Attacchi personali, manifesti controversi, dibattiti pubblici e incontri con la popolazione: in Svizzera è in corso la campagna in vista delle elezioni federali del 20 ottobre.
Marie Vuilleumier (testo), Helen James, (edizione immagini), Ester Unterfinger, (edizione immagini)
Conquistare degli elettori. È l’ossessione del momento di tutti i partiti politici svizzeri, in piena campagna elettorale. Il 20 ottobre, gli aventi diritto di voto in Svizzera sono chiamati alle urne per scegliere i 246 membri del parlamento federale.
Ogni partito ha affinato la propria strategia di comunicazione e tenta ora di far sentire la propria voce con ogni mezzo possibile: volantini, eventi, invii postali, reti sociali… La campagna è già stata segnata da due azioni particolarmente controverse: il manifesto dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) che raffigura gli altri partiti come dei vermi che mangiano una mela e la strategia del Partito popolare democratico (PPD, centro destra), il quale prende di mira via Google i candidati degli altri partiti allo scopo di screditare le loro argomentazioni.
Mancanza di trasparenza
Il dibattito ha toccato anche temi quali il clima, la partecipazione politica delle donne e il finanziamento delle campagne elettorali. Riguardo a quest’ultimo aspetto, la Svizzera è l’unico Paese tra i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa a non aver elaborato alcuna legge. Ciò che la pone regolarmente al centro delle critiche del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO). È però stata depositata un’iniziativa popolareCollegamento esterno che chiede maggiore trasparenza nel finanziamento della politica. Toccherà verosimilmente al popolo decidere.
Per il momento, il denaro rimane un tema tabù. La maggior parte dei partiti comunica le spese complessive della campagna, ma non precisa l’origine dei finanziamenti. In totale, alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese (RTS) sono stati comunicati oltre 25 milioni di franchi, in aumento del 20% rispetto alle precedenti elezioni nel 2015. Mancano però le spese dell’Unione democratica di centro e di alcune sezioni cantonali che hanno rifiutato di trasmettere le loro cifre, oltre che le spese personali dei candidati.
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