Come riconciliare democrazia diretta e diritto internazionale
Per i cittadini svizzeri si avvicina l'ora in cui saranno chiamati a pronunciarsi su un'iniziativa popolare che chiede di assegnare al diritto svizzero la preminenza su quello internazionale. Ecco una panoramica di altre opzioni che potrebbero consentire di risolvere le controversie in materia di gerarchia giuridica.
Negli ultimi anni diverse iniziative popolari in Svizzera – come quelle sul divieto di costruire nuovi minareti o sull’espulsione automatica di stranieri condannati per gravi reati – hanno sollevato una delicata questione: come conciliare il diritto interno e quello internazionale?
Si tratta di una questione emotiva e fondamentale che tocca elementi chiave dell’identità svizzera: la democrazia diretta, una sovranità forte e una certa distanza dalle tendenze internazionaliste. La Svizzera ha aderito all’ONU solo nel 2002.
Sul piano puramente giuridico, se la domanda in sé è semplice, non esiste una risposta facile. A margine di una recente conferenza-dibattito a Ginevra, il giornalista e giurista Denis Masmejan ha sintetizzato per swissinfo.ch sei delle soluzioni più spesso citate per superare questo paradosso.
1. “Qui decidiamo noi”
È l’opzione proposta dall’iniziativa popolare “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazione)Collegamento esterno“, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Il testo, che sarà sottoposto a votazione popolare forse già quest’anno, mira a elevare lo status del diritto svizzero al di sopra di quello di trattati e organismi internazionali, quali la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che attualmente può pronunciarsi e criticare le decisioni dei tribunali elvetici. Il governo svizzero è recisamente contrario a questa idea, ma alla fine spetterà al popolo decidere.
2. Invalidazione costituzionale
Questa opzione, secondo Denis Masmejan, inserirebbe nella Costituzione svizzera una clausola che farebbe scattare automaticamente l’invalidazione di iniziative popolari contrarie a trattati o accordi internazionali. Con questa soluzione, iniziative come quelle per il divieto di edificare nuovi minareti o per proibire a vita ai pedofili di lavorare con i bambini – che violano entrambe il diritto internazionale – verrebbero dichiarate nulle. Un’opzione che, per Denis Masmejan, al momento non gode di alcun sostegno politico.
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3. Invalidazione parlamentare
Invece di inserire una disposizione nella Costituzione, secondo questa opzione, il parlamento di “interpreterebbe” le iniziative popolari prima di stabilire se violano gli accordi internazionali. Il parlamento deciderebbe di conseguenza se invalidare l’iniziativa o se farla proseguire verso l’esame delle urne. Attualmente, il parlamento svizzero vota sulle iniziative popolari, ma non ha alcun potere decisionale su di esse: il voto parlamentare rappresenta una raccomandazione non vincolante per l’elettorato. Dal profilo politico, per Masmejan, anche questa opzione è improbabile.
4. Esame preliminare
Attualmente, prima che i promotori di un’iniziativa inizino a raccogliere le firme, la Cancelleria federale verifica se il testo è conforme alle regole. Ma queste riguardano l’aspetto “puramente formale”, sottolinea Masmejan. Il “controllo preliminare” che questa opzione introdurrebbe comporterebbe invece l’esame della conformità delle iniziative sul piano giuridico, prima di iniziare a raccogliere le firme. Se la proposta non risultasse compatibile con le norme giuridiche esistenti, verrebbe archiviata. Anche per questa opzione, però, non c’è volontà politica.
5. Doppio voto popolare
Questa opzione, ideata dal gruppo di riflessione Avenir Suisse, sembra politicamente più fattibile. Soprattutto perché lascerebbe più potere al popolo. L’idea è di indire una seconda votazione obbligatoria, di conferma, quando un’iniziativa popolare è contraria al diritto internazionale. Facciamo l’esempio di un’iniziativa controversa che è accettata dal popolo: il governo deve poi redigere una legge di attuazione che aggiri il diritto internazionale, oppure, per evitare questo, che applichi solo parzialmente la decisione del popolo o addirittura che non la applichi per nulla. Con questa opzione, la legge di attuazione adottata dal parlamento sarebbe sottoposta obbligatoriamente al voto popolare.
6. Due piccioni con una fava
Quest’ultima opzione, ideata da un altro think-tank, il forausCollegamento esterno, è simile alla proposta numero 5, ma combina due votazioni in una sola. Introdurrebbe un “principio normativo” che il governo utilizzerebbe per interpretare un’iniziativa: il diritto internazionale ha la priorità, a meno che il testo dell’iniziativa non menzioni esplicitamente il primato su uno specifico trattato internazionale. In questo modo, al momento in cui votano sull’iniziativa, i cittadini svizzeri deciderebbero consapevolmente se violare o meno gli obblighi internazionali. Questa è l’opzione preferita da Denis Masmejan.
(Traduzione: Sonia Fenazzi)
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