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Nepal, la battaglia in salita per la parità di genere

donne in nepal
Indrakala Yadav, la seconda da destra, fa parte della nuova generazione di donne attive politicamente in Nepal. swissinfo.ch

La rappresentanza femminile nel parlamento nepalese è notevolmente aumentata negli ultimi dieci anni. Ciò è il risultato di un vasto sistema di quote rosa che ha reso la Costituzione nepalese una delle più progressiste in Asia a livello politico. Ma secondo le donne attive in politica e i difensori dei diritti umani, nello Stato himalayano la vera parità è ancora molto lontana.

“Non è ancora facile far capire alla gente che le donne sono delle cittadine rispettabili alla stregua degli uomini, che devono essere trattate allo stesso modo e che la società deve agire seriamente nel creare un ambiente che garantisca la loro partecipazione”, afferma Tham Maya Thapa, una delle tre donne nel governo federale nepalese.

In qualità di ministra per le Donne, i Bambini e gli AnzianiCollegamento esterno, è suo compito trovare il modo di superare la tradizionale mentalità patriarcale nella società del Nepal. Nonostante le leggi che proteggono le donne dalla violenza e dalla discriminazione, questa mentalità spesso prevale, rileva Tham Maya Thapa. Questo include il fatto di ignorare questioni quali le molestie sessuali o l’isolamento mestruale. Al contempo, perdurano tutte le forme di violenza domestica basata sul genere e le discriminazioni.

La ministra è una della decina di difensori dei diritti delle donne con cui abbiamo parlato in Nepal. Secondo Tham Maya Thapa, le riforme costituzionali e le misure legislative sono necessarie, ma non bastano per realizzare i cambiamenti sociali indispensabili per raggiungere una vera uguaglianza. Malgrado le leggi, la reale partecipazione delle donne al processo decisionale rimane limitata.

Lo Stato himalayano ha trovato la pace in quanto repubblica solo una decina di anni fa. La nuova Costituzione, approvata nel 2015, garantisce che il 33% dei seggi parlamentari a livello federale sia occupato da donne. Localmente, le donne dovrebbero occupare il 40% delle cariche politiche di alto livello. Si tratta di un cambiamento considerevole: nel 2007, le donne nel parlamento nepalese erano soltanto il 6%.

Altri sviluppi

Non ci sono molti altri Paesi che hanno iscritto la partecipazione politica delle donne nella Costituzione e che hanno reso giuridicamente vincolante la loro inclusione nel processo decisionale. In Nepal, si è voluto in questo modo contrastare la discriminazione di lunga data basata sul genere e sulla casta, ovvero la posizione di una persona nella società. È inoltre il segnale della volontà di rompere con un passato in cui le donne avevano tradizionalmente meno opportunità di far sentire la propria voce.

La Costituzione stipula che il presidente o il vicepresidente del Nepal deve essere una donna. Lo stesso vale per la carica di presidente del parlamento e della Corte suprema. Nei comuni, anche il sindaco o il vicesindaco deve essere una donna. Ogni circoscrizione di ogni comune deve riservare due posti per le donne, uno dei quali dovrebbe essere occupato da una donna della casta Dalit, o ‘intoccabili’, una comunità storicamente esclusa da posizioni ai vertici nella società.

Oltre alle quote di genere, la Costituzione ha anche istituito un sistema democratico pluripartitico e garantisce libere elezioni con disposizioni volte a salvaguardare vari diritti umani, compresa la libertà di stampa. Questi cambiamenti hanno fatto del Nepal il secondo Paese asiatico più progressista dopo Timor Est in termini di ruolo delle donne in politica, secondo una recente classifica dell’Unione interparlamentare e di UN Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne.

4 donne nepalesi in abiti tradizionali e due uomini
Oltre il 70% della popolazione della municipalità di Katahari Palika, vicino a Biratnagar, è di casta Dalit. Qui alcune donne Dalit attive a livello politico, in compagnia dei mariti. swissinfo.ch

Una nuova generazione di donne in politica

Quasi 7’000 dei 13’486 seggi conquistati da donne alle ultime elezioni locali nel 2017 sono andati a membri delle comunità Dalit, stando ai dati raccolti dal Centro per le donne Dalit in NepalCollegamento esterno. Grazie alle riforme, le donne Dalit hanno potuto accedere per la prima volta alla vita politica.

Ciononostante, i Dalit – la comunità più emarginata del Nepal – continuano a subire discriminazioni e violenze dalle vecchie forme di gerarchia sociale. Il nuovo gruppo di donne Dalit attive politicamente deve inoltre far fronte all’esclusione e a discriminazioni sul lavoro.

Devono combattere una battaglia in salita per essere ascoltate, rispettate e seguite dai loro partiti politici, dai membri dei governi locali, dalle comunità locali e persino dalle loro famiglie, affermano i difensori dei diritti umani. Per contrastare queste discriminazioni, nello scorso mese di aprile l’agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione ha iniziato a sostenere She Leads NepalCollegamento esterno, un programma per la promozione del ruolo politico delle donne nelle zone rurali.

Una di queste donne Dalit attive in politica è Indrakala Yadav, vicesindaca della municipalità rurale di Laximiya. È stata eletta per aver promesso nuovi alloggi e nuove strade e per aver distribuito acqua potabile alle donne povere. Il sindaco, un uomo, non vuole tuttavia lavorare con lei al nuovo preventivo per la politica del lavoro a livello locale poiché è scettico nei suoi confronti, afferma Indrakala Yadav. Il preventivo, dice, è stato elaborato senza averla consultata. Il governo comunale è formato da 15 persone è lei è stata l’unica ad essere stata esclusa dal processo, oltre ad essere l’unica donna nell’esecutivo.

