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Ginevra adotta una legge sulla laicità “alla francese”

La nuova legge sulla laicità dello Stato a Ginevra era combattuta da quattro referendum. © KEYSTONE / MARTIAL TREZZINI

I votanti del cantone di Ginevra hanno approvato oggi una legge sulla laicità dello Stato che vieta a magistrati eletti e dipendenti pubblici di portare dei simboli religiosi nell'esercizio delle loro funzioni. I ginevrini hanno d'altra parte rifiutato di introdurre sia un'assicurazione obbligatoria per le cure odontoiatriche sia una cassa malattia pubblica. Panoramica dei principali risultati nei Cantoni.

Un testo “contrario ai diritti fondamentali”, “discriminatorio” e “indegno della Ginevra internazionale”: così parte della sinistra, sindacati e associazioni musulmane hanno definito la nuova legge cantonale sulla laicità dello Stato, che hanno combattuto con il referendum.

Il loro appello non è però stato ascoltato dalla maggioranza del popolo ginevrino: con il 55% di sì, i votanti del cantone oggi hanno avallato questa legge controversa che mira a disciplinare meglio i rapporti tra Stato e religioni.

Un emendamento, aggiunto all’ultimo minuto dei dibattiti parlamentari, è stato particolarmente controverso: il divieto per gli eletti politici comunali e cantonali e per i dipendenti statali che sono in contatto con il pubblico di portare segni esterni di appartenenza religiosa. Per gli oppositori della legge, questo emendamento prende indirettamente di mira le donne musulmane ed è perciò islamofobo.

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Ricorsi pendenti

I sostenitori della legge si sono rallegrati dell’accettazione di questa legge. “Contrariamente a quanto ripetutamente affermato dai comitati referendari, questa legge non è discriminatoria, ma si rivolge a tutte le religioni su un piano di uguaglianza”, ha scritto in una nota il Partito liberale radicale (PLR, destra liberale).

L’Unione democratica del Centro (UDC, destra conservatrice) osserva da parte sua che “la laicità non ha mai posto problemi a Ginevra prima di essere confrontata con l’arrivo di molti musulmani, alcuni dei quali formulano rivendicazioni inaccettabili” per la società.

La votazione di domenica non segna però l’epilogo della controversia. Spetterà infatti ai tribunali decidere, poiché la Rete evangelica di Ginevra e i Verdi (Partito ecologista) hanno contestato la legge con due ricorsi. “Sono fiduciosa che la giustizia ci dia ragione, sapendo che questa legge è contraria alla Costituzione svizzera e alla Convenzione europea dei diritti umani”, ha detto la deputata ecologista Sabine Tiguemounine. La parlamentare è direttamente interessata da questa legge, poiché che indossa il velo.

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cartelloni di campagna per il voto.

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Ginevra non diventerà cantone pioniere in Svizzera per l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria per le cure dentistiche di base. Quasi il 55% dei votanti ha infatti respinto oggi l’iniziativa popolare, sostenuta dalla sinistra e dai sindacati, chiedeva al Cantone di crearla. L’assicurazione avrebbe dovuto essere finanziata tramite prelievi sui salari, in parti uguali tra dipendenti e datori di lavoro, e la politica sanitaria cantonale.

Il voto ginevrino ha suscitato interesse anche in altre parti della Svizzera. Soprattutto nei cantoni di Neuchâtel, Vallese e Ticino, dove sono pendenti iniziative analoghe.

Ogni anno in Svizzera i costi delle cure dentarie ammontano a più di quattro miliardi di franchi. Più di tre quarti della fattura va direttamente a carico dei pazienti, poiché le cure odontoiatriche non sono coperte dall’assicurazione sanitaria obbligatoria. Di conseguenza, molte persone non vanno dal dentista o optano per il turismo odontoiatrico, un fenomeno in aumento, soprattutto nelle zone di confine come Ginevra e Ticino.

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In futuro sarà più difficile organizzare manifestazioni di protesta a Berna, capitale della Svizzera. Con il 76,4% di sì, i votanti del cantone bilingue oggi hanno infatti adottato una legge che dà ai comuni la possibilità di fatturare i costi di intervento della polizia cantonale agli organizzatori di una manifestazione che ha degenerato. I costi possono essere addebitati anche ai responsabili dei problemi.

Il costo massimo è fissato a 10’000 franchi in linea di massima e a 30’000 franchi per i casi particolarmente gravi. Le persone che all’origine della manifestazione potranno essere tenute al pagamento se non disponevano di un’autorizzazione o se hanno violato le regole volontariamente o per negligenza grave.

Questa revisione della legge era combattuta da organizzazioni di giuristi e per la tutela dei diritti umani. Dissuadendo organizzatori e manifestanti dall’esercitare la loro libertà di opinione e di riunione, si provoca “un effetto deterrente contrario ai diritti fondamentali”, aveva sottolineato humanrights.ch.

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Rispedita al mittente la nuova legge sull’energia

Non ha invece trovato grazia agli occhi del popolo bernese la revisione parziale della legge sull’energia, volta ad applicare nel cantone le norme della strategia energetica 2050 della Confederazione. Il testo, combattuto da un referendum sostenuto dall’UDC, dal PLR e dai proprietari di immobili, avrebbe completato la legge cantonale del 2011 allo scopo di favorire le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e il risanamento degli edifici.

Il ricorso a riscaldamenti ad olio o a gas sarebbe ad esempio stato autorizzato soltanto in edifici che vengono risanati e meglio isolati o che installano pannelli solari sul tetto. Per gli oppositori, ciò avrebbe aumentato le pastoie burocratiche e anche gli affitti. I fautori sottolineavano invece che a conti fatti la riforma avrebbe permesso di ridurre le spese sia per gli inquilini che per i proprietari.

Uri “spara” su lupi, orsi e linci… simbolicamente

Con una maggioranza del 69,5% gli urani hanno accettato l’iniziativa popolare “per la regolamentazione dei grandi predatori”, lanciata dall’Unione cantonale dei contadini. Tuttavia, per ora, per lupi e orsi di passaggio nel cantone alpino non cambia nulla.

Il voto odierno ha infatti più che altro un carattere simbolico. Nella pratica dovrebbe cambiare poco o nulla, perché le esigenze formulate nell’iniziativa sono in buona parte già prese in conto dall’attuale legislazione e poiché i Cantoni non hanno praticamente margine di manovra rispetto alla Confederazione per una propria politica dei grandi predatori.

Contro la volontà del governo cantonale, il parlamento aveva appoggiato l’iniziativa, con l’intento di inviare un segnale a Berna in vista della riforma della legislazione federale sulla caccia che si delinea all’orizzonte.

Uri ha finora autorizzato a due riprese l’abbattimento di un lupo a seguito di attacchi massicci contro greggi di pecore. Nel 2015 la caccia al predatore era stata infruttuosa. Nel 2016 il lupo fuorilegge era stato ucciso nella zona montana di Surenen, nel comune di Attinghausen al confine con il canton Obvaldo.


(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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