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Ricompensare gli imbroglioni: immorale, ma utile

Bradley Birkenfeld ricompensato con 104 milioni di dollari per aver contribuito a far luce sulle pratiche illecite dell'UBS negli Stati Uniti. Keystone

L'indennizzo di 104 milioni di dollari offerto dal fisco americano a Bradley Birkenfeld, testimone chiave nella vertenza tra l'UBS e gli Stati Uniti, è giudicato «immorale e scandaloso» dalla stampa svizzera, che sottolinea tuttavia come questo caso abbia messo finalmente sotto pressione il segreto bancario.

Quando nel maggio del 2008 le autorità fiscali americane avevano avviato un’inchiesta nei confronti dell’UBS per frode fiscale, nel mirino era finito anche Bradley Birkenfeld. Chiamato sul banco degli accusati, questo ex dipendente si era dichiarato colpevole e aveva spiegato come la prima banca svizzera aveva aiutato facoltosi clienti americani a evadere il fisco americano.

Condannato a 40 mesi di carcere, Bradley Birkenfeld è uscito di prigione lo scorso agosto per buona condotta, dopo aver passato dietro le sbarre due anni e mezzo. A poche settimane dalla sua liberazione, l’amministrazione Obama ha però deciso di ricompensarlo con 104 milioni di dollari per la sua disponibilità a collaborare con le autorità.

«È una vittoria per i difensori dei whistleblowers (chi denuncia alle autorità attività illecite che riguardano la propria azienda, ndr), senza i quali i grandi scandali non potrebbero venire alla luce», scrive nel suo editoriale il quotidiano romando Le Temps. Questo indennizzo rappresenta però «un fallimento per la piazza finanziaria svizzera», perché «indebolisce la già scomoda posizione delle undici banche elvetiche che tentano, a loro volta, di sfuggire alle grinfie della giustizia e del fisco».

Piazza finanziaria sotto pressione

La ricompensa offerta a Birkenfeld segna una tappa decisiva nella lotta contro l’evasione fiscale ed è un chiaro invito a seguire l’esempio, sottolinea il commentatore di Tages Anzeiger e Bund. «Il fisco americano sfrutta il caso per acquisire ulteriori prove contro le banche, e non solo quelle svizzere».

Dello stesso avviso anche il Blick: «I 140 milioni inciteranno altri banchieri del mondo intero a tradire i loro clienti. Nessuna banca può pagare bonus così alti come il fisco americano».

Come dire che la pressione sulla piazza finanziaria svizzera e sul segreto bancario rischia di accentuarsi ulteriormente. «Il tempo stringe più che mai, scrive Le Temps. Nei loro negoziati con Washington, queste banche hanno consegnato alle autorità americane migliaia di nomi di loro collaboratori. Persone che si sentono a giusto titolo tradite dal loro datore di lavoro. Ora le più informate sanno quanto il fisco americano può mostrarsi generoso con coloro che l’aiutano a dare la caccia ai truffatori».

Una scelta immorale

Se questo modo di procedere può «essere redditizio da un punto di vista prettamente pecuniario», scrive la Neue Zürcher Zeitung, «così facendo lo Stato di diritto si trasforma però in truffatore». Il quotidiano zurighese parla di metodi assurdi: «non si tratta di difendere l’evasione fiscale, ma premiare in questo modo qualcuno che ha agito illegalmente è sbagliato. Gli Stati Uniti avranno incassato di più, ma a perderci è la morale».

Anche la Tribune de Genève denuncia questa strategia. «Ci siamo indignati di fronte a prassi bancarie vergognose, che hanno gettato ignominia su tutta la Svizzera. Ma bisogna ammettere che questo modo di ricompensare l’imbroglio, di nobilitarlo o, meglio, di sbiancarlo, come si fa con il denaro sporco, non è meno scandaloso».

Una spinta verso la fine

Messo da parte l’aspetto morale, la Südostschweiz sottolinea come il caso Birkenfeld abbia finalmente reso servizio alla Svizzera, spingendola a cambiare strategia.

