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Firmato accordo estensione libera circolazione alla Croazia

Svizzera e Croazia il 4 marzo 2016 hanno firmato l'accordo di libera circolazione delle persone, dopo due anni di stallo a seguito del sì popolare all'iniziativa "contro l'immigrazione di massa". Keystone

La Svizzera ha firmato stamane a Bruxelles l'estensione alla Croazia dell'accordo sulla libera circolazione delle persone. La firma era stata sospesa due anni fa in seguito all'approvazione dell'iniziativa popolare "contro l'immigrazione di massa". La palla è ora nel campo del parlamento.

Per la Confederazione stamani a Bruxelles erano presenti l’ambasciatore elvetico presso l’Unione europea, Roberto Balzaretti, e il segretario di Stato alla migrazione Mario Gattiker.

L’estensione della libera circolazione alla Croazia era stata “congelata” alla metà di febbraio del 2014, dopo l’accettazione, da parte di popolo e cantoni, dell’iniziativa dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) che ha imposto alla Confederazione di fissare dei tetti massimi per i permessi di dimora e contingenti annuali per tutti gli stranieri, calcolati in funzione dei bisogni dell’economia. Il testo adottato nella votazione popolare del 9 febbraio 2014, prevede poi che i trattati internazionali contrari a queste regole, come appunto l’Accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea (UE), debbano essere rinegoziati.

L’esecutivo federale trova una via

Il governo federale riteneva che il nuovo articolo costituzionale non gli permettesse di firmare il protocollo relativo alla Croazia. L’Unione europea aveva reagito sospendendo la partecipazione elvetica al programma europeo di ricerca Orizzonte 2020 (progetti per la ricerca e l’innovazione) e al programma di scambi di studenti Erasmus+.

L’esecutivo elvetico aveva poi sbloccato la situazione annunciando che avrebbe rispettato la libera circolazione anche senza accordo formale e che avrebbe versato 45 milioni di franchi alla Croazia, quale contributo all’allargamento dell’UE. La Svizzera era quindi stata parzialmente riammessa ai programmi europei fino alla fine del 2016.  La ratifica dell’accordo riguardante la Croazia dovrebbe sfociare nella piena integrazione.

Ora tocca al parlamento

Occorre però a questo punto che la soluzione del parlamento elvetico per applicare l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” risulti accettabile per l’UE. Le Camere federali dovrebbero ricevere proprio oggi le proposte governative in materia: il Consiglio nazionale (Camera bassa) ha già annunciato che tratterà il dossier croato nella sua prossima sessione speciale, alla fine di aprile.

In gioco vi sono miliardi di franchi destinati alla ricerca. Senza una soluzione definitiva la Svizzera parteciperà all’insieme del programma “Orizzonte 2020” in qualità di Stato terzo, come è avvenuto nel periodo 1987-2003. L’attuale associazione parziale permette alle istituzioni elvetiche di partecipare ai progetti, ma senza ricevere finanziamenti europei.

Reazioni contrastanti

Il Fondo nazionale svizzero (FNS) ha immediatamente espresso soddisfazione per la firma, sottolineando che così si eviterà una “esclusione definitiva e disastrosa” della Svizzera dagli accordi di ricerca con l’UE. Firmando il protocollo sulla Croazia il governo elvetico offre la possibilità di una partecipazione piena entro il 2016 al programma “Orizzonte 2020”, scrive il FNS in un comunicato odierno. Una partecipazione che “non è soltanto capitale sul piano scientifico per la Svizzera: le ricadute finanziarie provenienti dal bilancio europeo per la ricerca ammontano a parecchie decine di milioni di franchi l’anno”.

Gli fa eco la Conferenza dei governi cantonali della Svizzera occidentale, riunita proprio oggi, secondo la quale, la scelta di Berna “indispensabile” per l’economia, l’innovazione e la ricerca.

Anche per il Partito socialista la mossa compiuta nei riguardi della Croazia è “giusta”: la partecipazione elvetica alla ricerca è assicurata, “ma solo sul breve termine”. Berna deve riportare la relazione con Bruxelles su una base “sana e stabile”.

Completamente diverso il tono della reazione dell’UDC, secondo la quale l’estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia, “che il Consiglio federale sembra aver approvato oggi, è una violazione evidente della Costituzione”. In un comunicato, il partito parla di “voltafaccia” del governo e aggiunge che comunque la firma odierna non cambia per niente l’obbligo per il governo di introdurre entro febbraio 2017 “una gestione e una limitazione autonome dell’immigrazione proveniente dagli Stati UE”.

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