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Divieti per i richiedenti l’asilo suscitano indignazione

Il centro di accoglienza di Bremgarten, un ex edifcio dell'esercito, dovrebbe ospitare nei prossimi anni fino a 150 richiedenti l'asilo Keystone

Uno Stato può restringere la libertà di movimento degli esuli che ospita? Regole simili, introdotte nel centro di accoglienza per richiedenti l’asilo di Bremgarten, nel canton Argovia, hanno provocato reazioni di indignazione sia in Svizzera che all’estero.

“La Svizzera introduce restrizioni simili a quelle dell’apartheid”: così il quotidiano britannico The Indipendent ha commentato la decisione delle “autorità locali di bandire i richiedenti l’asilo dai luoghi pubblici”. Un evento che ha attirato l’interesse di diversi altri media europei, tra cui la BBC, El Pais o la Süddeutsche Zeitung.

Duri commenti sono stati espressi anche da rappresentanti di organizzazioni umanitarie. Per Gerry Simpson, collaboratore di Human Rights Watch, “è scioccante il fatto che la Svizzera – paese ospitante delle Nazioni unite e dell’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR), – introduca una politica discriminatoria che, di fatto, corrisponde ad una segregazione dei richiedenti l’asilo dalla comunità in cui vivono”.

A “scioccare” sono le regolamentazioni adottate per i richiedenti l’asilo ospitati da questo lunedì presso il centro di accoglienza di Bremgarten, nel canton Argovia: agli ospiti è stato imposto un divieto di recarsi in diversi luoghi pubblici, in particolare scuole e centri sportivi.

Negli anni Novanta, in seguito soprattutto alle guerre nei Balcani, le autorità avevano dovuto far fronte a quasi 50’000 domande di asilo all’anno.

L’emergenza asilo è rientrata dai primi anni del 2000. Tra il 2005 e il 2007 erano state presentate poco più di 10’000 domande all’anno.

L’afflusso di richiedenti l’asilo ha registrato un nuovo aumento dal 2008. Nel 2011 sono state inoltrate 22’551 domande di asilo, ossia il 45% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2012 le richieste hanno raggiunto quota 28’631.

Secondo l’Ufficio federale della migrazione, le ragioni di questa nuova crescita sono da ricercare soprattutto nelle crisi dei paesi nordafricani, che hanno aperto le vie migratorie verso l’Europa anche per gli esuli di altri Stati del Continente nero.

Nel 2012, il maggior numero di domande riguardava esuli provenieni da Eritrea (4’407), Nigeria (2’746), Tunisia (2’239) e Afghanistan (1’836).

Malcontento popolare

La politica di asilo della Confederazione si trova così di nuovo sotto i riflettori internazionali, oltre che al centro di dibattiti e controversie in Svizzera. Eppure, tra gli obbiettivi del nuovo alloggio per i richiedenti l’asilo vi era anche quello di calmare in una certa misura le acque, ossia di tranquillizzare la popolazione ed evitare nuove vertenze con le autorità locali.

Negli ultimi anni, gli abitanti di diversi villaggi e città erano insorti contro l’apertura di nuovi centri di accoglienza per i richiedenti l’asilo. Il malcontento popolare si era tradotto, in vari casi, in lunghe battaglie con le autorità cantonali e comunali, che avevano approvato le richieste della Confederazione per l’insediamento dei nuovi alloggi.

Queste vertenze hanno messo in difficoltà il governo e l’Ufficio federale della migrazione (UFM), confrontati negli ultimi due anni con un forte incremento delle domande di asilo e quindi con la necessità di offrire un tetto ai nuovi arrivati. In seguito tra l’altro alla primavera araba, il numero degli esuli è praticamente raddoppiato tra il 2010 e il 2012.

Emarginazione nociva

Adottando un giro di vite nella legge sull’asilo, allo scopo di far fronte alla nuova impennata delle domande, governo e parlamento hanno così deciso l’anno scorso di centralizzare la gestione degli alloggi destinati ad ospitare i richiedenti l’asilo. Da quest’anno, la Confederazione può inoltre utilizzare le sue infrastrutture e i suoi edifici, senza dover chiedere l’autorizzazione di Cantoni e Comuni.

