Dalla scuola ai rifugiati, passando per i diritti politici
Materie scolastiche, diritti popolari, aiuto sociale per i rifugiati ammessi provvisoriamente: sono alcuni dei numerosi temi sottoposti oggi al vaglio dell'elettorato in vari cantoni.
Nel cantone Ticino, l’educazione civica nelle scuole medie diventerà una disciplina obbligatoria a sé stante, con voto distinto sulla pagella. Gli allievi dovranno ricevere almeno due ore mensili di corsi. Con oltre il 63% di sì, i votanti hanno infatti approvato il testo di legge conforme all’iniziativa denominata “Educhiamo i giovani alla cittadinanza”.
Nelle scuole post obbligatorie, l’educazione civica sarà invece integrata alle materie già previste.
Scopo della modifica è di far sì che i giovani sviluppino le loro conoscenze delle istituzioni politiche, come anche dei diritti e dei doveri dei cittadini.
Gli oppositori all’insegnamento di due lingue “straniere” alle elementari sono nuovamente stati bocciati all’esame delle urne. L’iniziativa popolare che nel cantone di Lucerna chiedeva di posticipare alle medie l’apprendimento di una delle due è stata respinta oggi con quasi il 58% dei voti.
Un testo simile era già stato rifiutato in votazione popolare nei cantoni di Zurigo, lo scorso maggio, e di Nidvaldo, nel 2015.
L’iniziativa lucernese, lanciata da rappresentanti di diversi partiti, docenti e imprenditori, non specificava quale lingua – francese o inglese – avrebbe dovuto essere posticipata. Il governo cantonale aveva dunque fatto sapere in agosto che se fosse passato il “sì” questa sorte sarebbe toccata all’inglese, che attualmente entra nel programma a partire dalla terza classe. Gli allievi cominciano invece a studiare il francese dal quinto anno.
Lo stesso schema è seguito dalla maggior parte dei cantoni svizzeri tedeschi. L’esecutivo lucernese aveva annunciato che, indipendentemente dall’esito della votazione, la lingua di Molière sarebbe rimasta nel piano di studi delle elementari, in nome della coesione nazionale.
Sia il governo sia il parlamento lucernesi raccomandavano di respingere il testo, temendo un isolamento del cantone in termini di sistema scolastico e competenze linguistiche dal resto della Confederazione in caso di successo dei favorevoli. Questi ultimi, da parte loro, sottolineavano che il piano d’insegnamento delle lingue “straniere” della Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione, adottato nel 2004, si era dimostrato fallimentare, non raggiungendo gli obiettivi prefissati e risultando inefficace, andando inoltre a danneggiare altre materie come il tedesco e la matematica.
Se finora l’esito delle urne ha sempre dato torto agli oppositori, il braccio di ferro non è ancora concluso. Iniziative popolari analoghe sono infatti ancora pendenti nei cantoni dei Grigioni e di Basilea Campagna.
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Nel cantone di Ginevra in futuro i promotori dovranno raccogliere meno firme per la riuscita di iniziative popolari e referendum. Quasi il 63% dei votanti ha infatti approvato oggi una modifica in tal senso.
La quota di firme necessarie per le iniziative costituzionali scenderà dall’attuale 4% al 3% degli aventi diritto, mentre per le iniziative legislative e i referendum passerà dal 3 al 2%.
La diminuzione interesserà anche i comuni, con quote diverse a seconda del numero di elettori iscritti in catalogo.
La riduzione era sostenuta dai partiti di sinistra, dal Movimento dei cittadini ginevrini e dall’Unione democratica di dentro. In parlamento i fautori hanno argomentato che riunire le firme è diventato più difficile, a causa dell’individualismo e della crescente digitalizzazione della società, nonché dell’elevata proporzione (il 40%) di stranieri residenti a Ginevra che non hanno il diritto di voto.
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Nel cantone di Zurigo sarà abolito l’aiuto sociale concesso ai rifugiati ammessi provvisoriamente. A favore del taglio si è pronunciato oltre il 67% dei votanti.
Gli zurighesi sono stati chiamati alle urne poiché contro il taglio dell’assistenza sociale per i rifugiati con permesso F, deciso lo scorso aprile da una maggioranza di destra del parlamento cantonale, diversi enti assistenziali e 26 comuni avevano impugnato con successo il referendum.
I fautori del taglio sostengono che questo aiuto non incentiva i diretti interessati a cercare un lavoro. Senza i contributi del Cantone, i Comuni saranno costretti a sopprimere diverse misure d’integrazione, come i corsi di tedesco o le offerte per l’inserimento nel mondo del lavoro. E senza queste misure i rifugiati ammessi provvisoriamente finiranno col dipendere in misura ancor maggiore dallo Stato, hanno sostenuto invece i promotori del referendum, tra i quali figuravano in particolare le Città di Zurigo e Winterthur.
La prestazione – introdotta nel cantone nel 2012 – interessa attualmente circa 5’600 migranti provenienti dell’Eritrea, dell’Afghanistan e dell’Iraq: tutte persone che non hanno ottenuto asilo in Svizzera, ma che possono restare a causa della difficile situazione attuale nei rispettivi Paesi. Il Cantone risparmierà così circa 10 milioni di franchi l’anno.
In seguito al voto zurighese, Basilea Città rimane l’unico Cantone che accorda ai rifugiati con permesso F un aiuto sociale in base alle norme della Conferenza svizzera delle istituzione dell’azione sociale.
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