In Svizzera i giudici federali non saranno estratti a sorte
L'iniziativa popolare che chiede l'introduzione di un sorteggio per assegnare le cariche di giudice federale, in modo da garantire l'indipendenza della giustizia dalla politica e dai partiti, è stata respinta nettamente dal popolo elvetico.
L’iniziativa “Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggioCollegamento esterno“, conosciuta come “Iniziativa sulla giustizia” ha subito una netta bocciatura da parte del popolo elvetico. Il 68,1% dell’elettorato ha affossato la proposta, la quale non ha avuto successo in nessun Cantone.
Sorteggio qualificato
Il testo proponeva che le cariche di giudice federale, la più alta funzione giudiziaria elvetica, fossero assegnate tramite estrazione a sorte da una lista di persone considerate idonee alla professione. Questa lista di candidature sarebbe stata stilata da una commissione peritale designata dal Governo.
L’iniziativa prevedeva inoltre che il mandato di giudice federale non avesse più una durata precisa, ma scadesse semplicemente cinque anni dopo il compimento dell’età ordinaria di pensionamento. Solo in caso di gravi violazioni dei doveri d’ufficio o di malattia sarebbe stato possibile il licenziamento da parte del Parlamento.
In Svizzera i giudici sono eletti dal Parlamento e in alcuni Cantoni anche dall’elettorato. La durata del mandato è relativamente breve (in genere quattro o sei anni). I giudici devono quindi candidarsi per la rielezione.
I giudici federali sono nominati ufficiosamente in base alla rappresentanza proporzionale dei partiti (chiave di ripartizione in base alla forza dei partiti in Parlamento). I giudici eletti devono versare al proprio partito una “tassa di mandato”. Questi contributi dei giudici costituiscono una fonte di reddito per i partiti: sebbene non tutti gli schieramenti politici divulghino i loro dati, è probabile che raggiungano importi a cinque cifre.
L’iniziativa è stata promossa da un comitato di cittadini e cittadineCollegamento esterno guidato dal ricco imprenditore Anders Gasser, titolare del gruppo Lorze. Il comitato sostiene che il “sorteggio qualificato” sarebbe il modo migliore per spoliticizzare l’elezione dei giudici federali.
Nel sistema attuale, il Parlamento svizzero assegna le cariche di giudice federale badando che le forze politiche siano equamente rappresentate. Ciò implica che i candidati e le candidate siano membri di un partito.
Il campo del “sì” criticava, inoltre, la cosiddetta “tassa di mandato” versata dai giudici al proprio partito, un unicum a livello globale. In cambio di questa quota il o la giudice federale può contare sull’appoggio del partito durante la rielezione.
Ciò crea dipendenze reciproche che, secondo chi promuoveva l’iniziativa (e non solo), mettono in discussione la separazione dei poteri legislativo e giudiziario. Un partito potrebbe per esempio mettere sotto pressione un giudice e non sostenere più la sua rielezione qualora non fosse contento di una sentenza.
Queste preoccupazioni sono condivise anche il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) del Consiglio d’Europa che ha rimproverato la Svizzera per il suo sistema.
Altri sviluppi
Giudici al guinzaglio dei partiti
Per chi sosteneva l’iniziativa, l’estrazione a sorte avrebbe risolto il problema e avrebbe garantito un sistema giudiziario indipendente e al riparo dalla corruzione e dall’influenza di partiti, lobby e gruppi d’interesse.
Chi invece si opponeva, reputava l’iniziativa troppo estrema e inutile, poiché dell’opinione che il sistema esistente funzioni bene. Secondo chi difendeva il “no”, l’elezione da parte del Parlamento dà legittimità democratica alla procedura. Come ha riassunto un legislatore: “La democrazia è meglio di una lotteria”.
Attualmente, il Parlamento può prendere in considerazione criteri come l’età, il sesso o l’origine nell’elezione e garantire così un equilibrio sociale nell’amministrazione della giustizia, sottolineano gli avversari al testo.
Il sorteggio non piace
Fin dall’inizio della campagna in vista della votazione, l’iniziativa non è riuscita a raccogliere consensi a sufficienza. Nell’ultimo sondaggio SSR, il 41% dell’elettorato si era detto favorevole, mentre il 50% aveva dichiarato in modo più o meno netto di voler respingere il testo, l’8% in più di quanto era emerso nel sondaggio precedente. È una tendenza tipica delle iniziative popolari perdere sostegno con l’avvicinarsi della data della votazione.
La maggior parte delle persone interpellate ha detto di non voler lasciare al caso la scelta dei giudici e di essere d’accordo con l’argomento secondo cui il sorteggio rischierebbe di minare la legittimazione democratica di un’elezione.
Quest’opinione era condivisa da Governo e Parlamento, i quali ritengono che non vi siano elementi che facciano dubitare dell’indipendenza dei giudici federali.
Tuttavia, neanche il sistema attuale sembra godere di particolare popolarità. Sempre in occasione dell’ultimo sondaggio SSR, la maggioranza delle persone interpellate ha detto di ritenerlo inadeguato.
Il metodo di assegnazione delle cariche di giudice federale resterà quindi, in tutta probabilità, un tema dell’agenda politica elvetica.
“Il popolo non vuole fare esperimenti”
Il popolo svizzero ha fiducia nell’indipendenza della magistratura e non vuole esperimenti, ha detto la ministra della giustizia Karin Keller-Sutter dopo la pubblicazioni dei risultati della votazione. “Ma il sistema attuale non è perfetto, e le discussioni continueranno per migliorarlo”, ha aggiunto.
Il rifiuto dell’iniziativa sulla giustizia dimostra che il popolo è convinto che il Parlamento elegge i giudici più competenti nel modo più rappresentativo possibile, ha dichiarato il Consigliere agli Stati Philippe Bauer a nome del comitato interpartitico opposto all’iniziativa. La questione dell’affiliazione partitica dei giudici potrebbe tornare ad essere discussa in Parlamento, “ma il progetto del sorteggio è definitivamente sepolto”, ha aggiunto.
Gli ha fatto eco Matthias Aebischer, membro del Partito socialista e vicepresidente della commissione giudiziaria del Consiglio nazionale secondo cui l’iniziativa era “troppo estrema” e, pur avendo il merito di aver attirato l’attenzione su alcune lacune nel sistema, non avrebbe permesso di risolvere i problemi nel loro insieme.
L’ex giudice federale Peter Diggelmann, sostenitore dell’iniziativa, si è rammaricato che la discussione non abbia affrontato i veri problemi dell’attuale procedura di nomina. A suo parere, la controversa tassa di mandato avrebbe dovuto essere il fulcro del dibattito.
“Non mi aspettavo altro. Non sono deluso dal risultato, ma ancora più convinto”, ha detto invece il principale promotore, Adrian Gasser, all’agenzia Keystone-ATS. L’imprenditore di Zugo ha spiegato risultato puntando il dito contro la copertura mediatica a suo dire negativa ed errata durante la campagna e contro la distribuzione anticipata del bollettino informativo federale.
“Questo ha sabotato la formazione dell’opinione”, ha detto Gasser. “Lo Stato e i partiti politici non hanno voluto informare la popolazione”, ha aggiunto, dicendosi convinto che sarebbe stato in grado di sensibilizzare la gente “in due o tre anni”.
Per una prossima votazione, l’imprenditore non intende discostarsi dal testo dell’iniziativa. Il sorteggio resta centrale poiché, a suo parere, senza di esso l’elezione dei giudici lascia la porta aperta alla “corruzione istituzionale e al nepotismo”.
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