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L’omofobia, un crimine o un’opinione?

In Svizzera come ovunque nel mondo la comunità LGBTIQ continua a essere oggetto di discriminazioni o di attacchi. Keystone / Jagadeesh Nv

La discriminazione degli omosessuali è ancora accettabile? A questa domanda dovrà rispondere l'elettorato elvetico il 9 febbraio. Temendo una restrizione della libertà d'espressione, un comitato composto principalmente di politici ultraconservatori ha lanciato con successo il referendum contro una nuova norma antirazzismo che vieta la discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Levata di scudi delle comunità LGBTIQ.

In Svizzera, il rischio di suicidio tra le giovani lesbiche, i gay e i bisessuali è da tre a cinque volte superiore a quello degli eterosessuali. Le cifre raccolte nell’ambito del progetto “santé gaieCollegamento esterno” evidenziano l’ampiezza del problema. Inoltre, le persone LGBTIQ sono vittime di numerose aggressioni o epiteti omofobi, che sono regolarmente riportati dai media. La maggior parte dei Paesi europei ha promulgato una legge in materia. Francia, Austria, Danimarca e Olanda si sono dotati di una norma che punisce l’omofobia.

Dal canto suo, la Svizzera non dispone di una legislazione che protegge le persone LGBTIQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e queer) come comunità. L’articolo 261bis Collegamento esternodel Codice penale svizzero, la cosiddetta norma antirazziale, punisce le discriminazioni basate sull’appartenenza razziale, etica o religiosa, ma non quelle sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Il nuovo testo di legge colma così una lacuna criticata da diverse organizzazioni internazionali, per esempio dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU nel suo ultimo “Esame periodico universaleCollegamento esterno” e dalla Commissione europea contro l’intolleranza.

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Attualmente in caso di aggressione fisica, la natura omofoba dell’attacco non viene riconosciuta dalla legge. Nemmeno affermazioni come “tutti gli omosessuali nei campi di sterminio” sono perseguite penalmente. Inoltre, il Tribunale federale nega alle organizzazioni di difendere i diritti delle persone LGBTIQ.

Per proteggere meglio le minoranze sessuali, il parlamento ha approvato una revisione di legge, promossa dall’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale socialista Mathias Reynard, depositata nel 2013. Il progetto intende completare la norma antirazzismo, aggiungendo la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

Il Consiglio degli Stati (Camera alta del parlamento) ha rifiutato di estendere l’articolo alle discriminazioni legate all’identità di genere, ossia quelle contro le persone transgender o intersessuali. La maggioranza dei senatori ha sostenuto che l’identità di genere è un concetto “troppo vago”. Per questo motivo, le persone intersessuali o transgender non godranno di una maggiore protezione.

L’autore di un’infrazione della norma antirazzismo rischia fino a tre anni di detenzione. Visto che questo tipo di reato è perseguito d’ufficio, le autorità dovranno intervenire quando vengono a conoscenza di atti di odio e discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Alle associazioni viene però negato il diritto di essere parte in causa e di avvalersi dei mezzi di ricorso.

L’Unione democratica federale (UDF), piccolo partito della destra conservatrice, le cui posizioni politiche si fondano solitamente su principi biblici, sostiene che la nuova legge è un attacco alla libertà d’espressione. Il partito, che si era battuto nel 2004 contro l’unione domestica registrata di coppie omosessuali, ha lanciato un referendum, raccogliendo le 50 mila firme necessarie. E così, ora l’ultima parola spetta al popolo che il 9 febbraio sarà chiamato a decidere se in futuro la discriminazione delle lesbiche e degli omosessuali sarà ancora accettabile.

Due comitati Collegamento esternosono scesi in campo per lottare contro il nuovo articolo di legge. Il primo è composto soprattutto di membri dell’UDF e dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Il secondo è formato di persone LGBTIQ che dicono di volere gli stessi diritti, ma non un trattamento speciale.

Per i contrari, l’articolo 261bis del Codice penale è una “legge museruola”. Ma cosa temono esattamente? Marc Früh, rappresentante dell’UDF nella Svizzera francese, ha spiegato alla Radiotelevisione romanda (RTS) che “un medico deve poter spiegare i lati positivi, ma anche negativi dell’omosessualità” senza temere di finire dietro le sbarre. Il comitato referendario ritiene inoltre che, per motivi di coscienza, un albergatore deve avere la possibilità di non affittare una stanza a una coppia omosessuale o un pasticciere di non preparare una torta nuziale.

+ L’intervista completa al rappresentante dell’UDF Marc Früh

Ad eccezione dell’UDC, tutti gli altri partiti di governo sostengono la revisione di legge e vogliono proteggere meglio le minoranze sessuali. Dopo la riuscita del referendum, le organizzazioni a difesa dei diritti delle persone omosessuali hanno creato il comitato Collegamento esterno“per una protezione contro le discriminazioni – sì”.

Il gruppo ricorda che la vittima di un’aggressione fisica o di un insulto personale a causa del suo orientamento sessuale ha già la possibilità di sporgere denuncia. Tuttavia, per le denigrazioni di un intero gruppo, per esempio degli omosessuali, “la legge attuale non serve a nulla”. “Alcuni discorsi incitano alla violenza. È a causa di questo odio se un padre sgozza un figlio gay o se una coppia di donne lesbiche viene picchiata per strada solo perché si tiene per mano”, sostiene in un comunicato Collegamento esternoMuriel Waeger, la direttrice di Pink Cross e dell’Organizzazione svizzera delle lesbiche (LOS) della Svizzera romanda. 

In Svizzera è difficile quantificare il problema dell’omofobia poiché le autorità non registrano i crimini di natura omofoba. Dal novembre 2016, il servizio d’assistenza LGBT+ HelplineCollegamento esterno monitora i casi d’omofobia o transofobia che gli vengono segnalati. Tra il novembre 2016 e il dicembre 2017 ha rilevato 95 casi, ossia quasi due a settimana.

Le organizzazioni che difendono le persone LGBTIQ sostengono che queste cifre sono solo la punta dell’iceberg. È per questo motivo che da anni chiedono statistiche complete a livello nazionale per inquadrare meglio il problema. In settembre, il Consiglio nazionale (Camera bassa del parlamento) ha approvato una mozione in questa direzione della deputata del Partito borghese democratico (PBD) Rosemarie Quadranti. Inoltre, in tredici cantoni sono state presentate proposte per creare dei registri. La città di Zurigo ha già iniziato la sua raccolta dei casi di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.

I dati di altri studi realizzati in vari Stati indicano un’evoluzione preoccupante. In Francia, per esempio, stando al Ministero dell’interno, i reati di omofobia sono aumentati del 34,3 per cento nel 2018. L’associazione SOS-Homophobie ha addirittura indicato un incremento del 42 per cento dei casi di lesbofobia.

La norma penale antirazzismo

L’articolo 261bisCollegamento esterno del Codice penale svizzero, la cosiddetta norma antirazzismo, è entrata in vigore il 1º gennaio 1995. È stata adottata dopo l’adesione della Svizzera alla Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale del 21 dicembre 1965. Nel suo messaggioCollegamento esterno, il governo spiegava di aver deliberatamente rinunciato a definire altri criteri quali “il sesso, le tendenze sessuali o le convinzioni ideologiche”. Il parlamento aveva completato il progetto di legge del Consiglio federale, chiedendo di punire anche chi minimizza e giustifica i genocidi o altri crimini contro l’umanità oppure divulga teorie negazioniste.

Traduzione dal francese di Luca Beti

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