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Uno stop all’inflazione di iniziative popolari

Doccia fredda per il primo tentativo di rincarare fortemente i prezzi di carburanti e combustibili fossili allo scopo di accelerare la svolta energetica in Svizzera. Keystone

Le fosche prospettive per le casse statali e per l’economia hanno pesato sul massiccio rifiuto dei due oggetti in votazione questa domenica, ritiene la stampa. Secondo molti commentatori, la disfatta subita dai Verdi liberali e dal PPD dovrebbe dissuadere i partiti dal lanciare iniziative popolari solo a scopo elettorale.  

“Era chiaro da tempo che l’iniziativa dei Verdi liberali sarebbe fallita in modo grandioso. Diversi fattori hanno però contribuito a farne una disfatta di portata storica”, scrivono il Tages-Anzeiger e il Bund, che tentano di spiegare le ragioni dello schiaffo subito dal piccolo partito di centro alle urne: 92% di ‘no’, contro solo un 8% di ‘sì’ per l’iniziativa che chiedeva di sostituire l’IVA con una nuova tassa sull’energia.

“Innanzitutto le lacune dell’iniziativa erano troppo grandi e a molti cittadini è apparsa troppo imprevedibile la proposta di sopprimere la principale fonte di introiti della Confederazione. Le fosche prospettive delle casse statali e la soppressione del corso minimo di cambio dell’euro hanno ridotto ulteriormente la voglia di esperimenti presso gli elettori”, proseguono i due giornali. “Ora i Verdi liberali, che vogliono spesso apparire come politici di centro pragmatici, dovranno accettare di essere visti come utopisti distanti dal mondo. In che misura potranno sopportarlo, lo si vedrà alle prossime elezioni di autunno”. 

Due no l’8 marzo 2015

Questa domenica, il 92% dei votanti ha respinto l’iniziativa “Imposta sull’energia invece dell’IVA”, lanciata dai Verdi liberali. Il testo in votazione chiedeva di sopprimere entro 5 anni l’IVA e di introdurre al suo posto un’imposta sulla produzione o l’importazione di energia non rinnovabile (petrolio, gas, carbone e uranio). 

L’iniziativa “Sostenere le famiglie!” è stata invece bocciata dal 75% dei votanti. La proposta del PPD mirava ad alleggerire il carico fiscale che pesa sulle famiglie, esentando dalle imposte gli assegni per i figli e gli assegni di formazione, il cui importo minimo a livello nazionale è di 200 franchi e, rispettivamente, 250 franchi. 

La partecipazione al voto è stata dle 42%.

Per il Tages-Anzeiger e il Bund, il voto di questa fine settimana non rappresenta però una sconfitta solo per i Verdi liberali: “Anche i promotori della svolta energetica sono chiamati a riflettere di fronte a questo chiaro verdetto popolare. Per realizzare questa svolta bisogna imporre prezzi più elevati dell’energia. Ma il violento no all’iniziativa dei Verdi liberali lascia trasparire in che misura siano impopolari degli aumenti artificiali del prezzo della nafta, della benzina e dell’elettricità. Anche una proposta molto più moderata incontrerebbe oggi delle difficoltà alle urne”. 

Un chiaro segnale 

Anche per la Neue Zürcher Zeitung, il ‘no’ di dimensioni storiche espresso dal popolo non si basa solo sui timori di mettere in pericolo il bilancio statale, legando il principale gettito fiscale della Confederazione ad una tassa ecologica. “Il popolo, che per la prima volta dopo l’incidente di Fukushima è stato chiamato ad esprimersi su questioni energetiche, ha respinto anche una trasformazione radicale della politica energetica ed economica”. 

Il quotidiano zurighese mette in guardia anche anche il governo “che intende rincarare artificialmente l’energia con un secondo pacchetto di misure nel quadro della Strategia energetica 2050. Il sistema di incentivazione proposto dal Consiglio federale è per ora molto più moderato di quello voluto dai Verdi liberali e i prelievi fiscali dovrebbero essere riversati alle economie domestiche e alle imprese. Ma quello che il governo non dice apertamente è che, per realizzare il sogno della rinuncia all’energia atomica, dal 2030 sarebbero necessarie aliquote d’imposizione tanto elevate quanto quelle previste dall’iniziativa dei Verdi liberali. Il risultato della votazione rappresenta quindi un segnale contro i piani del Consiglio federale, elaborati dopo Fukushima senza tener conto della realtà democratica ed economica”. 

Una visione condivisa anche dalla Basler Zeitung. “I Verdi liberali non sono stati sconfitti solo nel loro tentativo di utilizzare questa iniziativa quale impulso supplementare nell’anno elettorale. Hanno pure reso un grande servizio ai nemici della svolta energetica, che ora possono approfittare di un vento favorevole. Il risultato di questo voto costituisce una prima doccia fredda anche per il sistema d’incentivazione ventilato dal Consiglio federale”. 

