“La legge sul CO2 è un’opportunità per tutti gli attori economici”
La nuova legge federale sul CO2 è un passo nella giusta direzione, secondo Christophe Schaer, copresidente del comitato economico a favore della revisione. Il testo, in votazione federale il 13 giugno, ha lo scopo di concretizzare gli impegni della Svizzera per la riduzione delle emissioni. Intervista.
La politica climatica della Svizzera si deciderà alle urne il 13 giugno. Nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima, la Confederazione si è impegnata a dimezzare le sue emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per raggiungere questo obiettivo, il Governo e il Parlamento hanno adottato una revisione completa della legge sul CO2 che introduce una serie di tasse e misure relative ai veicoli stradali, al traffico aereo, alle emissioni industriali e al risanamento degli edifici.
Questi strumenti non fanno l’unanimità negli ambienti economici. Un comitato economico interpartitico, composto da rappresentanti dell’industria automobilistica, dei trasporti, dell’aviazione, delle costruzioni e del petrolio ha lanciato con successo un referendum contro la nuova legislazione, definita “costosa e inefficiente”. L’opposizione viene anche da alcuni attivisti per il clima, secondo i quali la nuova legge non va abbastanza lontano.
Un’altra parte dell’economia svizzera, composta da attori del settore dell’energia solare, delle tecnologie di punta, del legno e del risanamento degli edifici sostiene invece la revisione. Christophe Schaer, copresidente del comitato ‘Economia svizzera per la legge sul CO2‘ e direttore di Suissetec, ritiene che la nuova legislazione sia un investimento utile poiché promuove l’innovazione in Svizzera.
SWI swissinfo.ch: Perché la revisione della legge sul CO2 è necessaria?
Christophe Schaer: Abbiamo un obiettivo, che ci siamo fissati nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima: la decarbonizzazione. Se vogliamo raggiungerlo, dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le emissioni di CO2. La revisione totale della legge sul CO2 propone misure ragionevoli e abbordabili per raggiungere tale obiettivo. Fornisce alle aziende condizioni quadro affidabili e trasparenti, che permettono loro di investire nelle nuove tecnologie. A nostro avviso, questa è un’opportunità per tutti gli attori dell’economia.
La nuova legge sul CO2 impone tasse e requisiti aggiuntivi. Questo non avrà un impatto negativo sull’economia svizzera?
La legge è un misto di obiettivi e strumenti. AEE Suisse, l’organizzazione ombrello dell’industria delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, ha condotto uno studio che dimostra che sono proprio questi strumenti che permetteranno di raggiungere gli obiettivi il più rapidamente possibile. Sono convinto che siamo sulla strada giusta.
Certo, la legge introduce delle tasse, ma si tratta di incentivi. Il loro scopo è di cambiare le pratiche per ridurre le emissioni. Modificando il proprio comportamento, ognuno può influenzare l’importo delle tasse che paga. Inoltre, le tasse saranno abolite automaticamente una volta raggiunto l’obiettivo.
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Benzina, biglietti aerei e gasolio saranno più cari: la nuova legge non peserà eccessivamente sul portafoglio dei cittadini?
I suoi oppositori sostengono che la legge costerà un sacco di soldi ai contribuenti. Secondo le loro stime, i costi aggiuntivi per una famiglia di quattro persone ammonteranno a 1’000 franchi all’anno. Tuttavia, basano i loro calcoli su casi estremi, cioè su persone che volano molto, possiedono un’auto di grossa cilindrata e percorrono molti chilometri. Se consideriamo il consumo di un cittadino medio, la spesa non aumenta di molto. Sono 100 franchi in più all’anno.
Da un lato, i soldi delle tasse di incentivazione sono in gran parte ridistribuiti ai cittadini. Dall’altro, non si tratta di semplici costi aggiuntivi, ma di investimenti, che devono essere considerati insieme ai benefici corrispondenti. Se ci si comporta in modo tale da raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni, si potrà beneficiare di questo sistema.
Una parte degli attivisti per il clima si oppone alla revisione, sostenendo che non è abbastanza incisiva. La nuova legge sul CO2 sarà sufficiente a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi?
Solo una piccola parte degli attivisti per il clima si oppone alla revisione della legge. Tuttavia, non è affatto strategico bloccare questa legge, perché rappresenta un primo passo. Sono convinto che non sarà sufficiente, ma va nella direzione giusta. Tra qualche anno, dovremo fare un bilancio e sicuramente fare ulteriori aggiustamenti.
In un periodo di pandemia, durante il quale molte persone hanno perso il lavoro, sarà più difficile fare accettare la legislazione ai cittadini?
Tutto dipende da come si argomenta. Se diciamo alla gente che bisognerà pagare di più, non la convinceremo. Da parte mia, ho ristrutturato la mia casa, costruita negli anni ’70. Grazie ai lavori effettuati ho ora meno spese. Questo tipo di investimento frutterà qualcosa nei prossimi anni. Alla fine, sia la popolazione che l’economia beneficeranno di questa legge.
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Il Climate Change Performance Index 2021 deplora la mancanza di misure per il settore agricolo. Non è una lacuna legislativa?
La legge sul CO2 prevede misure che riguardano i tre settori che emettono più CO2, cioè i trasporti, gli edifici e l’industria. Nel settore agricolo ci sono altre problematiche. Ci sono delle iniziative per affrontare questi problemi specifici. Penso che sia un bene che la legge non mischi tutto.
>> Patrick Eperon, coordinatore del comitato referendario per la Svizzera francese e rappresentante del Centro padronale, spiega perché si batte contro la revisione della legge sul CO2:
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Traduzione dal francese: Luigi Jorio
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