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Vento in poppa per la legge antiomofobia, ma non per gli alloggi

ragazzo con la bandiera arcobaleno
La legge contro l'omofobia convince due elettori su tre. © Keystone / Melanie Duchene

Sì all'iniziativa popolare per "Più abitazioni a prezzi accessibili" e alla legge contro l'omofobia: è la fotografia scattata dal secondo sondaggio della SSR per le votazioni del 9 febbraio. Tuttavia, il consenso per l'iniziativa sugli alloggi si sta erodendo e ci si dirige verosimilmente verso un 'no'.


Se si fosse votato il 18 gennaio scorso, il 51% degli aventi diritto avrebbe detto sì all’iniziativa che chiede di costruire un maggior numero di alloggi a pigioni moderate, a fronte del 45% di contrari e del 4% di indecisi.

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+ Cosa chiede l’iniziativa per “Più abitazioni a prezzi accessibili”?

Come spesso accade con le iniziative popolari, però, il trend è tutt’altro che positivo. “L’evoluzione delle intenzioni di voto – scrivono gli autori del sondaggio – riproduce lo schema tipico delle iniziative di sinistra, poiché a mano a mano che l’opinione si forma, perdono nettamente sostegno al di fuori del proprio campo”. In altre parole, con l’avvicinarsi della votazione generalmente il sostegno da parte di persone che votano al centro o al centrodestra scema.

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Uno scenario che sembra ripetersi anche questa volta. Nel primo sondaggio effettuato tra il 3 e il 16 dicembre, infatti, ben il 66% degli intervistati aveva dichiarato di essere a favore dell’iniziativa. Nell’arco di un mese, il fronte dei favorevoli è diminuito quindi di ben il 15%.

Il sondaggio 

Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 9 febbraio 2020, l’istituto gfs.bern ha intervistato, tra il 15 e il 23 gennaio 2020, 4’935 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera. 

Il margine di errore è di ±2,7 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch. 

L’Associazione svizzera degli inquilini, all’origine di questo progetto sostenuto anche dalla sinistra e combattuto dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento, dovrà insomma darsi da fare per avere una minima chance di riuscire.

Un dato che emerge dal sondaggio è che nella Svizzera italiana il fronte del ‘sì’ è più ampio che nel resto della Svizzera. Ad esprimersi a favore dell’iniziativa è infatti il 62% degli intervistati. Nella Svizzera francese la proporzione è del 55% mentre nella Svizzera tedesca del 50%.

Il ‘sì’ prevale inoltre tra le donne: il 60% dice di voler approvare il progetto. Tra gli uomini il tasso è invece del 44%. Un’altra differenza è tra città e campagna. Nelle zone urbane l’iniziativa trova più sostenitori che nelle aree rurali (58% contro 48% di favorevoli).

Opinioni già ben definite

L’altro oggetto in votazione – la revisione di legge che introduce nel Codice penale il divieto della discriminazione basata sull’orientamento sessuale – convince dal canto suo quasi un elettore su tre. Il 65% degli intervistati si è infatti detto a favore, contro il 33% di contrari.

Contro questa legge, l’Unione democratica federale, un piccolo partito di matrice cristiana conservatrice, ha lanciato un referendum in nome della libertà d’espressione.

+ Per saperne di più sulla legge antiomofobia e sul referendum

Anche se la proporzione di favorevoli è calata del 3%, il fronte del ‘sì’ continua ad avere un notevole vantaggio e difficilmente dalle urne uscirà una sorpresa, poiché gli elettori già da tempo si sono formati un’opinione ben definita sul tema.

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Il sostegno a questa disposizione, che va ad aggiungersi alla norma antirazzismo, è ampiamente maggioritario tra gli elettori di tutti i maggiori partiti ad eccezione di quelli dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Tra le file dell’UDC, solo il 23% sostiene la legge. Nel precedente sondaggio, la proporzione era del 33%.

Anche in questo caso vi sono differenze tra le regioni linguistiche: nella Svizzera tedesca la proporzione di favorevoli è del 62%, mentre in quella francese del 73% e in quella italiana del 79%.

La grande maggioranza degli intervistati ritiene che “la discriminazione minacci la convivenza pacifica e che non abbia il suo posto in una società libera che valorizza la dignità umana”, si legge nel rapporto.

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