«Non è certo un mistero che il segreto bancario è stato utilizzato per evadere il fisco in altri paesi. Come non è un mistero che per la maggior parte delle banche i guadagni sono più importanti della morale. I tempi di questo capitalismo avido non sono ancora finiti. Ma per la Svizzera il treno viaggia ora in direzione opposta: o la piazza finanziaria apprende a lavorare nuovamente in modo etico, oppure scompare. I dipendenti delle banche devono imparare ciò che ogni falegname di villaggio sa: prima bisogna lavorare, poi si inizia a guadagnare. Bradley Birkenfeld  ha aperto una breccia decisiva. E per questo la Svizzera dovrebbe ringraziarlo».

Anche per il Blick, il caso Birkenfeld è stato finalmente una «benedizione», perché ha permesso di «accelerare ciò che doveva in ogni caso succedere»: ripensare la strategia fiscale, dal denaro sporco a quello pulito.

La fine dei negoziati?

Cosa resta dunque da fare al governo svizzero? Per la Basler Zeitung la risposta è chiara: «Il Consiglio federale deve interrompere i negoziati con gli Stati Uniti», allo stallo da ormai diversi mesi «Forse allora il ministero di giustizia o quello degli affari esteri riuscirà a riportare il fisco americano alla ragione».

Quanto alle banche svizzere, secondo il quotidiano romando Le Temps «non hanno altra scelta che pagare e chiedere scusa, e in fretta». Così come già aveva fatto l’UBS più di tre anni fa. «Dopo l’acquisto di CD rubati in Germania, la ricompensa offerta a Bradley Birkenfeld negli Stati Uniti mostra infine, se ancora ce ne fosse bisogno, a che punto il passaggio alla trasparenza fiscale per l’insieme della piazza finanziaria non è un’opzione, ma una necessità».

Il quotidiano americano Washington Post riporta mercoledì le dichiarazioni di Stephen Kohn, l’avvocato di Bradley Birkenfeld.

«Il fisco americano ha inviato 104 messaggi a tutte le banche nel mondo che aiutano cittadini americani a evadere il fisco», ha dichiarato alla stampa Kohn.

«Ha inviato 104 milioni di messaggi agli impiegati di queste banche che stanno pensando di farsi avanti e 104 milioni di messaggi agli americani che hanno un conto. Questi messaggi dicono chiaramente: sarete presi».

Questo tipo di ricompensa, prosegue Kohn, può portare al rimpatrio e alla tassazione di milioni di dollari di cittadini americani che con conti offshore.

L’UBS è stata la prima banca svizzera a ritrovarsi nel collimatore della giustizia americana. Nel 2009 l’istituto è stato condannato al pagamento di una multa di 780 milioni di dollari per aver aiutato decine di migliaia di contribuenti americani a frodare il fisco.

Lo stesso anno, il governo svizzero è stato inoltre costretto a trasmettere a Washington i dati bancari di 4’500 clienti americani dell’UBS.

Nel 2011 altre 11 banche svizzere sono finite sotto inchiesta per reati analoghi. Le procedure sono ancora in corso e gli istituti bancari rischiano dover versare a loro volta multe miliardarie.

In seguito a queste inchieste, nel gennaio scorso il governo elvetico ha dovuto fornire agli inquirenti americani i dati criptati di oltre 20’000 clienti delle 11 banche. Le autorità hanno pure autorizzato la trasmissione  a Washington d’informazioni relative ai dipendenti delle banche svizzere sospettate di aver aiutato i clienti ad evadere il fisco negli Stati Uniti.

Ex dipendente dell’UBS, Bradley Birkenfeld è stato un testimone chiave nell’inchiesta condotta dal 2008 dagli inquirenti americani contro la grande banca elvetica.

Birkenfeld ha raccontato in dettaglio agli inquirenti i meccanismi di aggiramento delle imposte praticati dai consulenti dell’istituto.

Nel 2009 era stato però condannato a 40 mesi di carcere per avere aiutato, al servizio dell’UBS, migliaia di ricchi americani ad evadere le tasse.

Scarcerato lo scorso agosto per buona condotta, Birkenfeld ha ora ha ottenuto una ricompensa di 104 milioni di dollari per le informazioni fornite nell’ambito dell’inchiesta per reati fiscali.

La normativa americana prevede ricompense per chi collabora strettamente con le autorità.

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