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Viola Amherd alla presidenza della Svizzera nel 2024

Der Schweizer Bundesrat mit Viola Amherd (links) an der Spitze, aufgenommen im Dezember 2023 im Bundeshaus in Bern. 
Il Consiglio federale svizzero con Viola Amherd (a sinistra) in testa, fotografato a dicembre 2023 nel Palazzo federale di Berna. © Keystone / Peter Klaunzer

Gioca con sicurezza con le strutture di potere maschili. La vanità le è estranea. Viola Amherd, la prima donna a capo del Dipartimento della difesa, diventa presidente della Confederazione. 

Quando è entrata nel Governo svizzero, ha preso ciò che le è stato dato: il Dipartimento della difesa. 

“Beh, ora è così, quindi è quello che farò”, afferma Viola Amherd in un ritratto del 2020 davanti alle telecamere della televisione svizzera. 

Tra i dipartimenti dell’esecutivo svizzero, quello della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) è sempre stato considerato un carrozzone difficile da governare, che funziona con il pilota automatico e che può cavarsela senza un capitano. Gli uomini che si sono succeduti a capo del dipartimento sono diventati nel migliore dei casi l’organo esecutivo dei potenti capi di Stato maggiore. 

Finché non è arrivata una donna. E una che faceva domande critiche. I comandanti dovettero prima farci l’abitudine. Molti pensavano forse che Amherd potesse essere rimessa al suo posto. Ma quando avrebbe potuto trasferirsi in un altro dipartimento, lei ha deciso di rimanere. 

L’allocuzione del 1. gennaio 2024 della nuova presidente elvetica:

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Come funziona l’esercito? “Dal basso verso l’alto, c’è un filtraggio delle informazioni a ogni livello, finché non arrivano solo buone notizie ai vertici”, dice il consigliere agli Stati Pirmin Schwander, colonnello dello Stato Maggiore e membro del partito conservatore di destra UDC. Ottenere le informazioni giuste per guidare questo dipartimento è quasi impossibile. 

Ma Amherd è riuscita a fare proprio questo. Senza alcuna esperienza militare, ha fatto presa sul bastione maschile. “Non era legata a nessuna cerchia particolare e questo ha rappresentato un vantaggio”, dice Schwander, che per anni ha seguito da vicino quanto accadeva in seno al Dipartimento della difesa soprattutto da un punto di vista finanziario.  

Anche Priska Seiler Graf, esperta di sicurezza per il Partito socialista, riconosce le sue qualità di leader: “Ha lasciato il segno nel DDPS, cosa non facile”. 

Amherd vor Armeekader
Incontro con l’Associazione svizzera degli ufficiali nel 2019. © Keystone / Urs Flueeler

Chi è Viola Amherd?

Nella palestra del piccolo villaggio di Mitholz, nell’Oberland bernese, si svolge una scena che non ha bisogno di commenti. Sopra il villaggio si erge una montagna, dove l’esercito svizzero ha smaltito per decenni 3’500 tonnellate di munizioni. 

+ Il nostro reportage del 2020 sul caso delle munizioni di Mitholz. 

Siamo a febbraio del 2020, in una fredda serata invernale. Viola Amherd deve dire alle persone residenti che 170 di loro dovranno lasciare le loro case per molto tempo. È una catastrofe. Lo Stato li sta sfrattando. Le lacrime scorrono. 

Amherd dà la notizia di persona, nella sala si percepisce il risentimento collettivo. Quando la bomba viene sganciata e la parte ufficiale è finita, Amherd potrebbe andarsene sulla sua limousine che l’aspetta all’uscita. Ma lei invece rimane. Un gesto di empatia. 

Amherd nasce nel 1962 a Briga, in Vallese, in una famiglia cattolica. Il padre gestisce con ambizione il suo negozio di elettronica, espandendosi rapidamente nelle valli circostanti e arrivando a dare lavoro a più di cento persone. Il matrimonio dei suoi genitori ne risente. 

Quando la giovane Viola si diploma in latino al Collegio Spiritus Sanctus di Briga, i suoi genitori divorziano. Questo non si concilia con lo stile di vita vallesano dell’epoca. 

La madre dice alla figlia di rimanere indipendente e autonoma. “Come donna, devi lottare per te stessa”, le dice, come racconta Amherd in seguito. 

“Noi montanari abbiamo la montagna in testa”, dice oggi la consigliera federale.  

Il popolo di Briga festeggia la sua presidente della Confederazione: 

Dalla parte delle donne

Al liceo, Amherd scrive la sua tesi di maturità sull’anarchia e in seguito studia legge a Friburgo. 

L’avvocatessa 29enne viene convinta a entrare in politica. “Non ci si può lamentare della mancanza di opportunità per le donne, ma poi dire di no quando se ne presenta l’occasione”: è così che la sua mentore, Brigitte Hauser-Süess, la convince a candidarsi per l’esecutivo della sua città. 