Inflazione di iniziative 

Per l’Aargauer Zeitung, il responso delle urne segna soprattutto la sconfitta di due partiti che hanno voluto far leva su delle iniziative popolari solo per attirare l’attenzione in un anno elettorale. Pur subendo una batosta meno severa dei Verdi liberali, questa fine settimana anche il Partito popolare democratico (PPD) è uscito nettamente sconfitto con la sua iniziativa che chiedeva ulteriori alleggerimenti fiscali per le famiglie con figli.

“È quasi leggendaria la dichiarazione fatta dal presidente del PPD nel 2011: Christophe Darbellay aveva annunciato che il suo partito avrebbe lanciato un’iniziativa popolare, aggiungendo però di non sapere ancora su quale tema. Quattro mesi dopo i popolari democratici hanno cominciato a raccogliere firme per l’iniziativa ‘Sostenere le famiglie!’. E il mese seguente anche i Verdi liberali hanno dato inizio alla raccolta delle firme per l’iniziativa ‘Imposta sull’energia invece dell’IVA’, che doveva servire a sua volta da veicolo di propaganda”.

Altri sviluppi

“Oggi si è visto però che sia il PPD che i Verdi liberali non si interessavano più delle loro iniziative. Nessuno dei due partiti ha condotto una campagna politica, che merita questo nome, in vista della votazione”, aggiunge il quotidiano argoviese, secondo il quale le “penose disfatte” subite dai due partiti dovrebbero servire a ridurre “l’inflazione di iniziative” degli ultimi anni. “I dirigenti dei partiti si guarderanno bene in futuro dal mettere in moto una grande macchina politica solo per motivi di propaganda a corto termine”. 

Strumento di marketing

Anche per Le Temps, la principale lezione di questa fine settimana è “un avvertimento a coloro che lanciano delle iniziative”, uno strumento popolare che i partiti di centro non riescono finora a padroneggiare. “La moltiplicazione delle iniziative osservata da qualche anno e l’aumento dei successi in votazione hanno dato delle ali anche ai partiti che facevano poco ricorso a questo stratagemma politico. I partiti di centro hanno così deciso di farne, a loro volta, un elemento di marketing”. 

Finora questi partiti “hanno cercato di profilarsi, scegliendo temi seducenti e centrali per il loro elettorato. Ma non necessariamente considerati prioritari per l’insieme degli elettori, i quali lo esprimono chiaramente il giorno del voto”, aggiunge il giornale romando. “Che lo si voglia o no, i partiti dei poli o i gruppi d’interesse mal rappresentati in parlamento hanno più chance di aprire un dibattito tramite un’iniziativa popolare. L’Unione democratica di centro (UDC) lo ha capito bene”.   

“Basta con le iniziative a scopi elettorali”, rincara la dose il Blick, per il quale “le forze di centro guardano da anni con invidia verso destra”, ossia verso l’UDC, che riesce spesso a raccogliere delle maggioranze per le sue iniziative popolari. “È quanto verrebbero fare anche tutti gli altri partiti, ma non ne sono veramente in grado”.

Timori di natura finanziaria 

Anche per la Regione, questa fine settimana si è avuto “la sensazione di trovarsi di fronte a operazioni di ‘marketing’ elettorale”. Nel loro voto i cittadini si sono però basati soprattutto su ragioni di natura economica e finanziaria. Per l’iniziativa dei Verdi liberali, “a prevalere sono stati due sentimenti. Il primo è quello legato ai timori sulle conseguenze di una rinuncia all’IVA, in un momento nel quale lo stato delle finanze pubbliche tende a peggiorare. Si sarebbe dunque trattato di un avventuroso salto nel buio, a meno di caricare con tasse elevate i consumi energetici e ciò in una fase già difficile per l’economia nazionale alle prese con gli effetti del franco forte. È stata questa la seconda paura a imporsi”. 

Anche per l’insuccesso dell’iniziativa per le famiglie del PPD sono stati determinanti le “preoccupazioni di natura finanziaria. La messa in atto della misura sostenuta dai democristiani avrebbe infatti comportato minori entrate per almeno un miliardo nelle casse di Confederazione, Cantoni e Comuni. Il dibattito su questa iniziativa ha poi messo in luce altri dubbi e in particolare quello secondo il quale la deducibilità degli assegni per i figli avrebbe favorito soprattutto le famiglie con un reddito più elevato. Tutti, da destra a sinistra, dicono di essere per una politica familiare più incisiva. È sul tipo di scelte da compiere che continua a mancare il consenso”.

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