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Unirsi per costruire la democrazia

I "senza documenti" sono una preoccupazione della diaspora tunisina in Svizzera swissinfo.ch

In occasione del secondo anniversario della primavera araba, swissinfo.ch ha incontrato alcuni militanti arabi in Svizzera. Testimonianze di una comunità in cui l'entusiasmo ha ceduto il posto ad una riflessione sulle modalità per costruire un futuro democratico.

I militanti arabi in Svizzera sono uniti contro le forze antirivoluzionarie. Le loro azioni, volte a sostenere la transizione democratica nei paesi d’origine, si concentrano su temi di politica, di diritti dell’uomo e di sviluppo economico.

I militanti intervistati da swissinfo.ch sono concordi nell’affermare che è ancora presto per valutare la situazione nei paesi della primavera araba. Le loro testimonianze aiutano tuttavia a fare chiarezza.

Secondo Rachid Moussali, fondatore e direttore dell’Organizzazione Al-Karama (la Dignità), con sede a Ginevra, “le libertà fondamentali sono ampiamente rispettate in Egitto, Tunisia e Libia. E nonostante le violazioni che avvengono di tanto in tanto, la situazione, rispetto al passato, è migliorata di molto”.

Lo spazio di libertà si è allargato

Stessa impressione dalla Libia. Khaled Saleh, membro del Consiglio nazionale libico per le libertà pubbliche e i diritti umani, dichiara: “La situazione è cambiata radicalmente. Lo spazio di libertà si è allargato. Le leggi che vietavano le manifestazioni e l’adesione ai partiti politici sono state abrogate. La porta verso la libertà d’espressione è ormai aperta”.

Ciononostante, rimane ancora molto da fare in questi paesi dove “i servizi di sicurezza sono stati a lungo nelle mani di regimi dispotici”, precisa Rachid Moussali. I militanti arabi in Svizzera ne sono coscienti, e sottolineano le grandi sfide da affrontare per instaurare le libertà ed istituire uno stato di diritto nei paesi che hanno finora subito il totalitarismo.

Malgrado le difficoltà, i militanti non si perdono d’animo. Si rallegrano, anzi, del rapido passaggio dalla legittimità rivoluzionaria a quella elettorale verificatosi con successo nei paesi della primavera araba, che hanno dimostrato di saper rispettare il ruolino di marcia. L’elaborazione di progetti di nuove costituzioni ne è la prova. Un’iniziativa, questa, simbolo di una transizione democratica, sostenuta da organizzazioni arabe attive in Svizzera, come Al-Karama.

Il suo direttore, Rachid Moussali, ammette che “questi nuovi progetti, anche se hanno molti lati positivi, possono presentare alcune imperfezioni”. Come ad esempio il disegno della costituzione egiziana, che, secondo lui, “non tiene conto della convenzione dell’ONU contro la tortura”.

Moltiplicare le iniziative di conciliazione

Occorre precisare che Al-Karama, così come altre organizzazioni di sostegno alle rivoluzioni, non si limita al ruolo di osservatrice passiva. Ad esempio, Al-Karama ha fornito consigli ad istituzioni governative e ad alcuni parlamentari egiziani.

Questo ruolo attivo comporta delle difficoltà. Secondo Safwa Issa, militante di Verità e Azione, una ONG in difesa dei diritti umani in Tunisia con sede a Losanna, “assistiamo ad uno scontro tra due campi: quello che difende la libertà di pensiero e di coscienza, e quello che è animato da una logica di vendetta”.

Cosciente delle difficoltà, la comunità araba in Svizzera moltiplica le iniziative di conciliazione. “Prima della rivoluzione, gli sforzi delle diverse comunità arabe erano dispersi e sparpagliati. Oggi, invece, queste cercano di lavorare insieme”, osserva Mohamed El-Jribi, presidente della comunità tunisina in Svizzera (CTS).

Avendo ristabilito il legame fra i suoi membri che si era spezzato, la comunità tunisina in Svizzera organizza ora una serie di seminari tenuti da universitari. Il loro scopo: rendere più comprensibile ai tunisini gli avvenimenti nel loro paese. È in questo spirito che alcuni parlamentari sono stati invitati a presentare ai tunisini in Svizzera le grandi linee della nuova costituzione.

Il problema degli immigrati irregolari

Un problema urgente preoccupa in modo particolare la CTS: quello degli immigrati in situazione irregolare. Per porvi rimedio, la comunità tunisina, in partenariato con il partito dei Verdi del canton Vaud, sta preparando un progetto per dar loro la formazione e l’aiuto finanziario necessari per incoraggiarli a tornare nel loro paese.

Altra comunità, altra iniziativa. Ad Olten, nel 2011, la comunità libica ha creato un’agenzia di stampa. Questa faceva capo ad una rete di corrispondenti locali che mettevano al corrente i libici della situazione nel loro paese. Il suo direttore, Saleh Al-Majdoub, dichiara: “il nostro lavoro consisteva soprattutto nel testimoniare sul cambiamento di rotta scatenato dalla rivoluzione e sul processo di transizione democratica”.

La nuova situazione ha spinto l’agenzia a trasferire l’attività in Libia, dove ora dispone di un’antenna radiofonica e televisiva.

Aiuti d’urgenza

La povertà e le crisi sociali provocate delle rivoluzioni arabe hanno creato uno spirito di solidarietà che si manifesta, oggi, tramite la colletta di doni e l’aiuto allo sviluppo. In questo contesto, in Svizzera si moltiplicano degli organismi arabi di beneficenza e di sviluppo, tra cui la SEAMA (Swiss Egyptian alternative Medicine Aid) e la CSTDD (Cooperazione Svizzera-Tunisia per lo sviluppo sostenibile).

La SEAMA ha sede a Zurigo. Il suo obiettivo è fornire di cure sanitarie e aiuti finanziari. La CSTDD è attiva nei cantoni francofoni e mira ad aiutare e sostenere i bisognosi in Tunisia.

A queste si aggiunge l’UOSSM (Unione delle organizzazioni siriane di aiuto medico). Insediata a Parigi, dispone di rappresentanti in tutta Europa, Svizzera compresa. Invia in Siria medicamenti, materiale medico e aiuti d’urgenza.

Apolitica, areligiosa, a scopo non lucrativo, l’associazione Tunisini universitari in Svizzera (TUNES) è stata fondata nel maggio 2011.

È stata ufficialmente riconosciuta dal Politecnico federale di Losanna.

I suoi membri provengono da università, scuole universitarie e politecnici elvetici.

La sua missione principale consiste nella supervisione degli studenti tunisini in Svizzera e nell’agevolazione della loro integrazione.

Attualmente ha due progetti in corso. Un programma sociale e uno finanziario.

Il primo è volto a sostenere il settore dell’insegnamento tunisino, con l’invio di materiale d’ufficio, grazie a contatti con alcune imprese e banche svizzere.

Il secondo, sul lungo termine, consiste nell’attirare in Tunisia degli investitori svizzeri ed aiutarli ad entrare in contatto con gli omologhi tunisini.

Creata nel 1998, la Swiss Egyptian Alternative Medicine Aid (SEAMA) ha due obiettivi.

Il primo è fornire aiuto medico alle famiglie egiziane bisognose. A tale scopo è stata costruita una clinica.

Il secondo è offrire nuove prospettive agli emarginati della società egiziana. Un piano semplice e un piccolo aiuto finanziario sono nella maggior parte dei casi sufficienti per riprendere in mano la propria vita.

(Traduzione dal francese: Francesca Motta)

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