Il coronavirus, i rischi di conflitti mondiali e la Svizzera
Gli effetti della pandemia di Covid-19 sulla situazione della sicurezza internazionale stanno diventando evidenti. Anche i servizi d'intelligence svizzeri hanno espresso preoccupazione. Uno scontro militare tra Stati Uniti e Cina non sembra più uno scenario completamente assurdo.
Secondo il Servizio delle attività informative della Confederazione (SICCollegamento esterno), la pandemia sta intensificando uno sviluppo già in atto, ovvero: la Cina sta mettendo in dubbio il predominio geostrategico degli USA. swissinfo.ch ne ha parlato con Oliver ThränertCollegamento esterno, capo del Think TankCollegamento esterno del Center for Security Studies (CSS) del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).
swissinfo.ch: Cosa significa la concorrenza in atto tra le due potenze mondiali USA e Cina per la sicurezza internazionale?
Oliver Thränert: La Cina vorrebbe sviluppare le relazioni internazionali a suo piacimento. La Cina sotto Xi Jinping vuole posizionarsi come un progetto di modernizzazione non occidentale di successo. In tal modo, la Cina emergente si scontra con la superpotenza esistente, gli Stati Uniti. Ciò ha conseguenze per le relazioni internazionali.
Come?
Da un lato, c’è il rischio di uno scontro militare diretto tra Stati Uniti e Cina. Ci sono molti punti di conflitto, tra cui Taiwan.
La Cina considera ancora Taiwan come parte della Repubblica popolare. Al contrario, gli Stati Uniti si sono dichiarati disposti a fornire garanzie di sicurezza ai taiwanesi. Se la Cina dovesse effettivamente attaccare Taiwan e gli Stati Uniti non fossero in grado di difenderla, ciò avrebbe conseguenze per l’intera rete americana di alleati e i rapporti di alleanza. Le garanzie di sicurezza USA sarebbero messe in discussione in tutto il mondo.
E a livello non militare?
Il conflitto tra Cina e Stati Uniti ha conseguenze anche per i regolamenti multilaterali, ad esempio per il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove soluzioni comuni sono bloccate dalla disputa tra Cina e USa.
Dal punto di vista svizzero, grava molto il fatto che il conflitto tra Stati Uniti e Cina si svolge anche a livello tecnologico rilevante per la sicurezza, vale a dire la tecnologia 5G. E questo si sovrappone agli interessi economici e alla globalizzazione economica.
Secondo il SIC, la pandemia ha indebolito solo leggermente la Cina.
La Cina ha sofferto molto duramente nella prima fase della pandemia. Pechino sta ora cercando di fare di necessità virtù e la presenta in modo che il modello cinese appaia in grado di affrontare meglio la crisi del coronavirus.
A seconda di come questa propaganda viene percepita da altri Paesi, la crisi del coronavirus alla fine potrebbe persino avvantaggiare la Cina. Anche perché la Cina sta cercando di sfruttare l’indebolimento dell’Occidente causato dal coronavirus. Al contempo, è ovviamente chiaro che la crisi comporta una recessione economica anche per la Cina.
Con Joe Biden presidente degli Stati Uniti, la Svizzera dovrà prendere chiaramente posizione tra Cina e Stati Uniti?
Biden adotterà un approccio alla Cina diverso rispetto a Trump, ma che differirà più nel metodo che negli obiettivi. Anche Biden deve garantire la tutela dei posti di lavoro americani. I conflitti economici con la Cina saranno quindi all’ordine del giorno anche in futuro. Ma sotto Biden non ci sarà più unilateralismo americano: amici e alleati saranno coinvolti. Tuttavia, ciò significa anche – e questo è importante per la Svizzera – che ci si deve impegnare maggiormente nella politica americana che sotto Trump, poiché questo è ciò che si attende Washington.
Se la pandemia durasse ancora anni, cosa significherebbe per la sicurezza?
Anche se fosse trovato un vaccino, ci vorrebbe molto tempo prima che fosse somministrato a una proporzione di popolazione sufficiente. La crisi del coronavirus durerà quindi ancora a lungo. Questo avrà conseguenze per l’economia, che non potrà funzionare normalmente. Ciò porterà a una polarizzazione delle società, specialmente nei Paesi economicamente deboli. La Svizzera è ancora in ottime condizioni economiche: può attutire bene le conseguenze della pandemia. Altri Stati stanno peggio.
La globalizzazione è rallentata dalla pandemia. Ma questo può anche avere i suoi lati positivi. A causa della crisi climatica, volevamo comunque ripensare le modalità della globalizzazione, ad esempio riducendo il traffico aereo. Forse si può utilizzare questa possibilità.
Cosa significa la crisi del coronavirus per la migrazione e la cooperazione allo sviluppo?
La pandemia avrà un impatto economico più forte sui Paesi dell’emisfero Sud. Vediamo che molti Stati della regione mediterranea sono stati indeboliti dalla pandemia. Ciò porterà all’instabilità. È prevedibile che la migrazione attraverso il Mediterraneo aumenterà di nuovo.
La pandemia rende più difficile la cooperazione allo sviluppo. Sarà importante dare ai Paesi in via di sviluppo l’accesso ai vaccini a prezzi che possono pagare.
Tra la gente regna una certa “stanchezza pandemica”, uno stato d’animo irritabile. Questo potrebbe portare gravi proteste civili?
Secondo i sondaggi nella maggior parte dei Paesi occidentali, compresa la Svizzera, la maggioranza della popolazione accoglie favorevolmente le misure adottate dai governi. Solo un’esigua minoranza scende in piazza.
Non sarà possibile combattere la pandemia senza contromisure. La giovane generazione, in particolare, dovrebbe ricordare che altre generazioni alla stessa età hanno dovuto affrontare sfide completamente diverse, come le due guerre mondiali.
La crisi del coronavirus ha generato un movimento della teoria della cospirazione che si ribella alle istituzioni. Non rappresenta un pericolo?
Le teorie del complotto sono sempre problematiche perché non possono essere messe in discussione con argomenti razionali. Pertanto, queste visioni del mondo non sono compatibili con i principi delle società pluraliste e aperte. Già il fatto che i teorici della cospirazione collaborino con estremisti di destra e di sinistra è una sfida per le democrazie. Non si dovrebbe tuttavia dare a questi outsider sociali più importanza di quanto ne abbiano in realtà.
Il Center for Security Studies (CSS) del Politecnico federale di Zurigo conduce due progetti di ricercaCollegamento esterno sulle conseguenze a medio e lungo termine della pandemia di Covid-19. Il primo esamina la gestione nazionale della crisi durante la pandemia. Alla fine dell’anno verrà pubblicata un’analisi completa della gestione della crisi da parte del governo federale svizzero e della sua interazione con i Cantoni durante la prima ondata.
Il secondo vaglia gli effetti della crisi del coronavirus sulle relazioni internazionali e sulla politica di sicurezza internazionale. In questo ambito, ad esempio, vengono esaminati il ruolo dell’Organizzazione mondiale della sanità e il possibile “nazionalismo dei vaccini”.
Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi
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