Brititte Hauser-Süess mit Viola Amherd 2018 in Brig.
Brigitte Hauser-Süess con Viola Amherd 2018 a Briga. © Keystone / Jean-christophe Bott

Oltre al suo lavoro politico, negli anni ’90 Amherd lavora anche come avvocatessa e notaia. Vive nella stessa casa della sorella, di 14 anni più grande, e della figlia. Quando le viene posta la domanda, si descrive come single. “È bello così. Sono libera”, ha detto una volta al quotidiano Blick

La paladina di giovani e minori 

Nel 1993, un’alluvione devasta il centro di Briga. La municipale Amherd dimostra di saper gestire la crisi con efficienza. Si fa conoscere in Vallese, diventa sindaca, snellisce l’esecutivo e conquista un seggio in parlamento a Berna nel 2005. 

Amherd 2005
Viola Amherd nella sala del Consiglio nazionale a Berna nel 2005. Keystone / Yoshiko Kusano

Una volta entrata nella politica nazionale, chiede che la Svizzera inserisca la protezione di bambini e bambine e della gioventù nella Costituzione. Promuove anche altre iniziative che vanno in questa direzione: si occupa di sexting, custodia dei minori, cybergrooming, prostituzione minorile e protezione della gioventù nei media. Un motivo c’è: Amherd ha rappresentato molte donne come avvocatessa divorzista e ha imparato a conoscere le storie familiari. 

Nel 2009 richiede di aumentare i posti per l’assistenza delle persone affette da demenza in Svizzera. Questo ha un retroscena tragico: insieme alla sorella, si occupa con sacrificio della madre affetta da demenza. Si impegna anche per i problemi del suo cantone e delle regioni montane. 

Istinto per il possibile 

Il consigliere nazionale e collega del centro Martin Candinas le è stato seduto accanto in Parlamento a Berna per un certo periodo. Qual è il maggior punto di forza di Amherd? “Ha sempre un occhio per il quadro generale e un istinto per ciò che è possibile”, dice oggi Candinas. 

Viola Amherd viene eletta in Governo nel 2018. Durante il suo primo volo con l’elicottero dell’esercito, la neo consigliera federale sceglie con cura l’equipaggio: tre donne la porteranno a Davos per il WEF. Vuole aumentare la percentuale di donne nell’esercito e, come ministra dello sport, si batte per un maggior numero di donne in posizioni di leadership nelle organizzazioni sportive. 

Alla domanda sulla promozione delle donne, la consigliera federale ha dichiarato alla televisione della Svizzera tedesca SRF: “Se le qualifiche sono uguali, allora darò la preferenza alle donne per ogni singola posizione finché non avremo raggiunto la parità”. 

Rispetto per l’esercito 

Nel lavoro quotidiano, Amherd si guadagna rapidamente il rispetto dei quadri dell’esercito con la sua curiosità e la precisione di una notaia. Conquista il Parlamento con la sua conoscenza dei dossier e il suo pragmatismo. 

Nel frattempo, integra perfettamente il compito principale del suo dipartimento nella sua scala di valori: per lei, il passo dalla protezione delle famiglie alla protezione della popolazione è piccolo. 

Nel 2020 riesce a convincere l’elettorato svizzero ad approvare 6 miliardi di euro per un nuovo jet da combattimento, in un momento in cui una guerra convenzionale in Europa è a malapena concepibile. È popolare tra la gente e non appare né vanitosa né distaccata. Non è carismatica, ma dice sempre la cosa giusta e appare sempre genuina. 

Un jet da combattimento per la Svizzera 

I venti contrari sorgono quando viene annunciata la decisione sul tipo di jet da combattimento scelto: la Svizzera acquisterà l’F-35 dal produttore statunitense Lockheed Martin. Georg Häsler, corrispondente della Neue Zürcher Zeitung specializzato in temi legati alla difesa, elogia il basso prezzo negoziato dalla Svizzera. 

“Tuttavia, non è chiaro perché abbia continuato a negoziare con il fornitore francese per così tanto tempo”, afferma Häsler. Così facendo, la Svizzera ha rotto i ponti con la Francia. 

Poi è arrivata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. “Si è resa conto molto rapidamente che la Svizzera doveva cooperare a livello internazionale”, dice Häsler. 

Sicherheitspolitik fürs Volk: Amherd auf einem Schweizer Waffenplatz 2021.
Politica di sicurezza per il popolo: Amherd in un’armeria svizzera nel 2021. Keystone / Laurent Gillieron

Ancora una volta, Amherd riesce a convincere il popolo svizzero del valore della politica di sicurezza. Riesce a fare avallare 32 miliardi di franchi per l’esercito, un budget record. Si è anche esposta, ad esempio con la creazione di una Segreteria di Stato per la politica di sicurezza. “I nemici della Nato e gli amici della Russia in Svizzera si sono risentiti”, dice Häsler. 

Alla fine del 2023, è stata criticata anche per le decisioni sul personale. Ma lei sopporta le critiche. 

Viola Amherd 2023 im Uno-Sicherheitsrat.
Viola Amherd nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 2023. © Keystone / Alessandro Della Valle

Difendere l’integrazione svizzera nel mondo 

La presidenza svizzera cambia ogni anno e il potere di questa carica è limitato. Amherd vuole sfruttare questo tempo per consolidare l’integrazione internazionale della Svizzera. I negoziati con l’UE sono all’ordine del giorno. 

Per farlo, le toccherà rinunciare in gran parte ai suoi hobby di montagna – sci, escursioni e mountain bike. 

Traduzione dal tedesco: Sara Ibrahim 

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