Gli antinucleare partono in lieve vantaggio per il voto del 27 novembre
Se la votazione federale del 27 novembre sull'iniziativa popolare "per l'abbandono del nucleare" si fosse svolta ora, i sostenitori avrebbero vinto, stando al primo sondaggio del gfs.bern. Ma le ultime settimane della campagna, a meno di eventi eccezionali, in linea di massima dovrebbero portare ad una inversione di tendenza.
In favore dell’iniziativa “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare (Iniziativa per l’abbandono del nucleareCollegamento esterno)” si schiera il 57% del campione rappresentativo di aventi diritto di voto intervistati per l’inchiesta demoscopica dell’istitutoCollegamento esterno di ricerca bernese, condotta su mandato della Società svizzera di radiotelevisione (SSR). Il 36% invece si oppone e il 7% non ha ancora un’opinione in materia.
Lanciata dai VerdiCollegamento esterno, l’iniziativa chiede il divieto di costruire nuove centrali atomiche in Svizzera e di mettere definitivamente fuori esercizio quelle esistenti, dopo 45 anni di attività. Concretamente significa che l’ultimo dei cinque impianti nucleari attualmente in funzione nella Confederazione sarebbe spento nel 2029.
La Svizzera si è già incamminata sulla via dell’abbandono del nucleare dopo il disastro di Fukushima nel 2011. Ma se l’iniziativa degli ecologisti fosse accettata dalla doppia maggioranza dei votanti e dei cantoni, la chiusura definitiva delle centrali atomiche elvetiche sarebbe anticipata di almeno 20 anni.
Il sondaggio
Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 27 novembre 2016, l’istituto gfs.bern ha intervistato 1’200 persone con diritto di voto selezionate in modo rappresentativo, ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 3 e il 14 ottobre. Il margine di errore è di ±2,9 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch.
Gli svizzeri residenti all’estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.
Un tema che polarizza
Il sondaggio indica che vi è una profonda spaccatura tra destra e sinistra. A sinistra, il supporto per l’iniziativa è massiccio. I simpatizzanti dei Verdi sono favorevoli nella misura del 95% e quelli del Partito socialista sono nella proporzione dell’80%.
A destra le posizioni sono più sfumate. L’opposizione più forte si riscontra tra i simpatizzanti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), con il 56% di no all’iniziativa. L’equilibrio regna tra i simpatizzanti del Partito liberale radicale (destra), con il 47% di sì e il 46% di no, mentre i simpatizzanti del Partito popolare democratico (centro-destra), con il 58% di sì, propendono per un rapido abbandono del nucleare.
Dall’inchiesta del gfs.bern emergono differenze significative anche tra i sessi – il 63% delle donne sostiene l’iniziativa contro solo il 50% degli uomini – e tra le regioni linguistiche – con l’approvazione del 64% nella Svizzera francese, il 57% in quella italiana e il 55% in quella tedesca.
Un’iniziativa “normale”
L’istituto gfs.bern sottolinea che i risultati di questo primo sondaggio rappresentano solo una “istantanea” della situazione. Per avere delle previsioni sull’esito dello scrutinio popolare del 27 novembre si dovrà dunque attendere i risultati del secondo sondaggio, che saranno pubblicati il 16 novembre.
Illustrando i risultati del primo sondaggio, il politologo Claude Longchamp ha comunque osservato che, in linea di principio, la proposta dei Verdi dovrebbe seguire il corso “normale” di una iniziativa popolare: ossia, si dovrebbe registrare una progressiva erosione di consensi nel corso della campagna e alla fine dalle urne dovrebbe uscire una maggioranza di no.
Naturalmente, sempre che nel frattempo non succeda un incidente nucleare da qualche parte nel mondo.
Voi pensate che in Svizzera tutti gli impianti nucleari debbano essere spenti dopo 45 anni di esercizio, come richiesto dall’iniziativa, o che debbano poter restare in funzione finché sono giudicate sicure? Mandateci i vostri commenti!
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)
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