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Volker Türk: “Se c’è un unico messaggio, questo è la centralità dei diritti umani”

Volker Türk
Volker Türk è stato nominato Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani nel settembre 2022. Illustration: Helen James / swissinfo.ch

Chi avrebbe potuto preparare Volker Türk, attuale Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al battesimo del fuoco che è stato il suo primo anno di mandato?

Quando Volker Türk si è candidato l’anno scorso, la Russia aveva già invaso l’Ucraina, i talebani erano impegnati a reprimere i diritti delle donne in Afghanistan e il mondo stava uscendo da una pandemia che ha mostrato in modo brutale le disuguaglianze nel pianeta.

Ma poi sono arrivate la guerra in Sudan, la violenza delle bande ad Haiti e la devastante esplosione del conflitto in Medio Oriente.

Per tutto il 2023, SWI swissinfo.ch ha celebrato il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, un insieme di principi rivoluzionari e anche – curiosamente – il documento più tradotto al mondo. L’attuale Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, descrive la Dichiarazione come “un documento trasformativo… in risposta agli eventi catastrofici della Seconda guerra mondiale”.

SWI swissinfo.ch ha intervistato tutti gli ex Alti Commissari delle Nazioni Unite per i diritti umani (una carica talvolta considerata la più difficile dell’ONU) per conoscere le loro esperienze, i loro successi e le difficoltà incontrate.

Gli si potrebbe dunque perdonare di voler accantonare il suo progetto di trascorrere parte del 2023 per celebrare il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Al contrario, Türk ritiene che il nostro mondo violento (attualmente sono 55 i conflitti che imperversano nel pianeta) renda più importante che mai ricordare i nostri principi fondamentali.

Mai più

Volker Türk è austriaco e come molte persone della sua generazione (è nato nel 1960) è cresciuto con la consapevolezza del passato del suo Paese. A causa delle atrocità commesse dall’Austria durante la Seconda guerra mondiale, dice che per lui è stato importante chiedersi: “Cosa deve succedere in questo mondo affinché si arrivi ad un conclusivo ‘mai più’?”.

Ritiene che la Dichiarazione universale sia la chiave. Ne conserva persino una copia logora, regalatagli da un insegnante di liceo oltre 40 anni fa, nella sua scrivania nella sede dell’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra.

Ha trascorso molti anni con l’Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), un’esperienza che gli ha fatto capire che molto spesso le persone fuggono perché i loro diritti fondamentali vengono violati. Voleva stare “dall’altra parte”, per cercare di lavorare di più sulla prevenzione.

Per questo, a differenza di alcune delle persone che l’hanno preceduto, Türk non ha esitato quando gli è stato offerto l’incarico.

Altri sviluppi

Cosa c’è da celebrare?

Ma ora che l’ha ottenuto, pensa davvero che ci sia qualcosa da celebrare? A qualcuno interessano ancora i diritti umani? Di recente, Volker Türk si è recato in Medio Oriente dove ha condannato senza mezzi termini sia Hamas che Israele per quelli che ha definito crimini di guerra.

Ora, dice di voler pensare a quest’anno non come a una celebrazione, ma come a una commemorazione e, si spera, a un rinnovato impegno. Ha un’analogia piuttosto prosaica per ricordarci perché i nostri standard fondamentali come la Dichiarazione universale sono così necessari.

“Abbiamo delle norme che regolano il traffico”, spiega, “ed esistono perché altrimenti le persone verrebbero uccise. È lo stesso sul fronte dei diritti umani, ed è per questo che la Dichiarazione universale dei diritti umani è così importante”.

Quindi, è una buona idea avere leggi contro le cose che potrebbero ucciderci, comprese le leggi internazionali che possono frenarci quando ci sentiamo inclini a metterci minacciosamente l’uno contro l’altro.

Volker Türk pensa anche che il 2023 debba essere un momento per riconoscere che mettere i diritti umani al centro delle nostre vite, piuttosto che tornarci casualmente a rifletterci sopra quando le cose si mettono davvero male, potrebbe essere la nostra salvezza.

“Non possiamo permetterci di vivere nel presente, dobbiamo imparare dalle nostre crisi… Spero che se c’è un unico messaggio che finirà per passare, questo sia la centralità dei diritti umani”, afferma.

Traduzione di Luigi Jorio

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