Beth Van Schaack: “La guerra in Ucraina necessita che giustizia sia fatta”
Il Dipartimento di Stato americano ritiene che ci sia un uomo in grado di porre fine alla guerra in Ucraina e questo non è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Beth Van Schaack, ambasciatrice statunitense per la giustizia penale globale, spiega le difficoltà di indagare sui crimini di guerra e di assicurare alla giustizia i leader attualmente al potere.
SWI swissinfo.ch: Sulla base delle sue indagini, la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente per l’Ucraina istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha concluso che in Ucraina sono stati commessi dei crimini di guerra. Cosa dovrebbe accadere ora?
Beth Van Schaack: La Commissione d’inchiesta ha pubblicato di recente il suo primo rapporto. Si tratta di un atto di accusa molto forte nei confronti dei crimini di guerra della Russia. La Commissione è riuscita a repertoriare molti di questi reati, tra cui l’uso di armi esplosive in aree popolate, l’aver preso di mira scuole e ospedali e la messa in pericolo della popolazione. C’è anche una lista di violazioni dell’integrità personale – ad esempio esecuzioni sommarie, detenzioni illegali, atti di tortura e ferite inflitte a persone imprigionate, così come altre forme di violenza sessuale – e ovviamente di tutte le deportazioni e delle famose operazioni di “filtrazioneCollegamento esterno” condotte dalla Russia [un sistema di controlli di sicurezza e di raccolta di dati personali per valutare la presunta minaccia rappresentata da persone detenute di nazionalità ucraina].
Di norma, tutte queste informazioni possono essere condivise con le autorità giudiziarie di tutto il mondo. Ciò include le magistrature a livello nazionale, ad esempio in Ucraina. Ma ci sono anche procuratori e procuratrici altrove in Europa, molti dei quali hanno avviato indagini sulla situazione in Ucraina con l’obiettivo di intentare cause per crimini di guerra, nel caso in cui individui di nazionalità russa accusati dovessero trovarsi nella loro giurisdizione.
Tutte queste informazioni possono essere trasmesse alla Corte penale internazionale (CPI), che ha avviato un’indagine sulla situazione in Ucraina. La Commissione d’inchiesta fa quindi parte di uno sforzo più ampio portato avanti a livello mondiale.
Cosa succederà ora, visto che la guerra è in corso?
È davvero notevole che l’Ucraina abbia potuto mantenere pienamente operativa la sua unità per i crimini di guerra. Non appena si verificano incidenti nel Paese e ci sono potenziali crimini di guerra, questo ufficio è in grado di inviare sul campo un team di esperti/e nazionali e internazionali per iniziare immediatamente a raccogliere prove. L’Ucraina ha anche già emesso alcuni capi d’accusa e condotto processi nei tribunali nazionali. La CPI si è impegnata attivamente nelle proprie indagini.
In che modo i pubblici ministeri possono mettere le mani su persone coinvolte in crimini di guerra?
La vera sfida ora è ottenere la custodia delle persone imputate. Sebbene l’Ucraina detenga alcuni prigionieri di guerra, la maggior parte degli artefici di questa campagna di crimini di guerra si trova in Russia. Senza una forza di polizia internazionale, l’unico modo per ottenere la custodia di questi individui è che lascino volontariamente la Russia. Forse dovremo aspettare ancora un po’ prima che questi responsabili inizino a lasciare Mosca.
La Commissione d’inchiesta ha anche identificato almeno due casi di maltrattamento di soldati russi da parte delle forze armate ucraine. Anche questi sono oggetto di attenzione da parte del Governo statunitense?
In effetti, è molto importante sottolineare che le leggi sulla guerra e le proibizioni dei crimini di guerra si applicano allo stesso modo allo Stato aggressore e allo Stato attaccato. Per quanto riguarda questo conflitto in particolare, l’equivalenza finisce qui. I dati e le informazioni relative ai crimini di guerra commessi dalla Russia sono enormemente sproporzionati rispetto alle accuse nei confronti delle forze ucraine. Vediamo anche enormi disparità tra le reazioni dei due Stati. La Russia reagisce alle accuse con negazioni e bugie, mentre l’Ucraina ha riconosciuto che le sue forze hanno commesso alcuni abusi e ha promesso di indagare in merito.
La Russia sembra non tener più conto del diritto internazionale e la pace è poco probabile a breve termine. In questo contesto, che cosa potrebbe portare a un cessate il fuoco?
Si tratta ovviamente di un enorme problema di diplomazia e di volontà politica. C’è chiaramente una persona che potrebbe porre fine alle ostilità: il presidente Vladimir Putin.
