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Soldati svizzeri a protezione dell’ambasciata di Tripoli

I soldati d'élite del DEE 10 sono specializzati, tra l'altro, nel soccorso di cittadini svizzeri all'estero Keystone

Dalla caduta del regime di Gheddafi molti paesi cercano di riallacciare il dialogo con le nuove autorità libiche. La Svizzera ha riaperto la sua rappresentanza a Tripoli. Da metà gennaio, la sicurezza dell’ambasciata sarà garantita da soldati svizzeri.

Per motivi di sicurezza il numero di soldati che saranno dispiegati all’ambasciata svizzera di Tripoli non viene comunicato, spiega Adrian Sollberger, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

A pochi giorni dall’inizio della missione, neanche i presidenti delle competenti commissioni parlamentari hanno informazioni. I dettagli saranno comunicati solo nei prossimi giorni, afferma a swissinfo.ch Chantal Galladé, presidente della commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale.

Attualmente a Tripoli la situazione è relativamente stabile e la Svizzera è uno dei pochi paesi che ha posto la sua ambasciata sotto protezione. L’unico pericolo per gli stranieri è rappresentato dalle milizie armate. La composizione del distaccamento svizzero e la durata della missione dipenderanno dall’evolversi della situazione. Minori saranno i pericoli, minore sarà anche il numero di soldati d’élite del distaccamento d’esplorazione dell’esercito (DEE 10) dispiegati, afferma Chantal Galladé.

Soldati al posto di mercenari

Dalla riapertura dell’ambasciata svizzera di Tripoli nell’ottobre scorso, la sicurezza è garantita dalla società britannica Aegis. Questa società era balzata agli onori della cronaca due anni fa, quando aveva spostato la sede della sua holding a Basilea. L’azienda era stata accusata di aver partecipato ad atti di guerra in alcuni paesi dove era attiva.

La commissione di politica di sicurezza del Consiglio degli Stati aveva quindi chiesto che i mercenari della Aegis fossero sostituiti dai soldati svizzeri.

Il governo ha accolto la richiesta in dicembre, malgrado il fatto che, per ragioni legate alla neutralità, un certo numero di politici dell’Unione democratica di centro (destra) non siano per nulla favorevoli all’impiego di soldati armati svizzeri all’estero.

A fine dicembre, il Dipartimento federale della difesa (DDPS) ha indicato che per questa missione potevano entrare in considerazione i soldati del distaccamento d’esplorazione dell’esercito (DEE 10) o del distaccamento speciale della polizia militare (DSPM).

Oltre che nell’acquisizione di informazioni, l’unità d’élite DEE 10 è specializzata in compiti di protezione, nonché di soccorso e di rimpatrio di cittadini svizzeri dall’estero.

Di questa unità si era parlato nel quadro della vicenda degli ostaggi svizzeri in Libia nel 2009-2010. Il DFAE e il DDPS avevano valutato la possibilità di farla intervenire per esfiltrare i due cittadini elvetici.

L’ambasciata di Tripoli è l’unica rappresentanza diplomatica svizzera dove la sicurezza è garantita da soldati elvetici. Negli altri paesi, il responsabile della protezione delle sedi diplomatiche è prima di tutto lo Stato ospite. Le ambasciate possono però richiedere delle misure supplementari. «Quasi la metà delle rappresentanze svizzere sono protette anche da società di sicurezza, perlopiù locali», stando al DFAE. Tra di esse, ad esempio, l’ambasciata di Kabul.

Terza volta

Finora, per proteggere le sedi diplomatiche della Confederazione le autorità svizzere hanno fatto ricorso all’esercito in due occasioni. I militari non hanno mai dovuto far uso delle armi.

Nel 1998 militari professionisti sono stati inviati all’ambasciata di Algeri dopo la sua riapertura. All’epoca gli stranieri erano spesso presi di mira dal Gruppo islamico armato.

Nel 2006, un contingente di 30 soldati, tra cui specialisti del DEE 10, si era invece occupato di proteggere l’ambasciata di Teheran. In seguito, il parlamento aveva criticato il governo per non essere stato informato in tempo di questa missione.

Secondo la legge militare, il governo può decidere da solo l’impiego di soldati all’estero, ma per un massimo di tre settimane. Prima, però, deve informare i presidenti delle commissioni competenti del parlamento e in un secondo tempo il parlamento.

Nel caso dell’ambasciata di Tripoli, il DFAE prevede che la missione durerà più a lungo. Per questa ragione, il parlamento avrà l’ultima parola.

L’esercito svizzero partecipa a missioni di mantenimento della pace dal 1953, quando il governo svizzero inviò 146 militari armati in Corea (nella regione ancora oggi vi sono cinque ufficiali svizzeri).

Attualmente sono impegnati complessivamente 273 militari tra uomini e donne. Prestano servizio in 17 paesi di 4 continenti diversi. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di militari di milizia.

Il contingente principale (fino a 220 militari) si trova in Kosovo nel quadro della missione internazionale Kosovo Force (KFOR).

Dal 1990 la Svizzera invia anche osservatori militari non armati. Attualmente 17 ufficiali sono impiegati nel Vicino Oriente, nella Repubblica democratica del Congo, in Burundi e nel Sud Sudan.

Traduzione di Daniele Mariani

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