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Un passaporto svizzero per tutte e tutti

Swiss Democracy Passport retto da due mani
Ecco l'aspetto dello Swiss Democracy Passport. Bruno Kaufmann

Un mucchio di passaporti svizzeri giace di fronte a voi e potete servirvi liberamente, senza noiosi test di naturalizzazione sulla storia dei vecchi confederati o sul modo corretto di preparare una fonduta di formaggio. E il passaporto è gratuito. Una favola? No, la realtà.

Sveliamo subito il segreto: questo libretto rosso non è il passaporto per i cittadini svizzeri, ma lo Swiss Democracy Passport (passaporto svizzero della democrazia). La prima edizione verrà distribuita il 15 settembre, Giornata mondiale della democrazia.

Il colore e il formato sono gli stessi del passaporto ufficiale elvetico. Ma le somiglianze finiscono qui.

Il passaporto verrà presentato il 15 settembre al Polit-forum di Berna nell’ambito della Giornata mondiale della democrazia, lanciata dall’ONU nel 2007.

Sarà anche presentato nell’ambito di due eventi internazionali che si svolgeranno in Svizzera.

Il 24 e 25 settembre, a Zofingen si terrà il primo Forum internazionale della Fondazione svizzera per la democrazia, di cui SWI swissinfo.ch è partner mediatico.

Invitato di rilievo dell’evento è il politologo tedesco-americano Yascha Mounk. Con il suo libro “The People vs. Democracy: Why Our Freedom Is in Danger and How to Save It”, pubblicato nel 2018, è diventato una delle voci più importanti nel dibattito attuale sulla democrazia.

Mounk a Zofingen parteciperà anche a una discussione sul tema: “La democrazia alla prova del coronavirus”, che sarà moderata dalla caporedattrice di SWI swissinfo.ch Larissa Bieler.

A settembre dell’anno prossimo è invece prevista a Lucerna la Conferenza mondiale sui diritti popolari, il Global Forum on Modern Direct DemocracyCollegamento esterno, co-organizzato dalla fondazione.

Il passaporto non è disponibile nelle quattro lingue nazionali svizzere, ma solo in inglese. Lo Swiss Democracy Passport è infatti pensato per attirare l’attenzione al di fuori dei confini elvetici.

Il sottotitolo mette le cose in chiaro: “Guide to Modern Representative Democracy With Initiative and Referendum”, guida alla democrazia rappresentativa moderna con iniziativa e refedendum. 

Il passaporto è un opuscolo di 48 pagine che – attraverso testi, immagini e grafici – spiega e approfondisce diversi aspetti della democrazia elvetica.  “Con lo Swiss Democracy Passport, vogliamo sfatare il mito che la democrazia diretta e la democrazia rappresentativa si escludano a vicenda”, dice Adrian Schmid, presidente della Fondazione svizzera per la democrazia, che pubblica l’opuscolo con il sostegno dell’Università di Berna.

Perché la Svizzera è la dimostrazione che la democrazia diretta e quella parlamentare “non solo si completano l’una con l’altra, ma si sostengono a vicenda”, aggiunge Schmid.

Qui potete sfogliare la versione digitale:

Swiss Democracy Passport (documento pdf, versione 2022)

Download:Swiss Democracy Passport (documento pdf, versione 2022)

Distribuzione nelle ambasciate elvetiche

Come si può ottenere il passaporto democratico svizzero? Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) distribuirà una parte consistente della prima tiratura da 2’000 copie alle ambasciate svizzere nel mondo. Il pubblico di riferimento è formato da tutti coloro che sono interessati alla democrazia dal punto di vista della politica, dell’economia, della formazione e della società civile.

La Fondazione svizzera per la democrazia ha finanziato il progetto e parte dei costi sono a carico delle istituzioni acquirenti – tra questi anche il Governo federale e la città di Lucerna. Quest’ultima distribuirà il passaporto durante il nono Global Forum on Modern Direct Democracy che Lucerna ospiterà nel settembre del 2022 (vedi riquadro in alto).

