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I kosovari che rimpatriano potranno ricevere le pensioni svizzere

Entrambi kosovari, questi due dipendenti della fabbrica elvetica di utensili Urma SA potranno contare su una rendita di vecchiaia svizzera anche se torneranno a vivere nel loro Paese d'origine quando andranno in pensione. (Foto del 2009) Keystone / Gaetan Bally

Il Kosovo è l'unico Stato dell'ex Jugoslavia con il quale la Svizzera non ha accordi nel campo della previdenza sociale. Ciò va a scapito di molti kosovari rimpatriati che avrebbero diritto a una pensione. Una situazione che in un prossimo futuro dovrebbe cambiare. La Camera dei Cantoni si è infatti pronunciata oggi quasi all'unanimità in favore della Convenzione bilaterale di sicurezza sociale.

Hanno lavorato per anni in Svizzera e versato i contributi all’assicurazione di previdenza obbligatoria, ma quando è giunto il momento di percepire una rendita di vecchiaia (AVS) o di invalidità (AI) e quindi di poter rientrare nel loro paese d’origine a godersi la pensione, si sono ritrovati a mani vuote.

Il problema riguarda diverse migliaia di kosovari che negli ultimi dieci anni sono stati penalizzati finanziariamente, perché la Svizzera dall’aprile 2010 non ha più applicato al Kosovo la Convenzione di sicurezza sociale conclusa a suo tempo con l’ex Repubblica popolare di Jugoslavia.

La seconda diaspora

La Svizzera ospita la più grande diaspora di albanesi del Kosovo, dopo la Germania. Nella Confederazione vivono circa 112’000 kosovari. Tuttavia, il numero di persone che provengono dal più giovane Stato d’Europa è nettamente superiore. Secondo uno studio condotto dall’Ufficio federale di statistica nel 2015, quasi 250’000 persone hanno dichiarato l’albanese come lingua principale: la maggior parte proviene dal Kosovo.

Il 27 febbraio 2008 la Svizzera ha riconosciuto la nuova Repubblica del Kosovo e ha stabilito relazioni diplomatiche e consolari. Da allora la Svizzera e il Kosovo hanno concluso accordi bilaterali nei settori della cooperazione tecnica e finanziaria, dell’aviazione civile, del trasporto merci e passeggeri su strada, del commercio e della protezione degli investimenti.

Il governo svizzero aveva motivato così la decisione: “Gli accordi di sicurezza sociale servono a coordinare i sistemi nazionali. La loro conclusione richiede sistemi che funzionano in entrambi gli Stati contraenti”. In altre parole, ciò significava che in Kosovo il sistema non funzionava.

Pensione solo se si risiede in Svizzera

Lo scioglimento dell’accordo era stato deciso in seguito a una mozione parlamentareCollegamento esterno del Gruppo UDC (Unione democratica di centro), che voleva incaricare il Consiglio federale di “denunciare le convenzioni di sicurezza sociale concluse con gli Stati dell’ex Jugoslavia e con la Turchia oppure di non rinegoziarli”. Una mozione che la Camera del popolo, seguendo il parere del governo, aveva respinto.

L’esecutivo elvetico aveva però fatto un’eccezione: aveva deciso di non prorogare la Convenzione con il Kosovo. Motivo: in quel Paese non funzionava il dispositivo per individuare i casi di frode all’assicurazione d’invalidità.

Da quel momento, i kosovari per poter ricevere la pensione AVS devono dunque risiedevano in Svizzera.

Molti appelli sono stati rivolti alle autorità svizzere, che dopo la guerra nei Balcani avevano consigliato alle persone fuggite da quei territori di tornare nei loro Paesi e aiutandole anche finanziariamente nei rimpatri.

“È stata una discriminazione selettiva.” Osman Osmani

“È stata una discriminazione selettiva”, afferma Osman Osmani del sindacato Unia, che, insieme alla diaspora kosovara, ha chiesto di continuare ad applicare la vecchia Convenzione di sicurezza sociale con l’ex Jugoslavia fino alla conclusione di una nuova con il Kosovo.

Le argomentazioni del Consiglio federale di allora, a suo avviso, non sono valide. “Diversamente dalla Convenzione di sicurezza sociale, nel 2010 la Svizzera ha concluso con il Kosovo altri accordi. Ad esempio, in materia di rimpatrio e di cooperazioni in materia di migrazione”.

Perché non come la Germania?

Con un po’ di buona volontà, si sarebbe potuto trovare il modo di far arrivare le pensioni in Kosovo agli aventi diritto, dice Osman Osmani, facendo riferimento a quanto fatto da altri paesi europei. La Germania, ad esempio, ha versato ai kosovari rimpatriati le pensioni che spettavano loro e ha anche sostenuto finanziariamente le autorità locali.

Osmani stima che diverse migliaia di persone sono state penalizzate dalla Svizzera. “Dal 2010 ad oggi, ad oltre 6’000 kosovari sono stati rimborsati i contributi AVS che avevano versato, per sopperire ai bisogni esistenziali. Gli altri aventi diritto alle rendite attendono da anni la loro meritata pensione”.

Tutti meno uno

La Svizzera ha ora negoziato una Convenzione di sicurezza sociale con il KosovoCollegamento esterno. Il Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni del parlamento svizzero) oggi l’ha approvata, con 38 voti favorevoli, uno contrario e nessuna astensione.

La convenzione ha ottenuto anche il sostegno dei senatori UDC – ad eccezione di uno – ossia del partito che nel 2009 aveva sollecitato lo scioglimento del vecchio accordo, motivando la richiesta con presunti abusi.

“Credo che questi lavoratori abbiano guadagnato queste prestazioni sociali. Se si consente loro di ricevere questi soldi nel loro paese d’origine, con una pensione svizzera potranno avere una vita dignitosa in Kosovo”, ha dichiarato a swissinfo.ch il consigliere agli Stati UDC Roland EberleCollegamento esterno.

La Svizzera ne trae persino vantaggi finanziari, osserva il senatore turgoviese: “Se non si dà loro questa possibilità e perciò rimangono in Svizzera, dato che le loro rendite sono troppo basse per coprire il costo della vita, hanno bisogno di prestazioni complementari”.

“È una sfortuna per le persone colpite.” Roland Eberle

Roland Eberle spiega la nuova posizione del suo partito con il fatto che le strutture statali in Kosovo ora funzionano meglio. “L’amministrazione federale, che ha negoziato la convenzione, ci ha assicurato in modo credibile che le pensioni in Kosovo saranno versate agli aventi diritto”. Questo è stato provato in decine di casi in un progetto pilota.

Se anche la Camera del popolo approverà la convenzione, nella sessione parlamentare estiva, esso potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2020. Quindi è tutto in ordine? Non proprio: Chi non ha ricevuto una pensione negli ultimi dieci anni non sarà risarcito. Non è infatti previsto il pagamento retroattivo delle prestazioni. “È una sfortuna per le persone colpite”, dice Eberle.

Il sindacalista Osman Osmani, invece, chiede una soluzione che permetta di rispondere anche alle richieste di risarcimento per il periodo in cui non vigeva alcuna convenzione. “Altrimenti, nonostante i risarcimenti, rimarrà una macchia nera in questa faccenda”.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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