanti per sostituirsi alle autorità pubbliche. La produzione di kit per il depistaggio del virus può avvenire sulla base di una collaborazione tra settore pubblico e privato, ma la barra di comando rimane saldamente in mano al governo. Il settore pubblico è l’autorità riconosciuta in caso di crisi.

Ma che settore pubblico? Negli stati federali, ci sono livelli locali, regionali e nazionali. Ma è il livello nazionale che detiene la massima autorità in caso di emergenza. Nessun sindaco o governatore può per esempio opporsi alla decisione del presidente Trump di riguardo all’ingresso di cittadini europei negli Stati Uniti. In quanto presidente degli Stati Uniti, è nelle sue facoltà deciderlo.

Daniel Warner è un politologo svizzero-statunitense ed ex vicedirettore del Graduate Institute di Ginevra.

E oltre il livello nazionale? Che si può dire del livello multilaterale? Come ha detto il presidente francese Emmanuel Macron nel suo messaggio alla nazione, il virus non conosce frontiere; non ha bisogno di passaporti o di visti per entrare in un paese. Macron riconosce che ci dev’essere una risposta alla pandemia coordinata sul piano globale.

Perché non c’è stato un incontro internazionale per coordinare la reazione alla pandemia, a parte una riunione piuttosto sottotono del G7? L’OMS ha avuto un ruolo importante nel descrivere quel che succede, è diventata la fonte riconosciuta di informazioni internazionali. Non è male, considerando che altre agenzie dell’ONU sono messe in questione. Ma l’OMS, organizzazione interstatale ma non sovranazionale, ha un potere operativo molto limitato e si limita a emanare raccomandazioni.

Manca una risposta multilaterale coordinata. Per far sì che ci sia, servirebbe una leadership. Ma perché gli Stati Uniti non hanno convocato una conferenza urgente dei capi di stato per capire come lavorare insieme invece o perlomeno al momento di isolarsi? Durante la crisi del virus ebola e la crisi finanziaria del 2008 gli Stati Uniti avevano saputo assumere un ruolo di guida.

Coordinare non significa che i singoli paesi non possano decidere per se stessi, vuole solo dire che le decisioni sono prese in collaborazione con altri paesi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto di voler parlare con Trump. Il presidente degli USA si è consultato con altri capi di stato prima di chiudere le frontiere ai visitatori dall’Europa?

La storia del multilateralismo è cominciata con una collaborazione ad hoc per risolvere problemi specifici. La Commissione centrale per la navigazione del Reno, la più antica organizzazione internazionale, è nata nel 1815 per regolare questioni legate al trasporto fluviale. L’Unione postale universale è stata fondata nel 1874 per far sì che le lettere potessero giungere da un paese all’altro. La cooperazione era necessaria.

Covid-19 è una pandemia. Solo una collaborazione multilaterale può affrontare un problema globale. Per il momento vediamo solo reazioni locali e nazionali. Se la pandemia è globale, il solo modo per reagire dev’essere globale, vale a dire multilaterale.

In un momento di nazionalismo pronunciato, può essere difficile da fare, specialmente se manca una leadership riconosciuta. Ma, per tornare a Newton, un’azione globale richiede una reazione globale. Il 75° anniversario delle Nazioni unite dovrebbe ricordarcelo.

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