Le sfide sulla strada del parlamento che verrà
Rapporti con l’UE, migrazione, diritti popolari: sono tre dei principali temi che dovrà affrontare il parlamento svizzero nella prossima legislatura. Questioni che sono state anche al centro del 77esimo Congresso del Collegamento Svizzero in Italia, svoltosi sabato a Genova.
Chi tra gli oltre 170 partecipanti convenuti nella città ligure si aspettava una risposta sul futuro delle relazioni tra Svizzera e Unione Europea è probabilmente rimasto deluso. I rappresentanti dei quattro più importanti partiti svizzeri presenti a Genova – per un congressoCollegamento esterno all’insegna delle prossime elezioni federali di ottobre – non avevano con sé la sfera di cristallo.
Dopo l’adozione, il 9 febbraio 2014 dell’iniziativa «contro l’immigrazione di massa», gli accordi bilaterali – in particolare quello sulla libera circolazione – che regolano i rapporti tra Berna e Bruxelles sono in bilico. Come conciliare il rispetto del mandato costituzionale conferitogli dal popolo e la preservazione di questi accordi sarà certamente uno dei temi principali con cui sarà confrontato il prossimo parlamento.
«In questo momento non ci sono soluzioni in vista. Vi sono solo colloqui esplorativi per avvicinare le parti. Il problema è che la soluzione fedele al mandato costituzionale non sarà accettata dall’UE. Non sono quindi per nulla ottimista», ha dichiarato il consigliere agli Stati ticinese Fabio Abate (Partito liberale radicale).
«Ci siamo messi in una posizione oggettivamente difficile», gli ha fatto eco il suo collega nella Camera alta Filippo Lombardi (Partito popolare democratico). «L’UE aspetta di vedere come risolviamo le nostre contraddizioni». Il consigliere nazionale socialista zurighese Martin Naef è sulla stessa lunghezza d’onda. Da poco tornato da una visita di due giorni a Berlino, Naef ha riassunto così l’aria che si respira nella capitale tedesca: «L’UE dice in sostanza ‘i contratti sono questi. La libera circolazione non si negozia. Il problema è vostro, a voi di risolverlo’».
Più di 50’000 svizzeri in Italia
In Italia sono immatricolati 51’881 cittadini svizzeri; 33’070 nella circoscrizione consolare di Milano e 18’811 in quella di Roma. Si tratta della terza comunità elvetica in Europa più importante, dopo Francia e Germania.
Circa uno svizzero in Italia su tre è iscritto a registro elettorale. A Milano gli iscritti sono 5’808 e a Milano 9’625, per un totale di 15’433 persone.
Con un tasso di partecipazione medio del 36,1%, gli svizzeri che vivono in Italia sono i più assidui alle urne, ha rilevato Peter Zimmerli, delegato per le relazioni con gli svizzeri dell’estero del Dipartimento federale degli affari esteri.
Unica voce fuori dal coro – e non poteva essere altrimenti visto che a promuovere l’iniziativa «contro l’immigrazione di massa» è stato proprio il suo partito, l’Unione democratica di centro (UDC) – Gabriella Binkert Becchetti, candidata per il Consiglio nazionale nei Grigioni per l’UDC internazionale, che vive tra la Val Monastero e il lago di Garda, dove gestisce un agriturismo. «Non sono così pessimista. Bruxelles ha ogni interesse ad avere buoni rapporti con la Svizzera. Basti pensare ai moltissimi cittadini dell’Unione che vivono nella Confederazione. I nostri negoziatori dovrebbero forse essere un po’ più duri, come sta facendo la Grecia».
Flussi migratori
Un’altra delle grandi sfide che rimarranno d’attualità per la prossima legislatura è l’emergenza profughi. «L’UE reagisce puntando soprattutto sull’edificazione di un muro difensivo. In Svizzera l’ex cancelliera della Confederazione e presidente della Croce Rossa Svizzera Annemarie Huber-Hotz ha invece proposto di accogliere 80’000 profughi. È fattibile?», ha chiesto il moderatore del dibattito Marco Cameroni, ex console generale di Milano.
«Pura provocazione», per Filippo Lombardi, soprattutto in un clima politico come quello attuale, dove una qualunque maggiore apertura dal punto di vista migratorio sarebbe probabilmente spazzata via in votazione popolare. Secondo Gabriella Binkert Becchetti – il cui padre è di origine nigeriana – è impossibile assorbire simili flussi.
L’accento deve essere posto soprattutto sulla politica di sviluppo, «primo passo della politica migratoria», ha annotato Fabio Abate. E soprattutto bisogna evitare di cadere nel tranello di seguire una strada autonoma in materia di flussi migratori, strada che «romperebbe tutto il meccanismo di cooperazione e di solidarietà dell’Europa».
Più possibilista Martin Naef, secondo cui continuare a inasprire la politica d’asilo in Svizzera non ha funzionato. «Non si può bloccare la voglia di trovare una vita migliore. Per i rifugiati che provengono da zone di guerra deve esserci posto». E l’Europa ha «una responsabilità comune» nell’accogliere questi profughi.
