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Niente più armi a Riad?

una porta socchiusa con lo stemma dell Arabia saudita
La Svizzera potrebbe chiudere la porta all'esportazione d'armi verso l'Arabia Saudita. Nella foto l'ingresso del consolato saudita a Istanbul. Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved.

La notizia dell'uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul è stata accolta con grande indignazione anche in Svizzera. Ma che risposta possono dare le autorità federali? Molte voci chiedono un embargo della vendita di armi al paese arabo.

L’ammissione da parte del governo saudita delle responsabilità di membri dei suoi servizi segreti nell’uccisione del giornalista dissidente ha costretto i governi dei paesi occidentali a reagire. Anche le autorità svizzere sono confrontate con la necessità di dare risposte adeguate a una vicenda che ha profondamente indignato l’opinione pubblica.

Fra le possibili misure, la più discussa nella capitale federale è quella di un embargo sulla vendita di armi. Il presidente del Partito socialista Christian Levrat ha evocato questa possibilità già nel fine settimana. Dopo che lunedì la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato l’immediata interruzione delle forniture di armi all’Arabia Saudita, l’idea ha ottenuto il sostegno anche di vari parlamentari svizzeri di centro-destra.

“Sarebbe il caso di bloccare eventuali richieste di autorizzazione per la fornitura d’armi finché tutto sarà chiarito”, ha dichiarato per esempio ai microfoni della radio pubblica svizzera SRF la consigliera nazionale liberale-radicale Corina Eichenberger, membro influente della Commissione per la politica di sicurezza.

Impatto limitato

Un simile embargo avrebbe tuttavia verosimilmente un impatto relativamente limitato su Riad. “L’Arabia Saudita è praticamente chiusa per l’esportazione di materiale bellico svizzero”, spiega il portavoce della Segreteria di Stato per l’economia (Seco) Fabian Maienfisch. La prassi stabilita nel 2009 dal Consiglio federale permette solo le esportazioni di pezzi di ricambio e munizioni per materiale bellico fornito in precedenza (essenzialmente sistemi di difesa antiaerea) e di alcune armi di piccolo calibro per uso privato.

L’anno scorso la Svizzera ha venduto all’Arabia Saudita materiale bellico per un valore di 4,8 milioni, pari a circa l’1% del totale di esportazioni elvetiche di armi. In passato però l’Arabia Saudita è stata un cliente di prim’ordine per l’industria svizzera degli armamenti, come si vede nel grafico sottostante: nel 2009 e nel 2010 il valore delle vendite ha superato i 130 milioni di franchi. Buona parte dell’importo era legato alla fornitura di cannoni antiaerei e dei relativi sistemi di puntamento, come conferma la Seco.

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In anni recenti, la fornitura di armi all’Arabia Saudita è stata spesso al centro del dibattito. Forti polemiche aveva suscitato per esempio la decisione del Consiglio federale nel 2016Collegamento esterno di autorizzare la vendita a Riad di pezzi di ricambio per sistemi di difesa antiaerea, nonostante l’intervento saudita nello Yemen.

In questo senso, un eventuale embargo sulla vendita di armi al regime saudita avrebbe una notevole portata simbolica, tanto più se supportato da parlamentari di centro-destra che ancora pochi mesi fa si erano espressi in seno alla Commissione parlamentare per la politica di sicurezza a favore di un allentamento delle norme sull’esportazione di materiale bellico.

Altre misure

Intanto la Svizzera sta valutando anche altre possibili risposte al caso Kashoggi. Lunedì pomeriggio il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha convocato per la terza volta l’ambasciatore saudita a Berna. Al rappresentante d’affari saudita il DFAE ha chiesto “un’inchiesta rapida e chiara” su quanto accaduto a Istanbul, come dichiarato dalla segretaria di Stato Pascale Baeriswyl ai microfoni della radio pubblica svizzera RSICollegamento esterno.

A Berna si discute anche di possibili sanzioni nei confronti di Riad. La Svizzera attende tuttavia i risultati dell’inchiesta e le mosse della comunità internazionale. Se il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovesse adottare sanzioni contro l’Arabia Saudita, la Svizzera è pronta a metterle in atto, ha fatto sapere il DFAE. Nel caso in cui fosse l’Unione Europea a decidere delle sanzioni, il Consiglio federale valuterebbe la possibilità di applicarle a sua volta, conformemente a quanto stabilito dalla legge federale sugli embarghiCollegamento esterno. La questione potrebbe essere discussa mercoledì nel corso della seduta del Consiglio federale.

Il quotidiano Tages Anzeiger ha inoltre rivelato che Berna potrebbe anche congelare i colloqui finanziari con l’Arabia Saudita che avrebbero dovuto prendere avvio l’anno prossimo. I colloqui dovrebbero servire tra l’altro a facilitare alle banche svizzere l’accesso al mercato saudita. Anche una visita del ministro delle finanze Ueli Maurer a Riad, prevista per l’anno prossimo, potrebbe essere cancellata.

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