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L’immigrazione sarà frenata con una clausola di salvaguardia

La vertenza sul freno all'immigrazione dai paesi dell'UE sta mettendo da quasi due anni a dura prova le relazioni tra Berna e Bruxelles. Keystone

Il governo svizzero intende introdurre una clausola di salvaguardia per regolare l'immigrazione di coloro che rientrano nel campo d'applicazione dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone con l'Unione europea (UE). Se non sarà trovata una soluzione negoziata con i partner europei, il Consiglio federale propone di adottare una soluzione unilaterale. 

Dopo quasi due anni di attesa, il governo svizzero ha presentato venerdì i suoi piani per attuare l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, promossa dall’Unione democratica di centro e approvata il 9 febbraio 2014 dal popolo svizzero. In base al progetto del Consiglio federale, l’immigrazione di manodopera dai paesi europei dovrebbe essere regolata tramite una clausola di salvaguardia, che verrebbe concordata con Bruxelles e che non violerebbe quindi l’accordo sulla libera circolazione delle persone concluso con l’UE.

Bilaterali utili 

L’importanza per l’economia svizzera degli accordi bilaterali conclusi con l’UE viene ribadita da due studi scientifici, realizzati dagli istituti di ricerca BAKBASEL ed Ecoplan e presentati venerdì dal governo svizzero. 

In base a questi studi, in caso di abbandono degli accordi bilaterali I, entro il 2035 si assisterebbe a un’erosione cumulata del prodotto interno lordo della Svizzera dell’ordine di 460-630 miliardi di franchi, pari a circa 32 miliardi di franchi all’anno. 

A ciò si aggiungerebbero ulteriori perdite dovute alla minor attrattiva della piazza economica elvetica e alle incertezze sulle relazioni future con l’Unione europea, il principale partner della Confederazione. 

“Non si tratta di una soluzione miracolo, ma di un mezzo per preservare la libera circolazione con l’UE e rispettare la Costituzione federale”, ha dichiarato Simonetta Sommaruga, responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia. Il governo spera infatti che i Ventotto siano disposti a prendere in considerazione questa proposta e a intavolare negoziati veri e propri, in modo da poter giungere ad una soluzione consensuale. Ciò permetterebbe di garantire la via bilaterale e di ristabilire la certezza giuridica, d’importanza fondamentale per la piazza svizzera. 

I parametri di una tale clausola di salvaguardia verrebbero iscritti nella legge sugli stranieri, per esempio il limite di immigrati dall’UE/AELS che porterebbe l’anno successivo all’introduzione di tetti massimi e contingenti. Il Consiglio federale stabilirebbe a quali tipi di permessi e di scopi di soggiorno sono applicabili queste limitazioni della manodopera europea, sulla base delle raccomandazioni di una nuova commissione in materia di immigrazione e tenendo conto degli interessi economici della Svizzera.

Negoziati difficili

Simonetta Sommaruga non ha fatto mistero che, nonostante la buona volontà dimostrata dall’UE, le discussioni su una clausola di salvaguardia si preannunciano difficili. Quanto sta accadendo tra Londra e Bruxelles poi non ci aiuta, ha sottolineato la ministra di giustizia e polizia. 

Concretamente, le discussioni verteranno su una nuova interpretazione dell’articolo 14 (“Comitato misto”) dell’Accordo sulla libera circolazione concluso nel 1999. Il secondo paragrafo prevede che, in caso di gravi difficoltà di ordine economico o sociale, il Comitato misto esamini le misure adeguate per porre rimedio alla situazione. Stando al testo dell’intesa, la portata e la durata delle misure si limitano a quanto strettamente indispensabile per porre rimedio alla situazione e devono perturbare il meno possibile il funzionamento dell’accordo concluso. 

Reazione pacata intanto da Bruxelles. “Proseguiamo le discussioni con le autorità svizzere allo scopo di trovare una soluzione”, ha indicato un portavoce della Commissione, specificando che un nuovo incontro tra il presidente Jean-Claude Junker e Simonetta Sommaruga è previsto entro fine anno. 

