Tim Guldimann vuole essere la voce degli svizzeri all’estero
L'ex ambasciatore elvetico Tim Guldimann, che risiede a Berlino, è diventato il primo svizzero all'estero eletto al parlamento federale. Naturalmente intende dare voce alla "Quinta Svizzera", che a suo avviso non viene presa sufficientemente in considerazione.
La pensione per Tim GuldimannCollegamento esterno inizia con un nuovo mandato: dopo aver lasciato la diplomazia, il socialista zurighese sarà tutt’altro che inattivo. Eletto brillantemente alla Camera del popolo, presterà giuramento tra poco più di un mese, quando si aprirà la nuova legislatura, e siederà quindi “sotto il cupolone del Palazzo federale”, come si dice comunemente in Svizzera.
Ottimo risultato
Con oltre 102’700 voti, Tim Guldimann è stato uno dei candidati che ha raccolto il maggior numero di consensi alle elezioni al Consiglio nazionale del 18 ottobre 2015.
Nel cantone di Zurigo, circa 22mila svizzeri residenti all’estero (distribuiti in 176 paesi) sono iscritti in un registro elettorale, che vale come circondario separato della città di Zurigo.
Dallo spoglio delle schede del 18 ottobre è emerso che gli svizzeri all’estero hanno votato in maggioranza per il Partito socialista (24,51%), seguito dall’Unione democratica di centro (20,75%) e dal Partito liberale radicale (17,29%). Tutti gli altri partiti hanno ottenuto meno del 10% dei voti degli svizzeri all’estero.
Grande conoscitore della Berna federale, con alle spalle una carriera al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) cominciata nel 1982, il neo-eletto non scoprirà dunque un nuovo mondo entrando nell’organo legislativo. Non è nemmeno un esordiente in politica, poiché è membro del Partito socialista (PS) da ben 33 anni, come spesso ricorda.
Candidato alle elezioni federali nella circoscrizione del Cantone di Zurigo, ha sempre difeso fermamente la sua volontà di rimanere a Berlino, dove vive con la moglie e due figlie in età scolare. Sui suoi opuscoli elettorali si è del resto presentato come “der Internationalrat” (il consigliere internazionale), gioco di parole con “nationalrat” (consigliere nazionale), che è la denominazione dei deputati membri della Camera del popolo, ufficialmente chiamata appunto Consiglio nazionale.
Era uno dei 59 candidati residenti all’estero che complessivamente erano in corsa, su liste diverse e in vari cantoni, alle elezioni federali del 18 ottobre, ma è l’unico che è stato eletto. Un’impresa che finora non era mai riuscita ad alcun espatriato messosi in lizza per un mandato parlamentare federale.
Rivendicazioni per la Quinta Svizzera
Molto presente nella campagna, durante la quale ha partecipato a numerosi dibattiti, l’ex negoziatore dell’Organizzazione e la Cooperazione in Europa (OSCE) è chiaramente riuscito a convincere che avrebbe rappresentato gli interessi sia del suo cantone di origine sia degli svizzeri all’estero. Molti elettori lo hanno messo in una posizione migliore sulla lista di voto rispetto a quella che gli aveva assegnato il suo partito sulla lista dei candidati.
Per la legislatura che inizierà il 30 novembre, il neoeletto ha già un elenco di questioni che è determinato a difendere.
L’OSE si rallegra
La co-direttrice dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), Ariane Rustichelli, giudica l’elezione di Tim Guldimann “un’eccellente notizia per gli svizzeri all’estero e per la nostra organizzazione. È estremamente importante avere un insider in parlamento, che parla a nome degli svizzeri all’estero e che conosce le loro difficoltà”, spiega a swissinfo.ch.
Ariane Rustichelli confessa di aver temuto per un attimo sulle probabilità di essere eletto di Tim Guldimann, poiché l’ex ambasciatore svizzero a Berlino era in corsa proprio in uno dei nove cantoni ai quali il governo federale ha negato l’autorizzazione di offrire agli espatriati il voto elettronico. “Fortunatamente ciò non gli ha portato pregiudizio. Tim Guldimann ha beneficiato di oltre 1’600 voti di zurighesi all’estero, ossia più degli altri candidati sulla stessa lista”, osserva la co-direttrice dell’OSE.
Samuel Jaberg, swissinfo.ch
“Sono convinto che gli svizzeri all’estero non ricevono l’attenzione e il rispetto che meritano. Contribuiscono in gran parte al successo della Svizzera, che è uno dei paesi più integrati a livello internazionale. Eppure fino ad oggi non c’è stato dibattito politico su ciò che dovrebbe essere fatto per sostenerli”, ha dichiarato all’indomani dell’elezione.
“Non trasformarsi in nani”
Il successo della destra conservatrice alle elezioni del 18 ottobre non faciliterà la discussione, riconosce il socialista. Tim Guldimann è un ardente sostenitore della via bilaterale.
“La questione europea è molto importante per gli svizzeri all’estero”, rileva. Durante la campagna, è stato uno dei rari candidati a prendere posizione: “Occorre regolare il nostro rapporto con l’Europa adesso! Dobbiamo assicurare il nostro futuro nel mercato interno europeo”, ha sottolineato.
