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La Svizzera dà slancio al dibattito in Germania

Il voto sul reddito di base incondizionato in Svizzera ridà vigore alle rivendicazioni di democrazia diretta in Germania. Michael von der Lohe Im Vogelsang 91 45527 Hattingen vdl@omnibus.org

Un reddito di base per tutti, senza controlli, senza vincoli di bisogno, senza costrizione al lavoro. In vista della votazione popolare in Svizzera, il tema di un reddito per tutti i cittadini irrompe nei dibattiti in Germania, dove è discusso con un'intensità senza precedenti. E gli schieramenti politici pro e contro non riflettono i classici schemi destra-sinistra.

“In futuro non ci saranno semplicemente più abbastanza posti di lavoro per tutti”, sostiene Michael Bohmeyer. “Dobbiamo quindi dissociare attività lavorativa e reddito”, dice a swissinfo.ch il berlinese. Il 31enne nel 2014 ha fondato l’iniziativa “Mein GrundeinkommenCollegamento esterno” (“Il mio reddito di base”) ed è diventato un po’ il giovane emblema non dogmatico del movimento in Germania.

Il suo credo: fatti più che parole. “Fateci provare questa idea una volta tanto”, afferma Michael Bohmeyer, che con la sua squadra, sulla piattaforma internet dell’iniziativa, raccoglie fondi attraverso il crowdfunding: Ogni volta che viene raggiunta la soglia di 12mila euro, un vincitore riceve un reddito di base incondizionato di 1000 euro al mese per un anno. Finora ci sono stati quasi 42mila donatori. Presto sarà attribuito il 40° reddito di base.

Bohmeyer è consapevole che questo è più un esperimento che una vera e propria prova pratica. Ma il grande interesse mediatico per l’iniziativa ha impresso un colpo di acceleratore al tema. “Abbiamo anche beneficiato del fatto che il principio sarà presto sottoposto al voto popolare in Svizzera e sperimentato in Finlandia”, rileva.

Il giovane padre di famiglia ha sperimentato personalmente quanto possa essere liberatorio un reddito di base. Quando aveva 22 anni, ha fondato una società online di insegne, che è cresciuta rapidamente. Nel 2014 ha lasciato la direzione generale della redditizia società, poiché la pressione sociale sul lavoro ormai gli pesava troppo. I mille euro al mese che si prende da allora contribuiscono a finanziare una vita in cui ha ritrovato spazio per i progetti creativi e sociali. Come dimostra il suo progetto, Bohmeyer non ha utilizzato la garanzia finanziaria solo per soddisfare puri piaceri.

“Sono diventato più creativo e anche un padre migliore”, dice. Per lui, la sovrastruttura sociale è altrettanto importante della qualità di vita. Il reddito di base non è un panegirico del non fare nulla e non è diretto contro l’attività economica, sottolinea. “Il lavoro è qualcosa di meraviglioso e procura piacere, se è volontario, non dettato dalla necessità economica”. Il giovane si rallegra che ora anche l’economia abbia scoperto il tema.

Schemi scombussolati 

Cosa che inizialmente ha anche destato stupore. Quando il capo della potente Deutsche Telekom, Timothy Höttges, in un’intervista con il settimanale Die Zeit ha espresso grande simpatia per l’idea, il capo redattore Giovanni di Lorenzo gli ha chiesto perplesso se aveva capito bene. Assolutamente, ha ribadito Höttges: chi vuole avere aziende in grado di affrontare il futuro, deve essere aperto al cambiamento e a soluzioni non convenzionali. A suo avviso, si tratta anche di contrastare la spaccatura della società. “Un reddito di base incondizionato può essere una base per condurre una vita dignitosa”, ha aggiunto Höttges.

Apparentemente su questo tema gli schieramenti politici non seguono lo schema tradizionale. Così, tra i sostenitori del reddito di base, la capofila del partito Die Linke (La sinistra) Katja Kipping si ritrova insieme ad alti dirigenti aziendali quali Höttges o Götz Werner, fondatore della catena di drogherie dm. Sul fronte degli oppositori, per esempio l’icona della sinistra tedesca Gregor Gysi e i leader sindacali affiancano la cancelliera federale democristiana Angela Merkel.

Il quotidiano liberale di sinistra Süddeutsche Zeitung mette persino in guardia contro una “idea estremamente pericolosa” che mette in gioco un sistema sociale fondato sulla solidarietà: il reddito per tutti non sarebbe legato ai contributi e alla necessità, cosicché sarebbe minato il principio secondo cui i forti contribuiscono per i deboli, avverte il giornale.

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L’acceso dibattito riflette anche il disagio che c’è in Germania di fronte alle crescenti disuguaglianze sociali. Mentre apparentemente i patrimoni ai vertici della società continuano a lievitare, sempre più famiglie monoparentali, famiglie meno abbienti e pensionati dipendono da sovvenzioni statali. Queste prestazioni sono vincolate al bisogno, a condizioni e al controllo attraverso una fitta burocrazia.

Contro l’esclusione e la stigmatizzazione

Per molti, questa situazione è indegna. Anche Götz Werner la pensa così. Il direttore della dm pone proprio la dignità umana al centro della propaganda per il reddito di base incondizionato, che conduce da anni. “Come possiamo permettere che una parte dei nostri concittadini siano emarginati e stigmatizzati? Le condizioni devono essere tali che ognuno abbia una prospettiva di vita”, ha dichiarato in un’intervista, sostenendo che un reddito di base incondizionato creerebbe tali condizioni.

Ma chi andrebbe ancora a lavorare se ricevesse 1’000 euro al mese senza fare qualcosa in contropartita?, replicano gli oppositori, secondo i quali il paese diventerebbe una repubblica di fannulloni. Questo nonostante che da indagini demoscopiche è risultato che la maggioranza dice che continuerebbe ad esercitare un’attività professionale anche se ricevesse un reddito di base. Il fatto è che, a quanto pare, ognuno non si fida degli altri. “Quando chiedo alle persone se andrebbero ancora a lavorare, tutti dicono: ‘Io sì, ma gli altri no’. Abbiamo due immagini delle persone: una nobile di noi stessi e una animalesca degli altri esseri umani. Dovremmo liberarcene”, dice Götz Werner.

“L’idea è finanziabile”

L’argomento frequente secondo cui in Germania non si potrebbero coprire i costi di un reddito di base incondizionato per tutti i circa 80 milioni di abitanti è stato contraddetto da tre economisti della Freie Universität di Berlino. Robin Jessen, Davud Rostam-Afschar e Viktor Steiner hanno calcolato che con un’aliquota fiscale del 70%, si potrebbe versare un reddito mensile di 800 euro ad ogni adulto e 380 euro ad ogni bambino. Poiché in cambio sarebbero soppressi gli elevati oneri sociali, l’idea non sarebbe completamente irrealistica.

In ogni caso, secondo i tre ricercatori, il reddito di base incondizionato in Germania porterebbe a una ridistribuzione sociale. “Tendenzialmente migliorerebbe la situazione delle coppie a basso reddito e delle famiglie con bambini rispetto ad oggi”. E ciò andrebbe nell’interesse dell’intera società, osservano gli autori dello studio.

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Attenzione puntata sulla Svizzera

Tutti questi argomenti sono discussi attualmente in Svizzera. Con una grande differenza: l’elettorato elvetico il 5 giugno potrà decidere se tentare questo esperimento. In Germania, invece, al momento si tratta di un dibattito puramente teorico. Il sistema di democrazia parlamentare tedesco, infatti, non contempla alcuna possibilità di votazione popolare a livello nazionale. E per introdurre la questione nell’agenda politica a Berlino, ci vorrebbe una notevole pressione pubblica. Un grado di pressione che non è finora stato raggiunto.

Il voto in Svizzera ha però riacceso la rivendicazione di introdurre le votazioni popolari anche in Germania. Dal 15 aprile, l’ “Omnibus per la democrazia direttaCollegamento esterno” percorre la Repubblica federale, per promuovere la sua causa. L’autobus a due piani valicherà anche i confini nazionali.

Il 12 maggio è previsto l’arrivo a Berna, dove i promotori dell’iniziativa vogliono compiere un atto simbolico: prendere degli opuscoli informativi ufficiali che sono recapitati a tutti gli elettori elvetici ad ogni votazione – il cosiddetto libretto delle spiegazioni del Consiglio federale – e portarli a Berlino, per poi consegnarli ai membri del parlamento tedesco. Il loro messaggio è: ecco come è una democrazia che prende sul serio i suoi cittadini.

In ogni caso il dibattito su un reddito di base incondizionato non sparirà dalla scena pubblica, pronostica Michael Bohmeyer. “Ovunque prende slancio”. E non importa quale sarà l’esito del voto in Svizzera il 5 giugno: per il berlinese, la campagna nella Confederazione è già un successo. “Tanto di cappello per quello che hanno messo in piedi i partecipanti in Svizzera!”.

La sicurezza sociale in Germania

Un reddito di base incondizionato in Germania sostituirebbe l’attuale sistema di sicurezza sociale di base. A ognuno sarebbe garantito un reddito di base, indipendentemente dal fatto che ne abbia bisogno o meno. Per i sostenitori, un argomento importante è che in tal modo si eliminerebbe la presunta stigmatizzazione e il controllo degli attuali beneficiari di prestazioni di aiuto sociale. Al contempo non sarebbe più necessaria la burocrazia.

Attualmente, in Germania c’è una sicurezza sociale di base finanziata dal gettito fiscale, per gli anziani con una rendita di pensione insufficiente e per le persone con ridotta capacità di lavorare, il cui scopo è di garantire il loro sostentamento. Ci sono inoltre i sussidi sociali cosiddetti Hartz IV per chi è in cerca di lavoro (ma non ha diritto alla rendita di disoccupazione) e i propri figli.

I beneficiari di entrambi i tipi di prestazione devono dapprima utilizzare le proprie risorse finché raggiungono una soglia di disponibilità inferiore al minimo vitale. Un requisito che non è previsto nel progetto di sicurezza di base incondizionata.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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