Riforma fiscale: il progetto che divide tutti quanti

Chi guadagnerà o perderà più soldi con la riforma della fiscalità delle aziende? È l'interrogativo che crea divergenze nei partiti e nelle organizzazioni in Svizzera. Keystone / Martin Ruetschi

Partiti di sinistra e di destra, sindacati, imprenditori e giovani politici: in Svizzera tutti sono divisi sulla riforma della fiscalità delle imprese, ma per motivi diversi.

La nuova riforma della fiscalità delle imprese (RFFA) è sottoposta al popolo il 19 maggio. Il progettoCollegamento esterno è complesso e riunisce due oggetti già respinti in votazione popolare: la precedente riforma dell’imposizione delle imprese (Riforma III) e la revisione dell’assicurazione vecchiaia (AVSCollegamento esterno). Questo cocktail spiega, in parte, il perché le opinioni sono così divise sul progetto. Panoramica di queste divergenze.

Il manifesto del comitato per la RFFA. © Keystone / Gabriel Monnet

Né la sinistra né la destra sono unanimi nel sostenereCollegamento esterno o nel respingereCollegamento esterno la RFFA. I partiti di sinistra sono i più combattuti: i socialisti (PSCollegamento esterno) invitano a votare sì per una maggiore giustizia fiscale e una stabilizzazione delle finanze dell’AVS. I VerdiCollegamento esterno, il Partito operaio e popolare (POPCollegamento esterno) e l’associazione solidaritéSCollegamento esterno si oppongono invece al progetto, che secondo loro comporterà una riduzione delle entrate per le collettività pubbliche e incoraggerà l’evasione fiscale internazionale.

A destra, la maggior parte delle formazioni sostiene in blocco la RFFA. Il Partito liberale radicale (PLRCollegamento esterno), il Partito popolare democratico (PPDCollegamento esterno), il Partito borghese democratico (PBDCollegamento esterno) e il Partito evangelico (PEVCollegamento esterno) invitano il popolo ad accogliere la riforma. Essa, affermano, permetterà alla Svizzera di rispettare le norme internazionali, senza per questo perdere la sua attrattività e i suoi posti di lavoro.

Il manifesto del comitato contrario alla RFFA. © Keystone / Anthony Anex

Ci sono però delle voci discordanti. I Verdi liberali (PVLCollegamento esterno) non mettono in discussione la riforma fiscale in quanto tale, ma invitano a respingere la RFFA a causa del suo legame con il finanziamento dell’AVS. L’unione di questi due oggetti in una sola votazione è antidemocratica poiché non permette ai cittadini di esprimersi liberamente sulle singole tematiche, ritiene il partito.

Un modo di fare criticato anche dall’Unione democratica di centro (UDCCollegamento esterno), la quale ha deciso di non esprimere alcuna raccomandazione di voto. Il partito denuncia un accordo elaborato in tutta fretta dai parlamentari liberali radicali, popolari democratici e socialisti.

Le spaccature a destra e a sinistra sono invece assenti in seno ai raggruppamenti di giovani politici. Rappresentanti di ogni partito sono attivi in vari comitati che fanno campagna contro la RFFA. Il testo proposto è un tentativo di ricatto che si scontra con la democrazia direttaCollegamento esterno e la Costituzione federaleCollegamento esterno, denuncia la nuova generazione, la quale chiede la libertà di esprimersi separatamente sulla fiscalità delle imprese e sul finanziamento dell’AVS.

Giovani politici di destra al momento del lancio del referendum contro la RFFA, un progetto che paragonano a una caramella avvelenata. © Keystone / Peter Klaunzer

Un altro argomento avanzato è che il progetto rischia di ritardare una riforma in profondità dell’assicurazione vecchiaia, facendo così ricadere il problema del finanziamento delle rendite sulle generazioni future. I giovani criticano anche il meccanismo previsto dalla RFFA: le aziende pagheranno meno tasse, ma i dipendenti dovranno versare più contributi per il rafforzamento finanziario dell’AVS. In sostanza, i giovani politici denunciano un mancato rispettoCollegamento esterno della volontà popolare. A loro avviso la RFFA riprende la maggior parte delle misure della precedente riforma, la Riforma III, respinta in votazione popolare con il 59% dei voti.

Anche il primo sondaggio in vista della votazione del 19 maggio mostra una spaccatura intergenerazionale: i cittadini che hanno più di 65 anni di età accolgono la revisione al 62%, mentre quelli compresi tra i 18 e i 39 anni la sostengono soltanto al 41%.

Il mondo economico difende la riforma siccome offre maggiore sicurezza a lungo termine per le aziende internazionali e per i beneficiari dell’AVS. L’associazione federativa economiesuisseCollegamento esterno sostiene che la RFFA permette di effettuare gli adattamenti necessari, conservando al contempo un sistema fiscale attrattivo e redditizio per le collettività.

L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAMCollegamento esterno), che rappresenta le piccole e medie imprese, conduce la campagna in favore della riforma affermando che essa gioverà anche alle PMI grazie a riduzioni dell’imposizione e a condizioni quadro ottimali. Non tutti i suoi membri ne sono però convinti. La federazione delle PMI bernesiCollegamento esterno, un peso massimo dell’USAM, si posiziona contro la RFFA affermando che la riforma avviene a scapito della democrazia, dell’AVS e delle PMI.

È però tra i sindacatiCollegamento esterno che il dossier della RFFA sembra generare più tensioni. Le opinioni sono discordi in seno a tutte le federazioni. Presso l’Unione sindacale svizzera (USSCollegamento esterno) ci sono state lunghe discussioni in merito alla raccomandazione di voto in vista dello scrutinio popolare. Una maggioranza dei delegati ha alla fine deciso di lasciare libertà di voto.

I sindacati salutano il sostegno fornito all’AVS e i miglioramenti apportati alla riforma fiscale rispetto al progetto Riforma III. UniaCollegamento esterno e il Sindacato dei servizi pubbliciCollegamento esterno invitano ciononostante a votare no, sostenendo che la riduzione dell’imposizione delle imprese si ripercuoterà sui lavoratori e i servizi pubblici. Temono anche che i cantoni approfitteranno dei soldi ricevuti dalla Confederazione per ridurre ulteriormente l’imposizione sull’utile.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio