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Sanzioni Russia: “Svizzera continua l’equilibrismo”

Al meeting Air 14 in settembre a Payerne, in cui si celebreranno i cento anni dell’aeronautica militare svizzera, non ci sarà la pattuglia dei Russian Knights. Berna ha revocato l’invito a causa del conflitto russo-ucraino. Keystone

La Svizzera prosegue sulla sua linea di non adottare sanzioni dirette contro la Russia, impedendo però l'aggiramento di quelle dell'UE. A tal fine prenderà misure supplementari, ha annunciato mercoledì il governo. Una strategia valutata piuttosto favorevolmente dalla stampa, anche se non mancano delle critiche.

Equidistanza e offerta di “buoni uffici”: la filosofia della Svizzera, che vuole adoperarsi  per risolvere in modo pacifico il conflitto russo-ucraino, non cambia. Si tratta di una filosofia tradizionalmente privilegiata da Berna nei conflitti internazionali. Inoltre ora la Svizzera fa valere l’imperativo di restare neutrale con il fatto che presiede l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). In questo ruolo vuole assolutamente cercare di portare le parti al tavolo negoziale.

Visita presidenziale annullata

Il conflitto russo-ucraino perturba anche il programma delle manifestazioni per il 200° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Svizzera e la Russia. La visita del presidente della Duma di Stato russa, Sergey Naryshkin, al presidente della Camera del popolo elvetica Ruedi Lustenberger, prevista in questo ambito il 23 e il 24 settembre, è stata disdetta. ComunicandoCollegamento esterno la decisione, il 14 agosto, i Servizi del parlamento hanno precisato la visita è considerata “inopportuna” considerato il ruolo neutrale della Confederazione.

Contattato dall’agenzia di stampa Ats, l’ambasciatore e capo delle Relazioni internazionali del parlamento svizzero, Claudio Fischer, ha indicato che la decisione è stata presa dal presidente Lustenberger. Questi “sarebbe comunque lieto di poter incontrare il suo omologo russo all’inizio di ottobre a Ginevra, in occasione dell’assemblea parlamentare dell’OSCE”, si precisa nel comunicato.

Naryshkin ha reagito il 15 agosto con parole dure a quella che ha definito una decisione dovuta “a pressioni esterne”, che “non fa onore ai parlamentari di uno Stato forte, sovrano e democratico”. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Ria Novosti, il presidente della Duma ha aggiunto di avere appreso il 14 agosto la cancellazione della visita. “Deploro sinceramente che si perda una così buona e simbolica occasione di tenere incontri e negoziati ufficiali sulla cooperazione bilaterale tra i nostri paesi, incluso a livello interparlamentare”, ha aggiunto.

Certamente si tratta di “nobili intenzioni” e “molti in Svizzera considerano opportuna questa politica untuosa”, commenta l’Aargauer Zeitung. Tuttavia, obietta il quotidiano argoviese, “un piccolo stato non dovrebbe lasciare impuniti attacchi al diritto internazionale, come quelli che Putin compie uno dopo l’altro”.

E gli argomenti del governo elvetico nella decisione di non aderire alle sanzioni decretate contro la Russia dall’Unione europea non bastano a convincere i sospetti di opportunismo che aleggiano sulla Svizzera, avvertono vari giornalisti.

Gli equilibrismi della neutralità

Eppure in questo caso Berna ha “motivi plausibili” di restare neutrale. In questo modo la Svizzera ha la possibilità di “riprendere nel conflitto sull’Ucraina orientale il ruolo di mediatrice che in passato ha esercitato in Georgia”, scrive il Tages-Anzeiger. E con la presidenza dell’OSCE ha una “buona condizione preliminare”.

Il quotidiano di Zurigo è d’accordo che la spirale possa – eventualmente – “essere interrotta unicamente con un misto di sanzioni e di dialogo”. Le sanzioni da sole “non portano ad alcuna soluzione, poiché il problema dell’opposizione della minoranza russofona resterebbe, anche se i separatisti fossero sconfitti militarmente”. Dunque si dovrà percorrere la via del dialogo. E qui “la Svizzera è più importante che come trentesimo membro del fronte delle sanzioni”, sottolinea il Tages-Anzeiger.

