Somali in cerca di integrazione
Conflitti armati, siccità e carestie hanno spinto migliaia di somali a cercare rifugio in Svizzera. Come vivono e si organizzano nel paese di accoglienza? Panoramica.
La situazione dei richiedenti l’asilo somali resta delicata, il soggiorno in Svizzera temporaneo e l’integrazione costosa. Anche il loro inserimento nel mercato del lavoro è costellato di ostacoli. Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, il loro numero è costantemente aumentato.
Nel 2010 c’erano 4’309 richiedenti l’asilo somali in Svizzera. A 3’592 di loro è stata concessa l’ammissione provvisoria. Solo al 4,7 % di questi candidati nel 2011 è stato concesso il diritto di asilo. Gli altri casi sono rimasti pendenti.
“Molti somali continuano a fuggire dal loro paese perché c’è pericolo ovunque”, spiega Mohamed Ali, presidente dell’Associazione Somalia Modulod, che ha sede nel cantone di Vaud. Nel corso degli ultimi due anni, la situazione è peggiorata, soprattutto nel centro e nel sud del paese africano. Dopo l’ intervento delle truppe etiopi sono sorti conflitti tribali e attriti tra i diversi partiti.
La formazione di un governo di transizione a Mogadiscio e il ritiro delle truppe straniere ha comportato un ulteriore aumento della violenza. “Le milizie armate non esitano a compiere attacchi suicidi nelle moschee, nelle scuole e contro le forze africane responsabili del mantenimento della pace. Ciò che prima non succedeva”, indica il ricercatore svizzero Peter Meyer, autore di uno studio sul tema.
Oltre ottomila somali vivono attualmente in Svizzera. Un migliaio ha ottenuto il passaporto svizzero. La maggior parte è arrivata nella Confederazione come richiedente l’asilo.
Tenuto conto dell’insicurezza che regna in Somalia, la Svizzera non espelle i cittadini di quel paese, ma non accorda loro forzatamente il diritto d’asilo. La maggior parte dei profughi beneficia di un’ammissione provvisoria, un permesso temporaneo senza una scadenza prefissata.
Qualche anno fa, i somali in Svizzera erano composti nella misura del 53% di uomini e del 47% di donne. Secondo la statistica del 2012, la differenza si è leggermente ampliata: il 55,7% dei richiedenti l’asilo somali erano uomini e il 44,3% donne.
La maggior parte dei richiedenti l’asilo somali ha tra i 18 e i 35 anni e proviene dal sud del paese, ossia la regione più povera e con un sistema d’educazione molto lacunoso.
Svizzera, terra di stabilità
I legami familiari o tribali determinano la scelta della terra di esilio. Joëlle Morey , ricercatrice al Centro d’analisi dei processi sociali dell’università di Neuchâtel, spiega che “è molto raro che i somali trovino rifugio in Svizzera, come in Gran Bretagna, in Olanda e in Germania, se non hanno dei parenti che già vi risiedono”.
La maggior parte dei somali giunti in Svizzera negli ultimi anni sono giovani. “Preoccupati per la sorte dei loro figli, molti padri somali li incoraggiano ad emigrare”, racconta Mohamed Ali.
Tra i giovani immigrati c’è Leyla Kaniari. Nata in una ricca famiglia somala, la donna ha dovuto fuggire dal suo paese e raggiungere il marito in Kenya, a seguito di una esplosione di una bomba vicino a casa sua a Mogadiscio nel 1991. Aveva 18 anni e aveva una bambina di 5 mesi. ” Inizialmente la nostra meta era Londra, ma il nostro accompagnatore ci disse che la strada migliore è quella che porta alla Svizzera”, rammenta. Oggi vive con i suoi cinque figli a San Gallo , che considera “la sua casa”.
Soggiorno provvisorio
La normativa svizzera consente, a seconda dei casi, il rilascio di permesso di soggiorno provvisorio (permesso F). Ma questo documento non è necessariamente confortante, testimonia Mohamed Abdi, un somalo di 38 anni, arrivato in Svizzera nel 2008: “Questa autorizzazione provvisoria mi pone problemi di fiducia in me stesso. Mi impedisce di farmi la mia vita e di pianificare il futuro. Mi sento sempre diverso dagli altri e ho bisogno di una forza incredibile per superare le mie preoccupazioni”. A suo avviso, l’assistenza ai rifugiati nel campo dell’istruzione è “molto limitata”.
Spinti da un bisogno di solidarietà , i somali rifugiati in Svizzera hanno creato molte associazioni nel corso degli ultimi due decenni. Multidisciplinari, queste organizzazioni prestano soccorsi e aiutano ad integrarsi. Ve ne sono anche che si occupano in modo specifico dei giovani e delle donne.
Altri sviluppi
Il viaggio verso l’integrazione delle donne somale
Altre associazioni con sede in Svizzera si focalizzano sui somali nel loro paese. Tra queste c’è Rajo, fondata nel 2010 a Sion, in Vallese, presieduta da Mohamed Abdi. Dal 2012, porta avanti un programma di alfabetizzazione nelle aree di Mudud e Galgaduud . Secondo Mohamed Abdi, “l’obiettivo è di colmare le lacune lasciate dal governo in materia d’istruzione”. Circa duemila somali beneficiano di questo programma. Il 70% sono donne.
Swisso-Kalmo, fondata a Zurigo nel 1995, dal canto suo fornisce assistenza sanitaria ai somali. L’associazione impiega 65 persone, tra cui molti medici. “Le sue attività sono finanziate da somali che vivono in Svizzera, uomini d’affari, dal Fondo globale per la lotta contro l’Hiv/Aids, la tubercolosi e la malaria , dal Programma alimentare mondiale e dall’UNICEF”, precisa il suo presidente Bashir Gobdon. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) fornisce medicinali e attrezzature mediche e invia medici sul campo. Con il sostegno delle Nazioni Unite, soprattutto dell’UNICEF, Swisso-Kalmo può far circolare un farmaco contro la tubercolosi.
L’aiuto svizzero è generoso
Sempre nel campo della sanità, l’Associazione di integrazione somala della Svizzera orientale, che riceve un sostegno generoso dal Cantone di San Gallo, supporta gli ospedali somali con l’invio di medicinali e materiale medico. Sul fronte dell’istruzione, l’Associazione della comunità somala di Basilea-Città, che s’impegna per l’integrazione dei somali in Svizzera, fornisce consulenza, nonché corsi per l’apprendimento delle lingue nazionali svizzere. Organizza pure attività sportive .
“Con il sostegno finanziario della Confederazione e del Cantone di San Gallo, dal 2004 impartiamo un insegnamento che aiuta a capire le leggi svizzere, dice Leyla Kaniari, che presiede l’Associazione di integrazione somala della Svizzera orientale. L’anno scorso, abbiamo organizzato anche corsi sul sistema scolastico svizzero. Quest’anno ci concentriamo sul sistema sanitario”.
(Traduzione e adattamento dall’arabo)
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