Diritti popolari
Altro tema sul banco i diritti popolari e in particolare l’iniziativa lanciata dall’UDC per la preminenza del diritto svizzero su quello internazionale. «Non è normale accettare altre legislazioni, siamo ancora indipendenti», si è giustificata Gabriella Binkert Becchetti. L’iniziativa attacca in particolare – senza precisarlo a chiare lettere – la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Un’iniziativa «bugiarda» per gli altri tre parlamentari presenti, poiché non dice che bisogna denunciare la Convenzione europea, ma è di fatto ciò che accadrebbe. Un po’ come sta accadendo con l’iniziativa «contro l’immigrazione di massa», «ci si ritroverebbe con un articolo costituzionale non applicabile, perché non dice cosa si dovrebbe fare con le convenzioni internazionali», ha sottolineato Filippo Lombardi.
«La Svizzera si ritroverebbe come la Grecia del regime dei colonnelli, unico altro paese ad aver denunciato questa Convenzione. La Confederazione non può pretendere di essere sempre e solo un’isola. Stiamo scherzando con il fuoco», ha dal canto suo rilevato Fabio Abate.
Altri sviluppi
Gli svizzeri all’estero hanno la loro legge ad hoc
E per gli svizzeri all’estero?
Ma se questi temi sono centrali per i parlamentari svizzeri, lo sono anche per gli svizzeri in Italia, e in particolare i giovani, che li eleggono?
«Non discutiamo tantissimo di politica», ci dice Edoardo Trebbi, presidente della neonata Unione Giovani SvizzeriCollegamento esterno, che riunisce una cinquantina di membri in tutta la Penisola. «Voto però regolarmente; adesso col voto elettronico è molto facile. I temi che interessano noi giovani riguardano di più l’istruzione, come venire a studiare in Svizzera, le borse di studio».
Davide Wüthrich, che fa la spola tra Torino e Losanna, dove sta facendo un dottorato al Politecnico federale, e che si occupa della pagina Facebook del gruppo, sottolinea anche lui che il tema della formazione è in cima alla lista delle priorità. «Naturalmente, però, anche le questioni dei rapporti con l’UE e soprattutto dell’immigrazione ci toccano da vicino, in particolare qui in Italia».
«Ci avete parlato di diritti popolari, UE, migrazione… Ma quello che ci interessa sapere è anche il programma dei vostri partiti per gli svizzeri all’estero», ha chiesto Arved Büchi, presidente dell’associazione Gazzetta SvizzeraCollegamento esterno.
«In questo momento in cui la Svizzera è sotto pressione, per temi come l’UE e la migrazione, non c’è particolare attenzione per gli svizzeri all’estero», ha ammesso Fabio Abate, ricordando però che nel corso dell’ultima legislatura è stato compiuto un passo importante, ossia l’adozione della nuova Legge sugli svizzeri all’estero.
Una legge sostenuta dal Partito socialista, che ha anche appoggiato l’aumento dei contributi per le scuole svizzere all’esteroCollegamento esterno, ha ricordato Martin Naef. La candidata dell’UDC Gabriella Binckert Becchetti ha dal canto suo sottolineato di voler porre l’accento su quattro aspetti: sicurezza sociale, progetti interregionali, formazione in Svizzera per i giovani espatriati e stop alla cura dimagrante della rete consolare.
Filippo Lombardi, all’origine dell’iniziativa parlamentare che ha portato all’adozione della nuova legge, ha rammentato che il testo ha posto le basi, tra l’altro, per un aumento dei contributi alle scuole svizzere all’estero e che permette alle commissioni estero del parlamento di dire la loro su eventuali ristrutturazioni della rete consolare.
Il consigliere agli Stati ticinese ha però soprattutto voluto lanciare un messaggio ai presenti: «In un momento difficile come quello attuale, dove la Svizzera è sotto tiro, abbiamo bisogno di cittadini che parlino a favore del loro paese. Siete voi soprattutto che potete fare qualcosa per la Svizzera».
Collegamento svizzero
Fondato nel 1938, il Collegamento Svizzero in Italia raggruppa oltre una sessantina di istituzioni private svizzere in Italia, tra cui circoli, società di beneficenza, scuole, chiese, ecc.
Il Collegamento ha come obiettivi principali di favorire lo scambio di informazioni ed esperienze tra le istituzioni elvetiche in Italia, assisterle in caso di difficoltà organizzative, mantenere i vincoli tra i connazionali residenti nella Penisola e la Svizzera, difendere i loro interessi presso governo, parlamento e amministrazione in Svizzera, tramite l’Organizzazione degli svizzeri dell’estero.
Dal 1969, il Collegamento è inoltre editore della Gazzetta Svizzera, incaricata di informare i cittadini elvetici residenti in Italia sui principali avvenimenti in Svizzera.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.