Contro l’aumento dei costi della salute i cerotti non bastano
Nel 2010 i premi dell'assicurazione malattia potrebbero registrare il più forte aumento da quando è entrata in vigore la Legge sull'assicurazione malattia nel 1996. L'analisi del consigliere nazionale Ignazio Cassis, medico e specialista di salute pubblica.
L’allarme è stato lanciato a metà aprile dal vicedirettore dell’Ufficio federale della sanità pubblica Peter Indra: nel 2010 i premi che ogni cittadino residente in Svizzera paga per l’assicurazione malattia obbligatoria potrebbero aumentare del 13-14%.
Per impedire questo massiccio incremento dei costi, il ministro dell’interno – il liberale radicale Pascal Couchepin – ha presentato martedì durante una tavola rotonda coi rappresentanti del settore della sanità un pacchetto di misure urgenti, che sarà sottoposto al parlamento entro metà giugno.
Secondo il consigliere nazionale ticinese ed esponente del Partito liberale radicale Ignazio Cassis, per porre un freno alla spirale dell’aumento dei costi della sanità le misure dovranno però essere ben più incisive e sicuramente impopolari.
swissinfo: Non si sta cercando di drammatizzare un po’ la situazione per cercare di far passare qualche pillola amara?
I.C.: Non so se si possa definire ‘drammatizzare’ il fatto di annunciare che i premi aumenteranno del 10% o più. È certamente preoccupante. Ma non credo proprio che si agiti questo spettro con il solo scopo di far passare qualche misura urgente.
E se anche ciò fosse, il problema non cambia. Come tutti i paesi occidentali, siamo confrontati a un problema di finanziamento del sistema sanitario. Ed è un problema che non vogliamo affrontare alla base, ma con semplici cerotti, come le misure proposte martedì.
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swissinfo: Nel 2003, quando aveva preso in mano le redini del Dipartimento dell’interno, Pascal Couchepin aveva dichiarato di aver bisogno di tre o quattro anni di tempo per riuscire a contenere l’aumento dei costi della sanità. La politica che ha portato avanti non si è rivelata fallimentare?
I.C.: No, fallimentare è sicuramente una parola sbagliata. Credo che abbia sovrastimato la sua capacità e il suo potere per influenzare il problema.
Il ministro dell’interno non ha poco potere. Non ne ha però abbastanza per invertire questa spirale di aumento dei costi: si tratta di un problema comune a tutti i paesi che hanno introdotto una garanzia d’accesso alle cure a costi socializzati.
Il problema è di tipo culturale e non ha nulla a che vedere con l’invecchiamento della popolazione, come si vuol spesso far credere.
Ciò che fa aumentare i costi è il dogma che ogni innovazione tecnologica debba essere obbligatoriamente messa a disposizione di tutti finanziata socialmente.
swissinfo: E la questione demografica?
I.C.: Sappiamo da studi molto seri, che il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione partecipa in una misura massima del 5% all’aumento annuo dei costi della salute.
Viviamo fortunatamente sempre più a lungo, ma anche fortunatamente sempre in miglior salute. In età avanzata, i costi della salute si concentrano essenzialmente negli ultimi due anni di vita. Che ciò avvenga all’età di 70, 80 o 90 anni, non cambia però nulla. È sempre negli ultimi due anni di vita.
swissinfo: L’aumento dei costi è quindi da collegare unicamente a una questione tecnologica?
I.C.: È da collegare più in generale a una questione di consumo. Nel nostro carrello degli acquisti mettiamo sempre più prodotti, perché l’industria della salute fornisce cose sempre più interessanti. E siccome in materia di sanità facciamo la spesa a prezzo fisso, non ci priviamo di riempire il più possibile il nostro carrello…
swissinfo: Una proposta come quella fatta martedì di introdurre una tassa di 30 franchi per ogni visita medica non potrebbe quindi servire a ridurre questo consumo eccesivo?
I.C.: L’obiettivo di questa proposta è di evitare che qualcuno corra dal medico per un semplice raffreddore. Può forse incentivare un po’ la responsabilità individuale, ma sinceramente non credo sia una misura particolarmente incisiva.
swissinfo: Negli ultimi anni, i costi sono esplosi soprattutto nel settore ambulatoriale ospedaliero. Come lo spiega e come si potrebbe intervenire?
