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Come la Svizzera approfitta dell’aiuto allo sviluppo

Eine Frau, ein Mann und ein Ochse
La fondazione "Menschen für Menschen Schweiz" sostiene la popolazione in Etiopia. La foto mostra una coppia che ha ricevuto bestiame da questa organizzazione umanitaria. Ppr Media Relations Ag

La Svizzera esercita un grosso influsso sulle banche di sviluppo. Sono organizzazioni sovranazionali che intendono promuovere la crescita economica nei Paesi poveri. Ma oltre a questi Stati, anche la Svizzera beneficia di questi investimenti. Secondo un nuovo studio, una parte dei fondi della Banca mondiale finisce in conti svizzeri a causa della corruzione nei Paesi destinatari.

Quando la Banca mondiale mette a disposizione dei fondi, l’obiettivo è quello di promuovere l’economia in un particolare Paese in via di sviluppo o emergente. Questi investimenti esteri producono automaticamente un aumento del flusso di denaro di ricchi cittadini di uno Stato beneficiario verso piazze finanziarie offshore. 

Cosa sono le banche di sviluppo? 

Negli anni ’40, gli economisti credevano che la mancanza di capitali fosse il principale ostacolo allo sviluppo economico dei paesi poveri. Per risolvere questo problema sono state fondate organizzazioni sovranazionali, le banche per lo sviluppo, incaricate di sostenere i paesi in via di sviluppo con prestiti, assistenza tecnica e consulenza. I fornitori di capitale, cioè gli Stati, agiscono in qualità di azionisti. Le banche di sviluppo concedono prestiti che le banche “normali” rifiuterebbero a causa dei rischi.

Uno studio della Banca mondialeCollegamento esterno giunge alla conclusione che il 7,5 per cento dei fondi per lo sviluppo che eroga finisce in conti bancari in paradisi fiscali a causa della corruzione. Questi soldi vengono depositati principalmente in Svizzera. Le banche svizzere approfittano indirettamente dei fondi messi a disposizione dalle banche di sviluppo per promuovere la crescita economica dei Paesi poveri.

Daniel Birchmeier, responsabile della cooperazione multilaterale presso la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), non conosce i dettagli dello studio. Ci fa notare però che per il periodo preso in esame l’analisi ha fatto capo a dati meno validi, rispettivamente che questi ultimi mostrano effetti statisticamente meno significativi. Inoltre, Birchmeier ricorda che la corruzione è un problema diffuso in molti Paesi poveri, un fenomeno contro cui si deve lottare sia a livello istituzionale che con misure di controllo.

Le ditte svizzere ne approfittano

La Svizzera guadagna anche in maniera diretta grazie ai fondi delle banche di sviluppo. Infatti, le aziende elvetiche ottengono dei mandati finanziati da questi istituti finanziari, soprattutto negli ambiti salute, finanze, infrastrutture idriche, energia e nel settore agricolo.

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La banca di sviluppo “International Finance Corporation” (IFC) fa parte del Gruppo della Banca Mondiale ed è specializzata nella promozione delle imprese private.

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Le gare d’appalto delle banche di sviluppo sono pubbliche e tutti vi possono partecipare. Ciò che sorprende è il fatto che le ditte svizzere si accaparrano spesso questi mandati particolarmente redditizi. Le imprese elvetiche hanno acquisito un certo grado di professionalità in questo ambito. Ci si può però anche chiedere se questi bandi di concorso non sono stati pubblicati su misura per le ditte elvetiche o se in altri Paesi manca forse il know-how necessario per partecipare a queste gare d’appalto.

Alla fine, le ditte svizzere non solo ottengono un contratto nel Paese beneficiario, ma idealmente mettono piede in un nuovo mercato emergente.

La Svizzera esercita un grande influsso

La Svizzera è un Paese piccolo, ma ha voce in capitolo nelle banche di sviluppo. Certo, gli USA e la Cina sono gli Stati più influenti, ma la Svizzera presiede importanti commissioni, vari svizzeri sono direttori esecutivi di diverse banche e vista la sua forza economica e i capitali versati ha una quota relativamente elevata di diritti di voto.

“Rispetto alle sue dimensioni, la Svizzera ha un influsso superiore alla media”, dice Birchmeier. Stando all’esperto della SECO, la Confederazione è tra i primi dieci donatori. Inoltre, si è conquistata una buona posizione informale che le premette di fare attivamente delle proposte. “La Svizzera è un opinion leader“.

La Svizzera partecipa agli aumenti di capitale

Il governo svizzero ha recentemente deciso di partecipare con 297 milioni di franchi agli aumenti di capitale delle banche di sviluppo per mantenere i propri diritti di voto. La Svizzera intende investire 197,7 milioni di dollari  in azioni del Gruppo della Banca mondiale e 99,7 milioni di dollari  in azioni della Banca africana di sviluppo.

“C’è un divario tra gli Stati occidentali e i Paesi in via di sviluppo per quanto riguarda il diritto di voto nella banche di sviluppo”, critica Kristina Lanz di Alliance SudCollegamento esterno, il laboratorio di idee delle organizzazioni di sviluppo svizzere. Non è una sorpresa: vogliono dire la loro visto che le finanziano. Infatti, chi paga comanda.

