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Stranieri che la Svizzera non vuole

Un richiedente l'asilo e la sua famiglia all'aeroporto di Zurigo: per loro un biglietto di sola andata. Keystone

Ogni anno il soggiorno in Svizzera di migliaia di stranieri in situazione irregolare termina al gate di un aeroporto. Un aereo li riporterà nel paese di origine o in uno Stato europeo. La loro presenza non è (più) gradita.

La politica migratoria della Svizzera e l’allontanamento di persone indesiderate sono temi ricorrenti in un paese in cui una persona su cinque è straniera.

Nel 2010, quattro anni dopo aver modificato le leggi su asilo e stranieri, l’elettorato svizzero ha accettato la controversa iniziativa-espulsioni. La proposta della destra conservatrice prevede l’allontanamento automatico degli stranieri condannati per determinati reati. Tra questi la violenza carnale, la rapina, il traffico di stupefacenti o l’abuso delle prestazioni sociali.

La formulazione dell’iniziativa in un progetto di legge si avvera tuttavia problematica. Non soltanto perché il testo potrebbe violare i principi costituzionali e gli accordi internazionali ratificati dalla Svizzera. A dividere le opinioni è pure il fatto che la lista dei reati contemplati dall’iniziativa è relativamente aleatoria. Teoricamente, potrebbe includere anche infrazioni meno gravi quali il furto con scasso.

Se da una parte le statistiche sulla criminalità rafforzano la posizione di chi predilige la linea dura (vedi grafico a lato), dall’altra si sono levate voci per evitare le derive xenofobe che tendono a criminalizzare – e quindi a voler allontanare – anche coloro che criminali non sono. Ma chi sono gli stranieri che vengono espulsi dalla Svizzera?

«Ci sono due gruppi distinti: le persone che rientrano nel settore dell’asilo e quelle il cui caso è regolamentato dalla Legge federale sugli stranieri», spiega a swissinfo.ch Hendrick Krauskopf, esperto di misure di allontanamento presso l’Ufficio federale della migrazione (UFM).

L’UFM, prosegue Krauskopf, si occupa dei richiedenti l’asilo. Spetta invece ai cantoni notificare l’espulsione degli stranieri che hanno violato le disposizioni sull’entrata e il soggiorno in Svizzera.

Partenze volontarie

Nel 2011 le persone che hanno lasciato la Svizzera per via aerea sono state 9’461 (8’059 nel 2010). Oltre i due terzi delle partenze (6’669) hanno interessato il settore dell’asilo. «Si tratta di richiedenti che hanno ottenuto una decisione negativa oppure di non entrata in materia», afferma Krauskopf.

Vi è una decisione di non entrata in materia quando la richiesta d’asilo è illegittima o incompleta. Oppure quando il richiedente ha già presentato la sua domanda in un altro paese (accordi di Dublino). In base alla procedura in vigore dal dicembre 2008, la Svizzera può rinviare la persona verso lo Stato europeo competente. «La metà dei richiedenti l’asilo espulsi l’anno scorso rientra negli accordi di Dublino», rileva il collaboratore dell’UFM.

Circa il 40% dei richiedenti non ammessi, puntualizza Krauskopf, è partito su base volontaria. «Ciò significa che si sono recati all’aeroporto senza la scorta della polizia. Negli altri casi la persona è invece stata accompagnata da agenti almeno fino all’imbarco».

Per incoraggiare la partenza volontaria dei richiedenti l’asilo, la Svizzera mette a disposizione un aiuto al ritorno (solitamente un aiuto finanziario). Nel mese di aprile il governo ha proposto di aumentare il contributo, fino a un massimo di 2’000 franchi, con lo scopo di accelerare i rinvii. Un nuovo sistema di sovvenzionamento che assomiglia al “piano Maghreb” adottato dal canton Ginevra nei confronti dei richiedenti l’asilo e dei criminali nordafricani.

Non tutti i richiedenti respinti lasciano però effettivamente la Svizzera. Alcuni (di statistiche non ce ne sono) si eclissano nella clandestinità. Sprovvisti di un regolare permesso, vanno a infoltire il gruppo dei sans papiers.

Non solo clandestini

Le ragioni dell’espulsione di uno straniero (che non rientra nel settore dell’asilo) sono molteplici, spiega a swissinfo.ch Guy Burnens, responsabile della Divisione Stranieri all’Ufficio della popolazione del canton Vaud.

«Ci può essere il soggiorno illegale. Questo concerne non soltanto i sans papiers, ma anche gli studenti ammessi temporaneamente che rimangono in Svizzera dopo la fine degli studi. Oppure gli stranieri che, dopo aver ottenuto un’autorizzazione di soggiorno per raggruppamento famigliare, rompono rapidamente l’unione coniugale».

La legge prevede la revoca di certi permessi anche per chi dipende dall’aiuto sociale, aggiunge Burnens.

A queste persone, la cui infrazione non costituisce un atto criminale, si aggiungono i veri e propri delinquenti. Ovvero stranieri espulsi per aver commesso reati gravi o perché rappresentano un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Sul loro numero non si dispongono cifre esatte, sottolinea Burnens. «Non abbiamo ancora gli strumenti informatici per tali statistiche. Ritengo comunque che, tra le decisioni di espulsione, gli stranieri che hanno commesso gravi reati non siano maggioritari».