In tutto ciò che ha visto dall’inizio della guerra in Ucraina, cosa l’ha scioccata di più?
Ci si aspetta di vedere un alto grado di violenza e distruzione in qualsiasi guerra, anche in quelle combattute nel rigoroso rispetto del diritto internazionale. Ma ciò che abbiamo visto nelle aree da cui le truppe russe si sono ritirate è una violenza di un altro livello. È stata una violenza interpersonale e raccapricciante: abbiamo visto corpi di persone uccise in stile esecuzione, con le mani legate dietro la schiena. Segnalazioni credibili parlano di violenze sessuali contro donne e ragazze, uomini e ragazzi. Non si tratta dunque del tipo di distruzione che ci si aspetta in tempi di guerra, ma di abusi interpersonali davvero crudeli. E questo è estremamente duro da osservare e da sentire.
Putin potrebbe un giorno essere perseguito per crimini di guerra in Ucraina?
Finché rimarrà il capo di Stato in Russia, potrà godere dell’immunità nel caso dovesse essere perseguito dai tribunali di un altro Stato. L’immunità conferita ai capo di Stato lo protegge finché è al potere. Tale immunità non esiste però nel caso di un tribunale internazionale. Quindi, se Putin rimane al potere e la CPI porta avanti il procedimento, questa dovrà stabilire se dispone di prove sufficienti contro di lui
Per i Paesi neutrali come la Svizzera è possibile perseguire persone che sono accusate di crimini di guerra?
La Svizzera ha adottato sanzioni contro la Russia e ha accolto persone rifugiate dall’Ucraina. Sono tutti sviluppi positivi. È una situazione simile a quella di Norimberga: dopo la Seconda guerra mondiale, la comunità internazionale si è unita intorno all’imperativo di ritenere responsabili gli autori dei crimini nazisti. Oggi, è importante reagire insieme al fatto che la Russia ha commesso una grave violazione della Carta delle Nazioni Unite e che sta violando le norme internazionali a cui tutti e tutte noi teniamo molto.
Mai prima d’ora abbiamo visto il mondo così unito nel volere assicurare giustizia a una situazione particolare.
Gli Stati Uniti sono stati coinvolti nel conflitto siriano. Dei senatori statunitensiCollegamento esterno, alcuni leader europeiCollegamento esterno e l’ex procuratrice capo dei tribunali internazionali delle Nazioni Unite, Carla Del Ponte, hanno chiesto che il presidente siriano Bashar al-Assad sia portato a processo. Al-Assad è rimasto presidente, anche se le Nazioni Unite hanno dichiarato che il Governo siriano ha commesso crimini di guerra. Cosa pensa di queste analogie con la situazione in Ucraina?
I crimini e gli abusi che vediamo oggi in Ucraina seguono lo stesso schema che abbiamo osservato ovunque la Russia abbia dispiegato le sue forze sotto la guida del presidente Putin. E questo include ovviamente la Siria. Ma ci sono anche la Georgia e, prima ancora, la Cecenia e la città di Grozny, dove la popolazione civile è stata sottoposta allo stesso tipo di assedio. C’è sicuramente uno schema che si ripete. Ecco perché è estremamente importante continuare a impegnarsi per far sì che siano accertate le responsabilità del tipo di abusi a cui stiamo assistendo in questa guerra.
I funzionari russi dicono: “Se gli americani possono iniziare una guerra, perché non possono farlo anche i russi?” Qual è la sua risposta?
Penso che il mondo non si lasci ingannare da nessuna di queste affermazioni e capisca che la Russia è il principale responsabile e che il presidente Putin è l’artefice di questa terribile guerra.
Come spiegare allora alla gente in Russia che le sanzioni e le altre misure adottate dagli Stati Uniti non sono dirette contro il popolo russo?
È una domanda difficile perché la Russia ha chiuso tutti i media indipendenti. Ha cacciato un certo numero di organizzazioni della società civile che avrebbero potuto essere delle voci indipendenti in grado di parlare direttamente al popolo russo. È questa la sfida: usare la tecnologia per assicurarsi che le informazioni accurate raggiungano la gente.
In questa situazione, pensa che anche alcuni propagandisti russi potrebbero un giorno essere perseguiti e giudicati?
Quando la propaganda incita attivamente alla violenza contro le persone, allora può essere perseguita in virtù del diritto internazionale e nazionale. Le persone che portano avanti questo tipo di propaganda dovrebbero esserne consapevoli, anche se non impugnano una pistola.
Articolo a cura di Balz Rigendinger.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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