Anche Birchmeier è dello stesso avviso: “Investiamo molti soldi, quindi vogliamo avere voce in capitolo”. La Svizzera ha un grande influsso soprattutto sui progetti che sostiene direttamente.

Coinvolgere il settore privato – un’idea svizzera?

La Svizzera ha contribuito in maniera significante al nuovo corso della Banca mondiale, una strategia che ha suscitato un ampio dibattito tra gli esperti del settore. L’obiettivo è di coinvolgere maggiormente il settore privato nel finanziamento dell’aiuto allo sviluppo. “La Svizzera è stato uno dei primi Paesi a sostenere che bisognava sfruttare in modo mirato il settore privato”, conferma Birchmeier. “Abbiamo però sempre ricordato che l’obiettivo non consisteva nel fare affari senza perseguire uno scopo. E il traguardo è creare mercati trasparenti a medio termine”. In altre parole: non si vuole permettere alle singole aziende di fare affari, bensì favorire lo sviluppo dell’intera economia.

Le ONG criticanoCollegamento esterno però il fatto che le aziende private vengono coinvolte nei progetti di aiuto allo sviluppo. “Le ditte vogliono minimizzare i rischi e massimizzare i profitti”, sostiene Lanz. “Ma gli investimenti nei Paesi poveri sono rischiosi e il sostegno finanziario volto alla lotta contro la povertà in progetti educativi e sanitari non è redditizio”. Secondo l’esperta di politica di sviluppo di Alliance Sud, la Banca mondiale starebbe addirittura cercando di fare assumere i rischi ai Paesi in via di sviluppo, promuovendo partenariati pubblico-privati. “I profitti vengono privatizzati, i rischi sono nazionalizzati”.

Un’altra contraddizione: a differenza delle organizzazioni non-profit, le ditte private sono legalmente obbligate a massimizzare gli utili per i loro azionisti. È difficile immaginarsi come mantenere un equilibrio tra gli obiettivi dell’orientamento ai redditi e quelli dell’aiuto allo sviluppo. Nemmeno la SECO è in grado di fornirci una risposta a questo interrogativo. La SECO e Alliance Sud sono però d’accordo sul fatto che devono essere sostenute soprattutto le PMI locali e che bisogna promuoverle per creare un dinamico mercato locale. “Ci sono sicuramente ottimi e utili investimenti privati”, ammette anche Lanz.

Pacchetto di aiuti della Banca Mondiale

La Banca Mondiale ha deciso di stanziare 14 miliardi di dollari di crediti per aiutare i Paesi in via di sviluppo a combattere il  coronavirus. I paesi poveri potrebbero essere particolarmente vulnerabili al virus. Una parte del denaro della Banca Mondiale sarà utilizzata per rafforzare i sistemi sanitari, mentre un’altra parte andrà alle aziende e ai loro dipendenti colpiti dalla pandemia.

Successi delle banche di sviluppo, non senza critiche

Stando al Consiglio federale, il Gruppo della Banca mondiale ha contribuito in modo decisivo alla riduzione della povertà estrema a livello globale, passata dal 41 per cento nel 1981 al 10 per cento nel 2015.

Per Lanz di Alliance Sud la verità è un’altra. “Negli anni Ottanta, la Banca mondiale ha addirittura favorito la povertà con i suoi programmi di adeguamento strutturale”. Con questo termine si intende la politica adottata per combattere i debiti nei Paesi in via di sviluppo e che mirava a convincere gli Stati destinatari ad adottare un’economia di libero mercato, per esempio privatizzando le imprese statali.

Oggi si è fatto strada un nuovo meccanismo: si realizzano infrastrutture il cui utilizzo sottostà a delle tasse o a dei pedaggi. È un problema soprattutto per i consumatori che non sono in grado di pagare il canone d’uso perché il loro salario è insufficiente. E ciò avviene quando le aziende internazionali costruiscono infrastrutture sovradimensionate e costose o quando le strade e l’approvvigionamento dell’energia viene privatizzato.

“In Mozambico, per esempio, sempre più infrastrutture vengono finanziate grazie a partenariati pubblico-privati. La gente deve improvvisamente pagare un pedaggio per transitare su una strada senza conoscerne il motivo”, racconta Lanz.

Secondo l’esperta di Alliance Sud, a causa della privatizzazione delle scuole i genitori devono pagare una retta scolastica che molti non possono permettersi. Un partenariato pubblico-privato promosso dalla Banca mondiale per realizzare un impianto per la produzione di energia elettrica in Tanzania ha causato in un anno un aumento della bolletta dell’elettricità del 40 per cento. Da una parte, la popolazione ha accesso a nuove struttureCollegamento esterno, dall’altra questa situazione obbliga le famiglie a tenere i figli a casa perché non possono più permettersi la retta scolastica oppure non possono più usare le strade per vendere i loro prodotti.

“Naturalmente ci sono anche buoni progetti sostenuti dalle banche di sviluppo”, ammette Lanz. “È stato investito molto nelle energie rinnovabili, per esempio è stato finanziato un progetto volto alla diffusione di piccoli pannelli solari”. In conclusione, Lanz ricorda però che molti soldi sono confluiti nelle energie fossili.

Traduzione di Luca Beti

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