Inaugurato lunedì scorso, il centro di Bremgarten è il primo alloggio aperto direttamente dalla Confederazione, sulla base delle nuove disposizioni introdotte con l’ultima revisione della legge sull’asilo. Potrà ospitare fino a 150 persone, ma finora vi risiedono solo una ventina di richiedenti l’asilo. Questa volta, all’origine delle polemiche non è l’apertura stessa del centro, ma la convenzione firmata dall’UFM con il comune di Bremgarten.

Su richiesta delle autorità comunali, i richiedenti l’asilo non potranno accedere a scuole e impianti sportivi. Potranno recarsi alla piscina comunale solo se accompagnati da personale di sorveglianza e, possibilmente, non tutti assieme. Una regolamentazione che ha suscitato indignazione non solo in Svizzera.

Secondo l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR), questo divieto è insostenibile dal punto di vista umanitario e giuridico. La legge sull’asilo e i diritti fondamentali devono essere applicati in maniera corretta, ha dicharato l’OSAR in un comunicato. Per Susin Park, direttrice dell’UNHCR, un’emarginazione generalizzata è nociva per una futura integrazione dei richiedenti l’asilo. Le restrizioni alle libertà dovrebbero quindi essere limitate al “minimo possibile”.

Il 9 giugno scorso, il popolo svizzero ha approvato un nuovo inasprimento della legge sull’asilo, proposto dal governo e dalla maggioranza del parlamento. Queste le principali misure: 

Le domande di asilo possono essere presentate solo alla frontiera e agli aeroporti svizzeri. È soppressa la possibilità di richiedere asilo presso le ambasciate. 

Non sono più considerate rifugiate le persone esposte a serie minacce per aver disertato o rifiutato di prestare servizio militare. La protezione è tuttavia offerta in virtù della Convenzione internazionale sullo statuto dei rifugiati. 

Possono essere collocati in centri speciali i richiedenti l’asilo che compromettono la sicurezza e l’ordine pubblico. 

La Confederazione può utilizzare le sue infrastrutture e i suoi edifici per alloggiare i richiedenti l’asilo, senza dover chiedere l’autorizzazione di Cantoni e Comuni. 

Sull’arco di due anni, il governo può sperimentare nuove procedure di esame delle domande di asilo. In tale ambito può ridurre da 30 a 10 giorni il termine di ricorso contro decisioni negative.

Diritti fondamentali non negoziabili

Da parte sua, il direttore dell’UFM, Mario Gattiker, ha giustificato nei giorni scorsi le misure, sostenendo che sono destinate ad evitare “frizioni” e “risentimenti” da parte degli abitanti. Gattiker ha tuttavia precisato che il divieto non concerne chiese e biblioteche, come sostenuto nel corso di questa settimana da alcuni media.

“Sono necessarie delle regole del gioco, affinché la convivenza tra i richiedenti l’asilo e la popolazione possa avvenire in modo ordinato e, nella misura del possibile, senza conflitti. È assolutamente normale il fatto che cerchiamo di tener conto delle preoccupazioni della popolazione”, ha affermato Gattiker in un’intervista ai quotidiani Tages Anzeiger e Bund.

Sullo stesso tenore si è espressa venerdì anche la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, secondo la quale “bisogna considerare le paure della popolazione nella regione”. La responsabile della politica di asilo ha tenuto a sua volta a precisare che non vi sarà un divieto generale delle piscine – né a Bremgarten né altrove. “I diritti fondamentali non sono negoziabili”, ha dichiarato Simonetta Sommaruga.

Una vicenda che mostra di nuovo la complessità e le difficoltà di attuazione di una politica di asilo sempre più severa e limitativa. I continui inasprimenti della legge, approvati dalla maggioranza del parlamento e della popolazione, stanno suscitando da anni polemiche e critiche sia in Svizzera che dall’estero. 

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