Tre corvi contro la libera circolazione
L'Unione democratica di centro (UDC) ha lanciato la sua campagna contro la libera circolazione delle persone, in votazione il prossimo 8 febbraio. Estendere l'accordo a Bulgaria e Romania, sostiene la destra nazional-conservatrice, significa aprire le porte della Svizzera ai criminali.
Pressione sugli impieghi e sui salari, indebolimento della rete sociale e, soprattutto, incremento della criminalità.
Sono questi, secondo l’UDC, i rischi ai quali la Svizzera si esporrebbe nel caso il popolo accettasse la proroga dell’accordo sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea (Ue) e la sua estensione a Romania e Bulgaria.
Il primo partito del paese punta in particolare il dito contro il pericolo di un aumento della delinquenza provocata da stranieri: chiunque potrà stabilirsi in Svizzera e dare sfogo alla sua energia criminale, ha ammonito il presidente Toni Brunner.
Romania e Bulgaria si situano ad un livello talmente basso in termini sociali ed economici, che sarebbe «totalmente irresponsabile accordare loro la libera circolazione delle persone», ha rincarato la dose Yvan Perrin, deputato in Consiglio nazionale (camera bassa), parlando di «terzo mondo europeo».
Due oggetti in uno
Il comitato per il “no” dell’UDC comprende 30 consiglieri nazionali e l’ex ministro di giustizia Christoph Blocher. L’UDC si oppone alla riconduzione e all’estensione dell’accordo di libera circolazione con l’Ue anche perché il Parlamento ha riunito in un solo pacchetto due questioni che secondo il partito andavano separate.
Toni Brunner ha ricordato che l’UDC si è detta favorevole alla proroga degli accordi coi 25 Stati membri dell’Ue, ma contraria alla loro estensione a Romania e Bulgaria, tenuto conto dei gravi problemi sociali, politici ed economici che affliggono i due paesi dell’Est.
Stando al deputato Pirmin Schwander, l’idea del Parlamento di unire i due oggetti in un unico decreto corrisponde ad una decisione anticostituzionale, contraria alle promesse del governo di lasciare al popolo la libertà di esprimersi su ogni estensione degli accordi di libera circolazione.
Sul tema della libera circolazione i democentristi sono tuttavia spaccati: il
consigliere nazionale turgoviese, nonché imprenditore, Peter Spuhler ha fondato un comitato di parlamentari UDC che invitano a votare sì, soprattutto per ragioni economiche.
Una soluzione per i Rom
Pirmin Schwander propone di rifiutare l’accordo e di incaricare il Consiglio federale di negoziare meglio l’estensione a Romania e Bulgaria, in particolare per trovare una soluzione in merito alla questione dei Rom.
Le condizioni poste per poter immigrare in Svizzera – come il possesso di un contratto di lavoro valido – non sono efficaci al 100%, sostiene la parlamentare Yvette Estermann. Risulterebbe quindi impossibile impedire l’arrivo dei Rom se questi affermano di voler esercitare un’attività professionale, ha aggiunto.
A parere della politica lucernese, in questo caso non sarebbe possibile controllare il dumping salariale esercitato da queste categorie di persone. «Corriamo il rischio di importare la povertà dell’Europa dell’Est, come è accaduto in Germania». Per Yvette Estermann, «con la recessione in vista, le assicurazioni sociali verrebbero messo sotto pressione con conseguenze disastrose».
Per simboleggiare i pericoli che “planano” sul paese, l’UDC ha scelto dei corvi neri che attaccano la Svizzera. «I corvi sono dei rapaci, degli uccelli aggressivi e ladri, che minacciano l’esistenza degli altri uccelli», ha spiegato Toni Brunner.
In passato, l’UDC si era servita di un altro animale – la “pecora nera” – nella sua campagna in favore dell’espulsione dei criminali stranieri.
Altri sviluppi
Unione democratica di centro (UDC)
Accordi al sicuro
In vista della votazione dell’8 febbraio, l’Ue ha a più riprese ammonito la Svizzera che un rifiuto alla libera circolazione annullerebbe l’intero pacchetto previsto dagli Accordi bilaterali I, a causa della cosiddetta “clausola ghigliottina”.
Per Schwander, responsabile della campagna dell’UDC, anche in caso di “no” alle urne gli Stati confinanti non se la sentiranno di disdire gli accordi bilaterali dai quali traggono indubbi vantaggi.
A tale riguardo, lo svittese ha evocato l’accordo sui trasporti e l’elevato numero di cittadini tedeschi, austriaci, italiani e francesi che lavorano nella Confederazione.
swissinfo e agenzie
Nel 1999 la Svizzera e l’Unione europea, formata allora da 15 paesi, hanno concluso un primo pacchetto di accordi bilaterali, che hanno permesso innanzitutto di garantire una reciproca apertura dei mercati.
Gli Accordi bilaterali I, entrati in vigore nel 2002, concernono i seguenti settori: libera circolazione delle persone, appalti pubblici, agricoltura, ricerca, trasporti terrestri e trasporto aereo.
Nel 2004 Berna e Bruxelles hanno concordato un secondo pacchetto di accordi bilaterali, destinati a rafforzare la cooperazione in altri settori.
Gli Accordi bilaterali II, entrati in vigore tra il 2005 e il 2008, riguardano l’adesione della Svizzera ai trattati di Schengen e Dublino, la fiscalità del risparmio, i prodotti agricoli trasformati, i media, l’ambiente, la statistica, la lotta contro la frode, le pensioni, nonché l’educazione e la formazione professionale.
Dopo l’approvazione da parte del popolo svizzero del protocollo aggiuntivo sulla libera circolazione delle persone, gli accordi bilaterali sono stati estesi nel 2006 anche ai 10 paesi che hanno aderito all’Ue nel maggio 2004.
Il popolo svizzero è chiamato a pronunciarsi il prossimo 8 febbraio sull’estensione della libera circolazione delle persone a Romania e Bulgaria, diventati membri dell’Ue nel 2007.
I Democratici Svizzeri, i Giovani UDC e la Lega dei Ticinesi sono infatti riusciti a raccogliere le 50mila firme necessarie per il referendum.
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