I.C.: La gente va sempre più al pronto soccorso invece che dal medico di famiglia perché non deve fare appuntamenti e pensa che gli ospedali siano un po’ delle cattedrali tecnologiche, dove si può ottenere il meglio della tecnologia.
I proprietari di ospedali, che siano privati, fondazioni o cantoni, non sono certo dispiaciuti, poiché aumentano così la loro cifra d’affari.
Il problema è però che spesso nei pronti soccorsi lavorano dei medici che si stanno specializzando e che hanno tendenza a fare molti più esami che non il medico di famiglia sperimentato.
Una possibile soluzione è di collaborare con dei medici di famiglia, come si sta sperimentando nei cantoni Argovia (modello Baden) e San Gallo. Quando una persona giunge al pronto soccorso per una bagatella, è deviato automaticamente nello studio del medico di famiglia associato all’ospedale.
Più in generale oggi non possiamo più permetterci di lasciar vagare il paziente nella complessità dell’attuale sistema sanitario. Automaticamente egli andrà dove – ai suoi occhi – c’è più tecnologia, percepita come qualità. Il paziente necessita di qualcuno che lo accompagni, di un ‘coach’, che idealmente è il medico di famiglia, ma potrebbe anche essere il farmacista o l’infermiere
swissinfo: E per modificare questa cultura del consumo in ambito sanitario, ha qualche pista?
I.C.: No, non ho nessuna pista. Fondamentalmente dovremmo cambiare i valori della nostra società, valori che sono poi gli stessi che hanno portato al crollo del sistema finanziario, ossia la massimizzazione del profitto e del piacere individuale.
Lo stesso vale per l’assicurazione malattia. Oggi siamo felici se riusciamo a capitalizzare i soldi che abbiamo speso, se riusciamo ad avere dei prodotti che compensano quanto abbiamo pagato in premi di cassa malati.
Di fronte a questi valori, come si può far esistere un’idea mutualistica come quella dell’assicurazione malattia, dove il singolo cittadino alla fine dell’anno dovrebbe essere felice se non ha speso nulla, perché sa che quanto ha risparmiato serve comunque a chi ne ha bisogno?
swissinfo: E quindi?
I.C.: E quindi se non si può agire sul fronte della domanda (assicurati, pazienti) bisognerà intervenire su quello dell’offerta (medici, farmacisti, ospedali, ecc.). Per agire su questo fronte bisogna però essere estremamente impopolari. I politici che vogliono essere rieletti e gli amministratori che vogliono dormire sonni tranquilli continueranno ad applicare dei cerotti e si andrà avanti così fino a quando ci sarà una frattura maggiore. Solo allora saremo forse disposti ad accettare il principio ‘a mali estremi, estremi rimedi’.
swissinfo, Daniele Mariani
Nel corso di una tavola rotonda che martedì a Berna ha riunito i rappresentanti del settore della sanità, il ministro dell’interno Pascal Couchepin ha presentato un pacchetto di misure destinate ad evitare un forte aumento dei premi dell’assicurazione malattia nel 2010.
A metà aprile, il vicedirettore dell’Ufficio federale della sanità pubblica Peter Indra aveva dichiarato che un aumento del 13-14% “non è irrealistico”. Se questa cifra fosse confermata, si tratterebbe dell’incremento più forte da quando è entrata in vigore la Legge sull’Assicurazione malattia (LaMal) nel 1996.
Tra i provvedimenti che saranno sottoposti al giudizio del parlamento prima della sessione estiva, vi è in particolare l’introduzione di una tassa di 30 franchi per ogni visita medica. Tassa dalla quale saranno esentati i bambini, le donne incinta e coloro che partecipano alle campagne cantonali di vaccinazione. Per evitare costi eccessivi a chi soffre di una malattia cronica, la tassa sarà rimborsata a partire dalla settima visita durante l’anno.
Couchepin propone inoltre che il governo sia autorizzato ad decidere autonomamente di abbassare le tariffe (ad esempio i valori dei punti del tariffario medico TARMED) in caso di aumento dei costi superiore alla media.
Il ministro dell’interno vuole anche obbligare i cantoni a instaurare mandati di prestazione per le cure ospedaliere ambulatoriali. Per ridurre i premi per i cittadini meno abbienti, Couchepin auspica pure dei sussidi supplementari individuali.
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