Secondo l’UFM, gli stranieri criminali espulsi sono una chiara minoranza. Tra i 350 e i 400 all’anno, aveva indicato nel 2010 l’ex direttore dell’ufficio federale Alard du Bois-Reymond.

Disposti a negoziare

Il termine entro il quale bisogna lasciare la Svizzera dipende dal caso specifico, sottolinea Guy Burnens. «Se la persona non costituisce alcuna minaccia si concedono fino a tre mesi di tempo. Quando invece siamo confrontati a casi più gravi, come un trafficante di droga, il termine può essere immediato».

Nel canton Vaud, che con un tasso del 30% presenta una delle percentuali di stranieri più alte del paese, si prediligono le partenze volontarie, puntualizza Burnens. La persona che non reagisce alle sollecitazioni viene convocata dall’ufficio per discutere le modalità della partenza.

«Siamo disposti a negoziare il termine, ad esempio con le famiglie. A volte proponiamo un aiuto al ritorno, analogamente a quanto si fa con i richiedenti l’asilo». Scopo dell’aiuto, che può ammontare fino a 6’000 franchi, è di favorire la reintegrazione nel paese di origine.

Per chi si ostina a non voler lasciare la Svizzera subentrano le misure coercitive, indica Marc Aurel Schmid, portavoce dell’Ufficio della migrazione del canton Zurigo. «Possono essere messi in detenzione amministrativa o sottoposti a un rinvio coatto».

Nei casi più estremi, l’UFM e le forze di polizia procedono ai cosiddetti “voli speciali” (165 persone nel 2011), una misura controversa che contempla il ricorso alla forza fisica, l’impiego di manette o di altri mezzi d’immobilizzazione.

Entrata vietata

Teoricamente, uno straniero espulso potrebbe far ritorno in Svizzera pochi giorni dopo. Basterebbe infatti richiedere un visto all’ambasciata elvetica o, per i cittadini dell’Unione europea, avvalersi delle agevolazioni previste dall’accordo sulla libera circolazione.

Sempre più spesso però, osserva Marc Aurel Schmid, la decisione di espulsione è accompagnata da un divieto di entrata in Svizzera. «La durata massima è di cinque anni. Per persone che costituiscono una minaccia il divieto può essere prolungato».

Tale interdizione non garantisce comunque che gli stranieri indesiderati si terranno davvero alla larga. Come constatato dalla polizia cantonale di Zurigo l’anno scorso, i più scaltri non esitano a richiedere un nuovo passaporto nel paese di origine. E a ritornare in Svizzera sotto un’altra identità.

Statistiche sul numero di persone che hanno lasciato la Svizzera per via aerea.

2011: 9’461 (6’669 nell’ambito dell’asilo, 2’792 nel quadro della Legge federale sugli stranieri)

2010: 8’059 (5’345, 2’714)

2009: 7’214 (4’449, 2’765)

2008*: 4’928 (2’239, 2’689)

2007: 5’561 (2’901, 2’760)

Nel 2011, le partenze volontarie (senza scorta della polizia) sono state complessivamente 3’022. In 6’141 casi la persona è stata condotta fino all’aereo, ma ha viaggiato in modo autonomo. La polizia ha invece accompagnato il volo (volo civile o volo speciale) di 298 persone.

*Nel dicembre 2008 la Svizzera è entrata a far parte del sistema di Dublino. L’accordo consente di trasferire i richiedenti l’asilo verso i paesi in cui hanno depositato per la prima volta la loro domanda.

(fonte: Ufficio federale della migrazione)

Nel novembre 2010 l’elettorato svizzero ha accettato l’iniziativa “Per l’espulsione degli stranieri che commettono reati” con il 52,9% dei consensi.

Il testo promosso dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) prevede l’espulsione automatica in caso di: omicidio intenzionale; violenza carnale o un altro grave reato sessuale; reati violenti come ad esempio la rapina; tratta di esseri umani; traffico di stupefacenti o effrazione; abuso delle assicurazioni sociali o dell’aiuto sociale.

Il legislatore, precisa l’iniziativa, ha la facoltà di aggiungervi altri criteri di allontanamento.

La durata del divieto di entrare in Svizzera per le persone espulse varierebbe tra i 5 e i 15 anni. (20 anni in caso di recidiva).

A metà aprile 2012, l’UDC ha definito “intollerabile” il fatto che a circa un anno e mezzo dal voto non sia ancora stato formulato un progetto di legge. Il partito ha annunciato di voler lanciare una nuova iniziativa, detta di “messa in atto”, per imporre l’applicazione dell’iniziativa-espulsioni.

All’origine del protrarsi dell’iter procedurale vi sono divergenze sulla definizione dei reati contemplati dall’iniziativa e sulla sua compatibilità con accordi e trattati internazionali.

In una seduta del 24 aprile il governo svizzero ha esaminato due varianti per l’applicazione dell’iniziativa.

La prima preconizza l’espulsione automatica degli stranieri delinquenti, nel rispetto del principio di proporzionalità. L’altra variante, suscettibile di violare il diritto internazionale, si basa invece su una lunga lista di infrazioni.

Non soddisfatto, il governo ha deciso di rinviare il dossier, onde poter studiare una nuova variante.

Il Dipartimento di giustizia e polizia dovrà presentare entro l’estate un modello di applicazione che rispetti il principio della proporzionalità e gli obblighi internazionali della Svizzera.

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