Indrakala Yadav
Indrakala Yadav, vicesindaca Dalit della municipalità di Laximiya. swissinfo.ch

Un’altra vicesindaca Dalit della città di Janakpur è Rita Kumari Mishra. Quando l’abbiamo incontrata, ci ha raccontato le avversità con cui è stata confrontata quando è riuscita a far approvare un grande cantiere di ampliamento stradale.

“Gli uomini hanno impiegato sette anni per realizzare il 20% del lavoro, io ho fatto il restante 80%”, dice. Tuttavia, le difficoltà che ha incontrato sono emerse quando un esponente dell’autorità di quartiere, Sudarsan Singh, ha affermato durante un’intervista che “la vicesindaca ha bisogno di maggiore istruzione e formazione per ricoprire il suo ruolo”.

Tali atteggiamenti probabilmente non sorprenderebbero Bimala Rai Paudyal, la deputata alla camera bassa del parlamento che abbiamo incontrato a Kathmandu. Le conoscenze e le capacità delle donne sono spesso messe in discussione quando vogliono diventare politicamente attive, afferma. A volte, prosegue, le donne devono convincere i membri della famiglia spiegando loro i benefici economici. Tuttavia, “la gente non dubita mai delle capacità degli uomini”, anche se le donne lavorano molto più duramente.

Molti difensori dei diritti affermano che il sistema delle quote rosa è stato solo un primo passo. “La democrazia non è sufficiente per garantire i diritti delle donne poiché la democrazia funziona con la voce della maggioranza”, dice Indu Tuladhar, avvocatessa e direttrice di Himal Innovative Development and ResearchCollegamento esterno, un’organizzazione per la consulenza in materia di diritti delle comunità emarginate.


Ancora molto da fare

Così, mentre lo Stato himalayano è un passo in avanti rispetto ai suoi vicini regionali, i difensori dei diritti delle donne e i politici di tutto il Paese affermano che la società nepalese e il governo devono fare molto di più per promuovere la parità di genere. Tutti concordano sul fatto che gli abusi e la violenza vanno monitorati e puniti più severamente.

Bandana Rana, del Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione contro le donne (CEDAWCollegamento esterno), sostiene che la Costituzione nepalese è una delle più progressiste al mondo. Tuttavia, dice, “in Nepal manca un meccanismo per monitorare le vittime e le persone sopravvissute a violenze”.

La professoressa Renu Adhikari, fondatrice e direttrice del Centro di riabilitazione delle donne WORECCollegamento esterno, un’organizzazione non governativa per la prevenzione della violenza sulle donne e la promozione dell’influenza femminile nella politica in Nepal, afferma che la legislazione non è sufficiente. Gli atteggiamenti delle persone devono cambiare. “La violenza di genere può essere contrastata soltanto cambiando la mentalità della gente”, sottolinea.

Renu Adhikari
Renu Adhikari è la fondatrice e la direttrice del Centro di riabilitazione delle donne WOREC. swissinfo.ch

La maggior parte dei problemi inizia nelle famiglie e negli ambienti sociali più ristretti, i quali sono molto più difficili da cambiare rispetto alle quote elettorali. I casi di violenza domestica o di stupro spesso rimangono confinati all’interno della famiglia, rimanendo così invisibili dall’esterno, spiega Chanda Chaudhary, deputata alla Camera dei Rappresentanti.

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Il reportage è stato realizzato nell’ambito di eqda.ch, un progetto di scambio tra giornalisti svizzeri e dei paesi in via di sviluppo. EQDA

Un passo successivo sarebbe quello di garantire che le donne abbiano le risorse e il tempo per partecipare alla vita pubblica. Le donne sono ancora obbligate ad occuparsi della famiglia e dei figli. Molte donne attive in politica devono far fronte a problemi economici e devono chiedere ai loro mariti il permesso di candidarsi per una carica. A volte, lo devono fare anche per lasciare la casa e viaggiare. Inoltre, i partiti politici sono dominati dagli uomini. Chanda Chaudhary ritiene che l’indipendenza finanziaria e il sostegno familiare siano fattori chiave per migliorare la partecipazione.

Alcuni attivisti sostengono che non spetta solo a loro cambiare la società, ma anche agli uomini in Nepal. “Gli uomini dovrebbero aiutare le donne ad affrontare i problemi e a garantire una coesistenza migliore”, dice Dil Kumari Panta del comitato centrale del Partito comunista nepalese.

Tutti concordano sul fatto che ci vorrà ancora molto tempo prima che tutti i nepalesi siano davvero su un piano di uguaglianza. “Quando mio marito mi chiede una tazza di tè, gliela preparo dopo la sua giornata di lavoro”, dice la deputata Bimala Rai Paudyal. “Ma il mio tè me lo preparo da sola, anche se sono esausta”.

Donne in politica

Nel mondo, solo un parlamentare su quattro è donna. In soli tre paesi su 193 – Ruanda, Cuba e Bolivia – le donne occupano oltre la metà dei seggi in parlamento, secondo lo studio Donne in politica 2019Collegamento esterno dell’Unione interparlamentare e dell’agenzia delle Nazioni Unite UN Women.

La Svizzera non dispone di un sistema di quote di genere. Il Paese si colloca al 37° posto a livello mondiale con un tasso di rappresentazione femminile del 32,5% nella camera bassa (Consiglio nazionale) e del 15,2% nella camera alta (Consiglio degli Stati), secondo lo studio.

Queste percentuali potrebbero aumentare alle elezioni federali del 20 ottobre 2019. Per la prima volta, le candidature femminili al Consiglio nazionale hanno infatti superato il 40%.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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