La Svizzera rifiuta di bandire la speculazione sulle materie agroalimentari
In Svizzera si potrà continuare ad effettuare operazioni finanziarie speculative riguardanti materie prime agricole o prodotti alimentari. L’iniziativa "Contro la speculazione sulle derrate alimentari" della Gioventù socialista, che le voleva vietare, è infatti stata seccamente bocciata nella votazione popolare odierna.
Il 59,9% dei votanti ha respinto l’iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”Collegamento esterno, mentre 40,1% l’ha approvata. Sul fronte dei cantoni, il testo della Gioventù socialista ha trovato grazia solo a Basilea Città e nel Giura, per giunta di strettissima misura, come si vede nella cartina interattiva.
Sostenuta dai partiti di sinistra e dalle organizzazioni attive in ambito umanitario e dell’aiuto allo sviluppo, l’iniziativa della Gioventù socialista era combattuta dai partiti di destra e di centro e dalle organizzazioni economiche.
In breve
Lanciata dalla Gioventù socialista svizzera, l’iniziativa “Contro la speculazione sulle derrate alimentari” è stata depositata nel settembre 2012 presso la Cancelleria federale con 117mila firme valide.
La destra e gli ambienti economici si opponevano, mentre la sinistra e le organizzazioni attive in ambito umanitario e dell’aiuto allo sviluppo la sostenevano.
Il parlamento e il governo raccomandavano all’elettorato di respingerla. Il Consiglio nazionale (Camera del popolo) l’ha bocciata con 119 voti contro 51 e 5 astensioni, il Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni) con 30 voti contro 10 e 1 astensione.
La partecipazione alla votazione popolare odierna è stata elevata: il 62,7%.
Lottare contro la fame nel mondo
Secondo i fautori, le speculazioni nei mercati delle materie prime agroalimentari sono tra le cause principali delle impennate dei prezzi, che poi affamano le popolazioni più povere. Una situazione giudicata immorale dalla Gioventù socialista, che ha quindi lanciato l’iniziativa sottoposta oggi al voto popolare.
Il testo chiedeva il divieto per gli istituti finanziari (banche, assicurazioni, investitori istituzionali, fondi di investimento ecc.) con una sede o un domicilio in Svizzera di investire, per proprio conto o per conto dei clienti, direttamente o indirettamente, in strumenti finanziari che concernono materie prime agricole e derrate alimentari. Questo anche perché i sostenitori dell’iniziativa ritengono che la Svizzera rivesta un ruolo importante nella speculazione alimentare.
Un mezzo sbagliato, con conseguenze negative
Secondo gli oppositori, invece, i principali fattori che trascinano in alto i prezzi delle materie prime agricole e alimentari sono altri. Per esempio i fenomeni naturali (siccità, inondazioni, gelo, ecc.), l’insicurezza in alcune zone di produzione, i cambiamenti delle abitudini alimentari, il netto aumento della popolazione da sfamare nei Paesi emergenti, nonché la diminuzione delle terre coltivabili. Dunque l’iniziativa avrebbe mancato l’obiettivo perseguito, ossia lottare contro la fame, la malnutrizione e le disuguaglianze.
Gli avversari aggiungevano inoltre che la Svizzera singolarmente non può fare nulla. Ma non solo: se si introducesse il divieto previsto dall’iniziativa, si rischierebbero delocalizzazioni e ripercussioni negative per la piazza economica svizzera.
Il governo prende già sul serio il problema
Benché l’iniziativa non abbia trovato scampo tra l’elettorato, il 40% di consensi dell’elettorato e il sì di due cantoni possono considerarsi un buon risultato per un testo che rimetteva in questione dei principi del libero mercato. D’altra parte, nella campagna per il voto, gli oppositori hanno riconosciuto la bontà degli obiettivi perseguiti. A loro avviso, la via giusta per risolvere il problema, però, è quella seguita dalla Confederazione, con l’aiuto allo sviluppo.
Dichiarandosi soddisfatto del chiaro no uscito oggi dalle urne, il presidente della Confederazione e ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann ha nuovamente assicurato oggi che il governo ha già preso molto sul serio la questione del commercio dei derivati dei prodotti agricoli.
La fame e la povertà sono indubbiamente problemi seri e il governo svizzero li ha a cuore, ha precisato, riaffermando però che la loro causa non sono le operazioni in borsa. Lo strumento più importante contro la fame e la povertà è la cooperazione allo sviluppo, e in questo campo la Svizzera fa molto, ha detto Schneider-Ammann.
Occorrerà mantenere le promesse
Il presidente della Gioventù socialista, Fabian Molina, ha dunque preso la palla al balzo. “Gli oppositori devono ora mantenere le promesse fatte durante la campagna”, ha dichiarato dopo il no uscito oggi dalle urne. La Gioventù socialista chiede al governo federale di non ridurre l’aiuto allo sviluppo. Invita inoltre l’esecutivo elvetico ad applicare l’Agenda 2030 dell’ONU per uno sviluppo sostenibile. Uno degli obiettivi dell’Agenda è proprio quello di ridurre l’estrema volatilità dei prezzi delle derrate alimentari.
Ovviamente soddisfatti, gli oppositori hanno ribadito che con la bocciatura dell’iniziativa della Gioventù socialista, l’elettorato ha evitato conseguenze “fatali” per la piazza economica svizzera. “I cittadini non si sono lasciati influenzare dai promotori dell’iniziativa. Questa, infatti, non avrebbe potuto combattere la fame nel mondo, ma avrebbe nuociuto a tutti”, scrive in una nota il comitato interpartitico “No all’iniziativa sulla speculazione della Gioventù socialista”.
Membro di questo comitato che riunisce le formazioni politiche del centro e della destra, il parlamentare liberale radicale Philippe Nantermond ha dichiarato all’agenzia di stampa Ats che in sintesi il risultato scaturito oggi dalle urne è “la vittoria del pragmatismo contro l’ideologia”.
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