Hillary Clinton attorniata da bambine e bambini
Lezione di democrazia per la First Lady. Nel 1998, Hillary Clinton, moglie dell’allora presidente statunitense Bill Clinton, ha seguito un corso introduttivo alla democrazia inclusiva e diretta tenuto dai membri del Parlamento dei bambini di Lucerna. Questa foto verrà ora distribuita in tutto il mondo. È infatti contenuta nello Swiss Democracy Passport. Priska Ketterer

A causa della pressione sulle democrazie e le libertà democratiche, gli ideatori e le ideatrici del passaporto non vogliono solo informare, ma anche emancipare. “Il passaporto è una sorta di cassetta degli attrezzi. Con gli strumenti della democrazia diretta vi sono presentati, le minoranze possono cercare di trovare delle maggioranze per le loro preoccupazioni”, spiega Schmid.

Mobilitare la popolazione

La promozione della democrazia oltre i confini è parte integrante della politica estera della Svizzera. È una missione iscritta nella Costituzione.

Nella prefazione del passaporto, il ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis cita i seguenti argomenti a favore di una maggiore democrazia all’estero.

  • La democrazia diretta aumenta il sostegno della popolazione alle decisioni politiche.
  • Obbliga tutte le parti a fare compromessi per ottenere una maggioranza su determinate questioni.
  • Il legame tra democrazia diretta, federalismo e Stato di diritto garantisce che le preoccupazioni delle minoranze abbiano eco e siano tutelate.

Lo Swiss Democracy Passport è la quarta versione dell’opuscolo.

Il primo passaporto della democrazia è venuto alla luce nella città svedese di Falun. È poi stato il turno del Passaporto europeo per la democrazia, disponibile in 23 lingue. Con più di mezzo milione di copie, è il documento dell’UE con la tiratura maggiore.

Dal 2017 esiste anche il passaporto mondiale per la democrazia, disponibile anche in cinese.

L’inventore dei passaporti democratici è il giornalista svizzero Bruno Kaufmann, che da decenni lavora per la Società svizzera di radiotelevisione SSR come corrispondente internazionale, per la Radiotelevisione svizzero-tedesca SRF e per SWI swissinfo.ch.

“Tutto è iniziato quando un’insegnante di scuola media svedese con cui ho discusso si è lamentata della mancanza di uno strumento pedagogico semplice per i corsi di educazione civica”, racconta Kaufmann.

“Soprattutto a livello europeo, il passaporto democratico ha permesso a nuovi strumenti come l’iniziativa dei cittadini europei di essere conosciuti meglio”. Questo si riflette anche, secondo Kaufmann, nel forte aumento dell’utilizzo di questo primo diritto civico transfrontaliero.

Ma il consigliere federale Ignazio Cassis fa notare anche che la democrazia diretta può essere una sfida per la politica estera. In particolar modo in quest’epoca in cui “la politica interna e la politica estera sono più interconnesse che mai”, scrive. Nuovi strumenti, come il diritto non vincolante (“Soft Law”), permettono alla politica estera di rispondere rapidamente ai nuovi problemi globali. Ma questi accordi, dichiarazioni d’intenti o linee guida non vincolanti “sollevano anche legittime questioni riguardanti la partecipazione democratica alla loro elaborazione”.

Una sfida di tutt’altro genere per Ignazio Cassis è la Cina, con la quale la Svizzera ha tradizionalmente buone relazioni dal 1950. Di fronte all’aumento delle violazioni dei diritti umani in Cina constatate dal ministro nel 2019, la Svizzera deve rappresentare in modo più fermo i suoi interessi e i suoi valori di fronte a Pechino, dice. Non si tratta di distribuire il passaporto della democrazia, ma di rafforzare il diritto internazionale e il multilateralismo.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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