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Omofobia e abitazioni alle urne in Svizzera

Gay Pride
"Comment l'amour peut-il être un pêché?" demande cette participante à la Gay Pride de Zurich en 2014. Keystone / Walter Bieri

In Svizzera si dovrà perseguire penalmente l'omofobia e si dovranno costruire più alloggi non legati alla speculazione immobiliare? A questi due quesiti risponde domenica l'elettorato elvetico.

L’omofobia dovrebbe rientrare nel diritto penale alla stessa stregua del razzismo? Per il parlamento svizzero, la risposta è sì. La maggioranza dei deputati delle due Camere federali ha approvato l’estensione degli attuali articoli del Codice penaleCollegamento esterno e del Codice penale militareCollegamento esterno sulla discriminazione razziale, aggiungendo la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. La legge svizzera seguirebbe così quella di paesi come Francia, Austria, Danimarca e Paesi Bassi, che hanno introdotto norme per punire l’omofobia in termini penali.

Ma questo passo non piace a tutti. L’Unione Federale Democratica (UDFCollegamento esterno), un piccolo partito ultraconservatore che rivendica valori cristiani, lo vede come un attacco alla libertà di espressione. Ha quindi lanciato il referendum ed è riuscito a raccogliere le 50’000 firme necessarie affinché il popolo abbia l’ultima parola.

Due comitati militano contro la revisione legislativa. Il primoCollegamento esterno è composto principalmente da membri dell’UDF e dell’UDCCollegamento esterno (Unione democratica di centro, destra conservatrice), il secondoCollegamento esterno è stato fondato da persone LGBTIQ che vogliono la parità di diritti, ma non uno statuto speciale.

>> Approfondimenti nel nostro dossier Essere LGBTIQ in Svizzera

Sul fronte dei fautori della revisione legislativa, invece, ci sono tutti i principali partiti politici (tranne l’UDC) e il governo. Le organizzazioni per la tutela dei diritti LGBTIQ hanno creato un comitatoCollegamento esterno di sostegno. Quest’ultimo riconosce che una vittima di aggressione fisica o insulti a causa del suo orientamento sessuale ha già oggi la possibilità di sporgere querela, ma sottolinea che quando la denigrazione riguarda un intero gruppo “le leggi attuali sono inutili”.

Il problema dell’omofobia in Svizzera è difficile da quantificare, poiché non ci sono statistiche ufficiali. Ma i dati di studi in altri paesi mostrano una tendenza preoccupante. In Francia, il Ministero dell’Interno ha registrato un aumento di oltre il 34% dei reati omofobi nel 2018.

Nell’ultimo sondaggio della SSR prima del voto del 9 febbraio, la proposta di modifica legislativa sembrava avviata a un successo popolare: pur avendo perso 4 punti percentuali rispetto al sondaggio precedente, alla fine di gennaio godeva infatti ancora dei favori del 65% degli intervistati dall’Istituto gfs.bern. E poiché la formazione delle opinioni su questo oggetto è molto avanzata, secondo i ricercatori dell’istituto bernese, “l’accettazione del progetto rimane lo scenario più plausibile”.

Quelle carissime pigioni

In Svizzera è necessario ancorare nella Costituzione federale una quota del 10% delle nuove costruzioni di alloggi appartenenti a committenti di utilità pubblica, vale a dire a cooperative o altri enti senza scopo di lucro? Questo è quanto esige l’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili”, ossia l’altro oggetto sottoposto domenica al voto popolare federale.

Contrariamente alla norma penale sull’omofobia, la tendenza dei sondaggi indica un probabile rifiuto. Sebbene nell’indagine demoscopica alla fine di gennaio i favorevoli prevalessero ancora – con il 51%, contro il 45% di no e il 4% di indecisi – rispetto al sondaggio precedente i sì sono calati di 15 punti percentuali, mentre nella stessa misura sono progrediti gli oppositori. Si tratta del “tipico schema per le iniziative di sinistra: al di fuori del loro stesso campo, perdono terreno a mano a mano che si forma l’opinione”, osservano gli specialisti del gfs.bern.

Tra i grandi partiti, solo i socialisti e i verdi difendono l’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili”. Essa è sostenuta da un comitatoCollegamento esterno di cui fanno inoltre parte l’Associazione svizzera degli inquilini, la Federazione delle cooperative d’abitazione, l’Unione sindacale svizzera e altre organizzazioni. Bocciata dal governo e dalla maggioranza del parlamento, l’iniziativa è combattuta da tutti gli altri grandi partiti rappresentati alle Camere federali e da organizzazioni economiche e padronali. Il comitatoCollegamento esterno che riunisce gli oppositori denuncia un testo “rigido, inefficace e ingiusto”, contrario al libero mercato.

Per gli avversari, la quota del 10% su scala nazionale è “assurda” e non risponde la domanda reale. Gli oppositori paventano anche il pericolo che allontani gli investitori dal settore immobiliare, ciò che rallenterebbe la costruzione di nuove case e aumenterebbe ulteriormente gli affitti. Infine, l’attuazione dell’iniziativa comporterebbe un grosso carico burocratico.

Dal canto loro, i promotori dell’iniziativa affermano che è “l’ingordigia degli speculatori”, che spinge le pigioni a prezzi proibitivi in Svizzera, un paese in cui gli inquilini costituiscono il 60% degli abitanti (e fino all’80% nelle grandi città).

I fautori ricordano uno studio pubblicato nel 2017 dall’Ufficio federale delle abitazioni, dal quale è emerso che gli affitti degli alloggi di utilità pubblica in media nazionale sono inferiori del 15,4% e nelle grandi città addirittura del 24%. Per i sostenitori dell’iniziativa, occorre pertanto aumentare il numero di abitazioni di utilità pubblica, che attualmente costituiscono solo il 5% del parco immobiliare svizzero.

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veduta panoramica su Sion innevata.

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(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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