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Sondaggio SSR: la tassa sull’energia non è per domani

Le energie fossili (petrolio, gas e carbone) coprono ancora oggi circa il 66% del fabbisogno energetico della Svizzera. Keystone

L’iniziativa popolare per una tassa sull’energia al posto dell’IVA si avvia verso una chiara bocciatura. Secondo il primo sondaggio della SRG SSR per la votazione dell’8 marzo, nemmeno un terzo degli interrogati approverebbe questa proposta. Maggioranza di consensi invece, finora, per l’iniziativa a favore delle famiglie. 

Con l’iniziativa “Imposta sull’energia invece dell’IVA”Collegamento esterno, i Verdi liberali propongono di stravolgere le basi del sistema fiscale svizzero. In futuro, non sarebbero più tassati i consumi attraverso l’Imposta sul valore aggiunto (IVA), ma soltanto i vettori energetici fossili (petrolio, gas e carbone). Se in diversi altri paesi europei sono state introdotte delle tasse sull’energia per ridurre le emissioni di CO2 e favorire le fonti rinnovabili, in nessuno è stata finora adottata una soluzione così radicale. 

Anche la Svizzera non sembra però pronta a compiere questo passo. A poco più di un mese dal voto popolare, il destino dell’iniziativa dei Verdi liberali appare praticamente segnato. Secondo il primo sondaggio della SRG SSR, realizzato tra il 19 e il 24 gennaio dall’istituto gfs.bern, solo il 29% delle persone intervistate afferma di voler sostenere, probabilmente o sicuramente, questa proposta.

Il 58% degli interrogati si dichiara invece piuttosto o decisamente contrario. “Attualmente si può prevedere che questa quota salirà ancora nelle prossime settimane. Per questa iniziativa non vi sono quindi prospettive di successo”, pronostica Claude Longchamp, responsabile del gfs.bern. 

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Rischi incalcolabili 

In base al sondaggio, a suscitare maggiori preoccupazioni sono le incertezze legate alla riforma del regime d’imposizione. Il 68% delle persone contattate ritiene infatti che l’iniziativa presenta “rischi incalcolabili” dal profilo finanziario e fiscale. Con un gettito di oltre 22 miliardi di franchi all’anno, l’IVA costituisce la principale fonte di entrate per la Confederazione e viene impiegata in parte anche per finanziare le assicurazioni sociali. 

Per sopperire a questo ammanco, lo Stato dovrebbe imporre tasse estremamente elevate sui combustibili e i carburanti: secondo i calcoli dell’amministrazione federale, il prezzo della benzina salirebbe a 4 o 5 franchi il litro. Ciò porterebbe prevedibilmente ad una progressiva riduzione dei consumi di energie fossili, ma anche ad una graduale erosione della stessa base fiscale sulla quale verrebbe prelevata la nuova imposta. Un gettito fiscale stabile potrebbe quindi essere garantito solo con continui rincari della tassa. 

Argomentazioni queste che avevano già spinto la stragrande maggioranza del parlamento a votare contro la proposta dei Verdi liberali. Durante i dibattiti alle Camere federali, la nuova tassa energetica era stata sostenuta soltanto dal Partito ecologista svizzero (PES) e da pochi rappresentanti del Partito socialista (PS). 

Sondaggio SRG SSR 

Il sondaggio è stato realizzato dall’istituto gfs.bern su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, di cui fa parte anche swissinfo.ch. 

Per l’indagine demoscopica, i ricercatori del gfs.bern hanno intervistato, tra il 19 e il 24 gennaio 2015, un campione rappresentativo di 1’208 persone con diritto di voto ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera. Il margine d’errore è del ±2,9%. 

Gli svizzeri all’estero non sono stati considerati per il sondaggio. Il governo elvetico ha infatti deciso che le coordinate degli espatriati non possono essere comunicate per ragioni legate alla protezione dei dati.

Strumento adeguato 

L’iniziativa viene respinta anche dal governo, che ne condivide però in parte gli obbiettivi: la tassazione delle energie fossili costituisce, a suo avviso, uno strumento adeguato per diminuire le emissioni di gas ad effetto serra. Nel quadro della sua Strategia energetica 2050, il Consiglio federale intende però raggiungere questo scopo senza rinunciare all’IVA, ma introducendo un sistema di incentivazione – un prelievo sulle energie fossili che verrebbe ridistribuito alle economie domestiche e alle imprese. 

Da notare che, in base al sondaggio, anche il 53% degli interrogati considera che una tassa sull’energia servirebbe a stimolare i risparmi energetici. Solo il 39% ritiene tuttavia che il progetto dei Verdi liberali permetterebbe di ridurre sostanzialmente la dipendenza energetica nei confronti dell’estero: attualmente la Svizzera importa petrolio e gas per 13 miliardi di franchi all’anno. 

Sostegno inatteso 

Rimane invece alquanto incerto l’esito dell’iniziativa “Sostenere le famiglie! Esentare dalle imposte gli assegni per i figli e gli assegni di formazione”Collegamento esterno, promossa dal Partito popolare democratico (PPD). Secondo il sondaggio, il 52% delle persone intervistate intende votare a favore di questa proposta, mentre il 33% prevede di respingerla e il 15% non ha ancora un’opinione in merito. 

“Nonostante questo divario, la percentuale attuale dei sostenitori potrebbe non bastare, dal momento che le iniziative popolari perdono in media l’8% di consensi tra il primo sondaggio e il giorno del voto”, avverte Martina Imfeld, politologa presso il gfs.bern. Osteggiata da tutti gli altri partiti durante l’esame parlamentare, l’iniziativa del PPD ha ottenuto un appoggio di peso pochi giorni fa: l’assemblea dei delegati dell’Unione democratica di centro (UDC) si è infatti espressa a favore, sconfessando il voto dalla maggior parte dei suoi rappresentanti alle Camere federali. 

Dal sondaggio traspare inoltre che il testo raccoglie una maggioranza di opinioni favorevoli non solo tra gli elettori del PPD (77%) e dell’UDC (54%), ma anche da parte di quelli del PS (56%) e del PES (59%). Globalmente, il 70% dei partecipanti al sondaggio considera che, dopo anni di alleggerimenti fiscali concessi all’economia, sia giunto il momento di fare un gesto anche nei confronti delle famiglie. 

Perdite fiscali eccessive 

L’iniziativa propone di alleggerire il carico fiscale che pesa sulle famiglie, esentando dalle imposte gli assegni per i figli e gli assegni di formazione, il cui importo minimo a livello nazionale è di 200 franchi e, rispettivamente, 250 franchi. Per il PPD, oggi le famiglie possono approfittare solo in parte di questi contributi finanziari: in media, circa un quinto degli assegni finisce in realtà nelle casse dello Stato.  

Il governo invita invece il popolo a respingere l’iniziativa, in quanto favorirebbe principalmente i nuclei famigliari con un reddito elevato e provocherebbe minori entrate pari a 1 miliardo di franchi all’anno per Confederazione, Cantoni e Comuni. Il Consiglio federale sostiene inoltre che, oggigiorno, le famiglie con figli beneficiano già di diversi sgravi fiscali e che ulteriori esenzioni comprometterebbero il principio dell’equità fiscale. 

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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