Italia e Svizzera rafforzano la collaborazione migratoria
I ministri degli esteri Didier Burkhalter e Paolo Gentiloni si sono incontrati lunedì a Ginevra. Al centro delle discussioni vi sono state le relazioni bilaterali e la politica europea. Berna e Roma hanno deciso tra le altre cose di consolidare la cooperazione nel quadro della politica europea e in materia migratoria.
Il colloquio è avvenuto a margine della Conferenza degli ambasciatori e della rete esternaCollegamento esterno, apertasi lunedì a Ginevra e che si concluderà giovedì.
A livello di cooperazione bilaterale, il consigliere federale Didier Burkhalter ha parlato dei progressi della revisione dell’accordo di polizia e ha espresso la speranza che si possa giungere presto a una firma dell’accordo sulla tassazione dei frontalieri, parafato in dicembre ma che deve essere ancora approvato dai rispettivi governi e parlamenti.
Vista la situazione sul fronte migratorio, i due capi della diplomazia hanno inoltre deciso di collaborare più intensamente in questo ambito e hanno sottolineato «la necessità di applicare le regole in vigore e di continuare a sostenere una soluzione comune a livello europeo», si legge nel comunicatoCollegamento esterno.
Tra i temi affrontati vi è stato anche quello della sicurezza del continente. Burkhalter ha tenuto a garantire al suo omologo italiano Paolo Gentiloni il sostegno della Confederazione in vista della presidenza italiana dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nel 2018. I due ministri degli esteri hanno pure valutato delle piste per lottare contro il terrorismo e prevenire la radicalizzazione.
L’Italia rappresenta il terzo partner commerciale della Confederazione e l’anno scorso il volume degli scambi ha raggiunto i 34 miliardi di franchi. In Svizzera vivono 310’000 italiani e sono la comunità straniera più numerosa. Altri 70’000 loro connazionali lavorano quotidianamente nella Confederazione. In Italia vivono circa 50’000 svizzeri.
Gentiloni ha dal canto suo sottolineato che l’Italia sostiene gli sforzi della Confederazione per trovare una soluzione concertata con l’Unione Europea per l’attuazione del nuovo articolo costituzionale sull’immigrazione, accettato nel febbraio 2014 dai votanti svizzeri.
Roma è molto interessata a che il negoziato in corso tra la Svizzera e l’UE vada a buon fine per evitare l’introduzione unilaterale di una clausola di salvaguardia per l’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa.
«L’Italia non si rassegnerà ad un eventuale esito negativo dei negoziati tra Bruxelles e Berna. È molto importante perché la Svizzera è uno dei nostri principali partner economici, sesto paese destinatario di esportazioni nel mondo, e perché ci sono centinaia di migliaia di italiani che vivono e lavorano in Svizzera», ha sottolineato Gentiloni all’agenzia ANSA.
Brexit, una sveglia per l’Europa?
Intervenendo in qualità di relatore ospite alla Conferenza degli ambasciatori, Gentiloni ha soprattutto parlato di Europa. «Mi auguro che la Brexit sia una sveglia per l’Europa, un’Europa in cui crisi economica, insicurezza e immigrazione rischiano di mischiarsi mettendo in discussione ciò a cui teniamo di più: la pace ed il nostro modello di società aperta», ha affermato il ministro degli esteri.
«Spero che l’incontro oggi a Ventotene tra il presidente del Consiglio, il presidente francese e la cancelliera tedesca produca almeno dei segnali nella direzione giusta per quanto riguarda l’edificio europeo», ha detto osservando che a 60 anni dai Trattati di Roma l’Europa è «troppe volte impegnata al continuo inseguimento di minimi denominatori comuni».
«Il vecchio ordine non c’è più e un nuovo ordine non c’è ancora e sembra che la geopolitica stia prendendosi una rivincita sulla globalizzazione, soprattutto nel Mediterraneo, con un incrocio di conflitti di potenza, conflitti religiosi, guerre ibride e conflitti per le fonti energetiche».
Il multilateralismo, tema della Conferenza degli ambasciatori elvetici, «deve fare i conti con questa realtà di crisi e con attori che non condividono i nostri principi», ha osservato Gentiloni. La diplomazia, ha concluso, «deve compiere la fatica di ricostruire una rete di rapporti a cominciare dall’epicentro della crisi che è il Mediterraneo».
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