Le autorità italiane hanno cancellato due liste nere, nelle quali era inserita anche la Svizzera, nell'ambito della legge di stabilità, approvata mercoledì dal parlamento di Roma. La nuova normativa si applicherà a partire dal primo gennaio 2016. Il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha preso atto con soddisfazione di questo "sviluppo positivo".
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swissinfo.ch e RSI (TG del 23.12.2015)
La decisione adottata dal parlamento italiano si iscrive nell’ambito del dialogo costruttivo che Svizzera e Italia hanno instaurato sulla base della road map firmata in febbraio, aggiunge il DFF.
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Una delle liste nere soppresse è quella del 2002, relativa alle imprese domiciliate in paesi dove beneficiano di regimi fiscali privilegiati. La Svizzera figurava su questa lista per via dei regimi fiscali cantonali concessi a certi tipi di imprese come le holding e le società miste. La Confederazione si è impegnata ad eliminare questi regimi fiscali privilegiati nell’ambito della Riforma III della fiscalità delle imprese.
La seconda lista nera cancellata riguarda le società straniere controllate (CFC, controlled foreign companies) e le società domiciliate in Svizzera a beneficio di un regime fiscale privilegiato ma controllate in maggioranza da azionisti residenti in Italia. Il fatto che questa black list sia stata eliminata è positivo, ma in pratica bisognerà valutare gli effetti della nuova normativa.
Cosa succederà in concreto, ora che la Camera dei deputati e il Senato hanno approvato la legge di stabilità finanziaria che abolisce le liste nere, nessuno lo sa però ancora. Una comunicazione del ministero sugli aspetti tecnici e su quanto cambierà davvero per chi vuole lavorare a cavallo del confine italo-svizzero è stata annunciata per i prossimi giorni.
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Metà di tutto il traffico in Ticino è dovuto ai frontalieri. Per il consigliere di stato Claudio Zali, ci vuole una strategia globale per ridurre i disagi. Ad esempio potenziando i mezzi pubblici, favorendo il "car pooling" e tassando i posteggi.
Il traffico di transito ai valichi doganali italo-svizzeri aumenta di anno in anno. La situazione si sta ulteriormente peggiorando a causa della crisi economica che ha spinto sempre più lavoratori italiani, soprattutto lombardi, a cercare lavoro in Ticino. Ora i frontalieri sono quasi 65mila e le strade ticinesi possono sopportare l'entrata di circa 40mila lavoratori, afferma Claudio Zali, membro del governo del canton Ticino.
Per cercare di risolvere il problema del traffico, il cantone ha deciso di avere dei dati concreti per cercare di reagire nel modo più adeguato. Recentemente ha così promosso un censimento per capire meglio questo transito transfrontaliero.
I dati sono chiari. La maggior parte delle persone che entrano in Ticino sono lavoratori. E quasi tutti viaggiano da soli (88% delle vetture era infatti occupata dal solo guidatore) e dispongono di un posteggio gratuito sul posto di lavoro.
Per cercare di trovare le soluzioni giuste per ridurre il traffico di transito dei lavoratori transfrontalieri, Claudio Zali intende elaborare una strategia complessiva che si riassume in due frasi: potenziare il servizio pubblico e disincentivare il traffico privato.
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