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La lotta contro il cambiamento climatico alla prova delle urne

Che direzione prenderà la politica ambientale della Svizzera? I risultati delle votazioni federali di domani ce lo diranno. Keystone / Maxime Schmid

La posta in gioco nelle votazioni federali di domenica è alta per la politica ambientale della Svizzera. Il popolo si esprime su due iniziative anti-pesticidi e una legge per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Si vota anche sulla strategia di lotta contro il terrorismo e la legge Covid-19.

A qualche ora dal verdetto delle urne, la suspense si cristallizza attorno al voto sulla revisione della legge sul CO2. Gli svizzeri devono approvare o respingere la strategia elaborata da Governo e Parlamento per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

Partito con un ampio margine di vantaggio nei consensi, il progetto ha perso terreno nel corso della campagna. Nell’ultimo sondaggio della SSR, il “sì” restava comunque in testa, sostenuto dal 54% degli interpellati. Difficile sapere se questo distacco basterà alla legge per superare la prova delle urne.

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Il risultato dello scrutinio determinerà la direzione della politica climatica elvetica. La revisione della legge sul CO2 è infatti lo strumento che dovrebbe permettere alla Svizzera di rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi sul clima, ovvero ridurre della metà le sue emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli de 1990. Per riuscirci, il testo prevede una serie di misure nei settori dei trasporti stradali e aerei, delle emissioni industriali e del risanamento degli edifici.

Approvata dal Parlamento nel settembre 2020 dopo tre anni di discussioni, la legge è combattuta tramite referendum da un comitato economico che la giudica inefficace e troppo costosa per le aziende e i nuclei famigliari. Un secondo comitato, composto da attivisti per il clima, ha partecipato alla raccolta di firme. Ritiene che la legge non si spinga abbastanza lontano per far fronte all’emergenza climatica.

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Un’altra preoccupazione ambientale è in agenda nelle votazioni federali di questo fine settimana: l’uso di pesticidi di sintesi. Due iniziative popolari intendono vietare questi prodotti fitosanitari tramite una riforma radicale dei settori dell’agricoltura e della produzione alimentare del Paese.

I due testi condividono uno stesso obiettivo, ma propongono meccanismi differenti per realizzarlo. L’iniziativa popolare “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici” chiede il divieto puro e semplice di utilizzare diserbanti, insetticidi e fungicidi di sintesi nel settore agricolo svizzero, così come il loro uso nel settore privato e commerciale. Vuole inoltre proibire l’importazione di tali prodotti.

L’altra proposta si concentra sulla qualità dell’acqua potabile. Vuole mettere fine a tutte le sovvenzioni concesse agli agricoltori che non impiegano metodi di produzioni sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

La campagna molto accesa di una parte delle organizzazioni agricole ha fatto guadagnare punti al fronte degli oppositori. Secondo l’ultimo sondaggio SSR, la maggioranza degli aventi diritti di voto intende respingere le due iniziative anti-pesticidi.

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trattore che spruzza pesticidi in un campo di lattuga

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Gli svizzeri dovranno inoltre esprimersi su un altro tema che ha attirato l’attenzione anche oltre i confini nazionali: la nuova legge sul terrorismo. Elaborata in seguito agli attentati contro il giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi nel 2015, questa base legale dovrebbe permettere alla polizia di svolgere interventi di prevenzione nei confronti di presunti terroristi.

Il comitato interpartitico “No a detenzioni arbitrarie”, formato essenzialmente da esponenti di partiti di sinistra, ha lanciato con successo un referendum contro il testo. Gli oppositori ritengono la riforma abusiva. Il fronte del no ha anche ricevuto il sostegno dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e quello del Commissario per i diritti umani del Consiglio europeo, i quali denunciano un progetto che aprirebbe la porta alla privazione arbitraria della libertà.

Sostenuta da oltre il 60% dei cittadini, secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto gfs.bern, la riforma dovrebbe superare il test delle urne.

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Il quinto e ultimo tema in votazione domenica è la legge che prevede il conferimento di poteri speciali al Governo per far fronte alla pandemia di coronavirus. La maggior parte dei votanti intende scrivere “sì” sulla scheda, secondo l’Istituto gfs.bern.

La legge Covid-19 intende fornire una solida base giuridica alle decisioni prese dal Consiglio federale tra metà marzo 2020 e metà giugno dello stesso anno, decisioni prese senza il regolare intervento del Parlamento.

I promotori del referendum temono il ruolo preponderante del Governo nel sistema federalista e di democrazia diretta del Paese. Anche la politica di vaccinazione concepita dall’esecutivo suscita lo scetticismo degli oppositori.

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