Piano B del governo

Una clausola di salvaguardia consensuale con l’UE permetterebbe di firmare e ratificare il Protocollo III sull’estensione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone alla Croazia, condizione necessaria affinché la Svizzera possa partecipare al programma quadro di ricerca europeo Horizon 2020 anche dopo il 2016. In seguito all’approvazione dell’iniziativa dell’UDC, la Svizzera era stata infatti esclusa da Horizon 2020, così come dal programma europeo di scambio universitario Erasmus+.

Dato che il nuovo articolo costituzionale 121a impone un termine di tre anni per l’applicazione del freno all’immigrazione fissato dal testo dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, il governo ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare parallelamente un messaggio per definire le modalità di applicazione di una clausola di salvaguardia unilaterale. Tale clausola consentirebbe di regolare temporaneamente l’immigrazione – in attesa di un accordo con Bruxelles – limitando in modo mirato la concessione di permessi per persone provenienti dagli Stati dell’UE/AELS.

Reazioni controverse

Le proposte presentate dal governo non soddisfano l’Unione democratica di centro. “Ci troviamo così avanti come due anni fa”, ha dichiarato Toni Brunner, presidente del partito di destra, secondo il quale il Consiglio federale sta ancora cercando di guadagnare tempo. A suo avviso, la clausola di salvaguardia rappresenta soltanto un concetto teorico e non fornisce risposte alla questione della limitazione della manodopera straniera.

Positiva invece la reazione dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, che loda la volontà del governo di salvaguardare gli accordi bilaterali con l’UE. “Una disdetta dei trattati bilaterali avrebbe conseguenze fatali per l’economia svizzera”, sottolinea l’organizzazione economica che raggruppa le piccole e medie imprese.

La decisione del Consiglio federale ha “alcuni elementi positivi per i lavoratori, ma nasconde anche pericoli”, ritiene l’Unione sindacale svizzera (USS), per la quale è in ogni caso indispensabile una soluzione consensuale con l’UE. “Per un piccolo paese come la Svizzera è essenziale intrattenere rapporti ben definiti con l’UE, suo principale partner economico”, sottolinea l’USS. L’opzione di ricorrere unilateralmente a una clausola di salvaguardia costituisce invece un grosso pericolo, in quanto rischia di distruggere a lungo termine le relazioni bilaterali esistenti.

Anche il Partito socialista si oppone alla variante unilaterale, che potrebbe compromettere le relazioni con l’UE. Una rottura effettiva degli accordi bilaterali sarebbe una vera e propria bancarotta per la Svizzera. Le imprese e i salariati si ritroverebbero in un’incertezza giuridica duratura. 

Altre modifiche della legge sugli stranieri 

Il governo svizzero ha pure comunicato venerdì che intende inoltre introdurre una serie di misure, volte a migliorare l’esecuzione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone, in particolare escludendo che stranieri in cerca di lavoro possano beneficiare dell’aiuto sociale in Svizzera. L’avamprogetto posto in consultazione dal governo definisce inoltre i criteri che stabiliscono quando uno straniero perde il diritto di soggiorno in seguito a cessazione dell’attività lucrativa e prevede uno scambio di dati tra le autorità in caso di ricorso alle prestazioni complementari. 

Nel corso della seduta del 18 dicembre 2015, il Consiglio federale intende tra l’altro occuparsi delle misure per sfruttare pienamente il potenziale nazionale e lottare contro gli abusi sul mercato del lavoro. 

Entro l’inizio di marzo 2016, il DFGP presenterà infine un messaggio aggiuntivo sulle disposizioni in materia di integrazione nella legge sugli stranieri. L’obiettivo è facilitare l’integrazione dei rifugiati e delle persone ammesse provvisoriamente nel mercato del lavoro (promozione del potenziale di forza lavoro già presente sul territorio).

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