Con la sua decisione, il governo federale rafforza “una politica di neutralità credibile”, commenta anche la Basler Zeitung. “Mentre UE e Stati Uniti hanno adottato sanzioni sull’onda della collera di un presunto abbattimento di un aereo (e che ciò nonostante per esempio la Francia fornisce materiale bellico alla Russia), il Consiglio federale resta prudente e rinuncia al finto sensazionalismo di Bruxelles e di Washington”.

“Per una volta la neutralità è sensata”, titola Der Bund. “In questo caso è giusto essere neutrali. La neutralità è sempre sensata se serve a qualcosa”, spiega il quotidiano bernese, alludendo al ruolo di presidente dell’OSCE rivestito attualmente dalla Svizzera.

L’esecutivo federale “continua a fare esercizi di equilibrismo per evitare che il territorio svizzero sia utilizzato per aggirare le sanzioni internazionali”, scrive Le Temps. Il quotidiano ginevrino aggiunge però che “la via scelta dalla Svizzera diventa sempre più angusta. Più il numero e i tipi di sanzioni internazionali sono elevati, più è difficile controllare che non siano aggirate attraverso la Svizzera, avverte un osservatore”.

Giusta via, ma non per il proprio tornaconto

Consensi per la politica seguita dal governo elvetico giungono persino dalla Wochenzeitung (WoZ). Il settimanale di sinistra svizzero tedesco giudica che l’impegno del presidente della Confederazione e ministro degli esteri Didier Burkhalter, quale presidente dell’OSCE, per convincere Russia e Ucraina a negoziare è “l’atteggiamento giusto. Le possibilità non sono esaurite

Pur criticando aspramente il presidente russo Vladimir Putin, la WoZ osserva che “anche l’UE e la NATO hanno contribuito al conflitto, facendo di tutto per estendere la loro zona d’influenza fino ai confini della Russia”. E “le sanzioni fanno parte della propaganda che allarga ulteriormente il fossato tra l’Europa e la Russia e che provoca una pericolosa escalation”.

Giudicando “sincero” l’intento del ministro liberale radicale Didier Burkhalter di utilizzare la neutralità e il dialogo per convincere le parti in conflitto a sedersi a un tavolo negoziale, il settimanale di sinistra rileva comunque le difficoltà della Confederazione di dissipare i sospetti di opportunismo. Questo perché “la Svizzera si è giocata la sua credibilità” fungendo da paradiso fiscale per decenni ad evasori esteri.

Del resto in Svizzera c’è ancora chi pensa di trarre profitti dal non allineamento elvetico alle sanzioni europee, puntualizza la WoZ. Perciò, oltre ad adottare nuove misure per garantire che le sanzioni non vengano aggirate, il settimanale ritiene che si debba fare ancora un passo supplementare: limitare gli scambi della Svizzera con la Russia al livello dello scorso anno. “La Svizzera non può trarre alcun profitto dalla sua situazione”, conclude la WoZ.

Decisioni governative

In giugno il governo federale ha deciso che dal profilo formale la Svizzera non si associa alle sanzioni adottate gradualmente dall’Unione europea nei confronti della Russia, anche se in pratica le applica nell’ambito dell’accordo di Schengen.

L’esecutivo elvetico si è inoltre impegnato a prendere tutte le misure necessarie affinché la Confederazione non venga utilizzata per aggirare le sanzioni fissate dalla comunità internazionale o da determinate alleanze.

Alla luce degli sviluppi in Ucraina, mercoledì 13 agosto, il governo svizzero ha riesaminato la situazione e ha annunciatoCollegamento esterno che adotterà misure supplementari in tal senso

Ha inoltre deciso di estendere ai beni militari speciali la sospensione dell’autorizzazione di esportare materiale bellico in Russia e in Ucraina. Tra questi beni sono compresi tra gli alatri gli aerei Pilatus, dei veicoli da trasporto, droni, prodotti chimici, materiale elettronico, simulatori, ha indicato una portavoce della Segreteria di Stato dell’economia al quotidiano romando Le Temps.


(Traduzione e adattamento dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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