Del resto, ha anche fatto notare, “la Svizzera non è il piccolo paese che spesso pretende di essere, per giustificare la sua passività. Trenta paesi europei hanno meno abitanti e 22 membri dell’UE hanno un’economia inferiore. Invece di trasformarci in nani, dobbiamo avere più fiducia in noi stessi”.
Con circa 142’000 persone iscritte nei registri per poter votare nella Confederazione (su un totale di oltre 746mila svizzeri all’estero), numericamente il corpo elettorale della Quinta Svizzera equivale a quello di un cantone come il Ticino o il Vallese, spiega l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno).
“Questo è un fattore politico potenziale”, commenta Tim Guldimann. “Taluni sostengono che il numero degli elettori registrati all’estero è così basso che non vale la pena di fare qualcosa per agevolare la loro partecipazione agli scrutini. Dobbiamo spezzare questo circolo vizioso”, afferma l’ex ambasciatore, che chiede di rimettersi velocemente all’opera per generalizzare il diritto di voto elettronico, promesso già molto tempo fa.
Anche miglioramenti tecnici
Tim Guldimann ha tra gli obiettivi anche il miglioramento della situazione degli svizzeri all’estero su questioni specifiche, come l’assicurazione malattie, alcuni problemi tecnici nel campo della previdenza vecchiaia (AVS) e riguardo ai conti in banche svizzere, che gli espatriati hanno sempre più difficoltà a mantenere a causa della pressione internazionale sul segreto bancario.
A chi gli ha rimproverato, e forse gli rimprovera ancora, di prendere l’aereo, di tanto in tanto, per svolgere il suo lavoro di parlamentare in Svizzera, spiega di essere “pragmatico. Quando posso, prendo il treno, ma se necessario, prenderò l’aereo. Ho giocato a carte scoperte durante la campagna. Chi non è d’accordo con questo poteva non eleggermi”.
L’Agenzia telegrafica svizzera (ATS) ha ricordato che il rimborso delle spese dei deputati è disciplinato nell’Ordinanza dell’Assemblea federale concernente la legge sulle indennità parlamentari (OMAP) e dalla direttiva sulle spese dei parlamentari. In base a queste disposizioni, Tim Guldimann avrà diritto al rimborso di un biglietto aereo di andata e ritorno per ogni settimana di sessione parlamentare. Per le sedute di commissione, il numero dei voli rimborsati è illimitato. Il consigliere nazionale avrà pure diritto a un risarcimento di 400 franchi per viaggio.
Nei giorni di sessione o di seduta, il “consigliere internazionale” riceverà la stessa indennità degli altri deputati, ossia 115 franchi al giorno per i pasti e 180 franchi per pernottamento. Se resterà a Berna durante i fine settimana nelle sessioni, potrà domandare un indennizzo supplementare per il pernottamento e un pasto.
Tuttavia egli ricorda che Berlino non è in capo al mondo. Anzi, dalla capitale tedesca Berna raggiungibile più velocemente che da “certi luoghi della Bassa Engadina”. Proprio in quella regione dei Grigioni, in cui ha una casa di villeggiatura, forse Tim Guldimann preparerà i suoi primi interventi parlamentari. Interventi che sono molto attesi.
Tra diplomazia e insegnamento
Tim Guldimann nasce nel 1950 a Zurigo. I suoi studi di economia lo conducono poi in Cile, in Messico e a Stoccolma.
Dal 1976 al 1979 lavora all’istituto Max Planck di Starnberg (Germania), codiretto da Jürgen Habermas. Nel 1976 pubblica “I limiti dello Stato assistenziale”, poi, nel 1979, il dottorato su “La politica del mercato del lavoro in Svezia”, sostenuto all’università di Dortmund.
Tra il 1979 e il 1981 compie vari soggiorni di ricerca a Mosca, Leningrado, Novosibirsk, Londra e New York.
Nel 1982 entra al servizio del Dipartimento degli affari esteri svizzero. Tra il 1991 e il 1995 è responsabile dei negoziati con l’Unione europea sulla ricerca. Inoltre insegna nelle università di Berna, Zurigo e Friburgo.
Tra il 1996 e il 1997 dirige il gruppo di sostegno dell’OSCE in Cecenia e negozia il cessate il fuoco. Nei due anni successivi guida la missione OSCE in Croazia.
Tra il 1999 e il 2004 è ambasciatore svizzero a Teheran. In quanto tale è anche rappresentante degli interessi statunitensi in Iran. Il suo progetto di ristabilire le relazioni diplomatiche tra Stati uniti e Iran però fallisce.
Tra il 2004 e il 2007 insegna in varie università europee. Nel 2007 riprende servizio presso l’OSCE; per un anno dirige la missione in Kosovo, nelle vesti di inviato speciale del segretario generale dell’ONU.
Dal maggio 2010 alla fine di maggio 2015 è ambasciatore svizzero a Berlino.
Nel 2014 il presidente della Confederazione Didier Burkhalter lo ha nominato inviato speciale dell’OSCE in Ucraina.
(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.