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Esercito: giuste priorità o mancanza di strategia?

Una decisione sulla sostituzione dei vecchi Tiger è già attesa da anni Keystone

Rinviando fino al 2015 la decisione sull'acquisto di nuovi velivoli militari, il Consiglio federale ha fissato le giuste priorità per l'esercito, ritengono alcuni commentatori. Per altri, il governo denota una mancanza di strategia in ambito di difesa e un disinteresse nei confronti delle forze armate.

“Il ministro della difesa Ueli Maurer ha semplicemente svelato, ciò che il suo predecessore Samuel Schmid avrebbe dovuto costatare da tempo: forze aeree e politici del campo borghese sognavano di fare grandi acquisti per l’esercito che superano il quadro finanziario della Confederazione”, afferma il Tages Anzeiger.

“Il ministro della difesa è sincero quando si parla di soldi. Però esprime soltanto una mezza verità, quando dichiara che nuovi velivoli militari sarebbero ‘per principio’ necessari. Il Consiglio federale non avrebbe infatti rinviato per anni la sua decisione, se gli aerei fossero stati veramente indispensabili per la sicurezza della Svizzera”.

Secondo il giornale zurighese, i 33 aerei da combattimento F/A-18, che rimangono ora all’esercito, sono più che sufficienti per “fronteggiare il rischio di un attacco terroristico via cielo contro il vertice della Francofonia a Montreux o il Forum economico mondiale a Davos”.

Altre priorità

Il Consiglio federale ha fissato le “giuste priorità”, rinunciando ad acquisire ora i jet militari, ritiene anche la Basler Zeitung. “I costosi velivoli high-tech non sono finanziabili nell’ambito del budget ordinario della Confederazione. Maurer ha quindi stabilito giustamente delle priorità. E tra le priorità non vi sono di certo agli aerei da combattimento: vi sono i problemi della logistica e dell’informatica, come pure l’equipaggiamento della truppa”.

“Rinviando l’acquisto, il ministro della difesa si offre il margine finanziario necessario per risolvere questi problemi”, afferma il giornale basilese, che giudica a sua volta sufficienti gli attuali F/A-18, anche perché “per molti anni ancora l’esercito svizzero non avrà davanti a sé un nemico”.

Vittoria e sconfitta

Per la Neue Luzerner Zeitung, la decisione del governo costituisce una vittoria e nel contempo una sconfitta per il ministro della difesa. “Dopo averlo richiesto già 10 mesi fa, Ueli Maurer è riuscito a far sospendere l’acquisto. Viste così le cose si potrebbe parlare di una vittoria, ma in realtà si tratta di una sconfitta”.

“Il ministro della difesa non è stato in grado, infatti, di ottenere mezzi finanziari supplementari per quello che lui stesso ha definito ‘il migliore esercito del mondo’. Di fronte alle enormi lacune delle forze armate nel campo della logistica e dell’informatica, Maurer si è visto in pratica costretto ad azionare il freno a mano”, aggiunge il quotidiano lucernese, che chiede inoltre “perché sono stati spesi così tanti milioni di franchi per un’inutile procedura di selezione dei velivoli?”.

Mancanza di strategia

“Una triste disfatta militare”, così la Berner Zeitung interpreta il rinvio annunciato giovedì dal governo. “Dopo un’interminabile procedura di valutazione, invece di decidere finalmente per un sì o per un no sull’acquisto degli aerei da combattimento, il Consiglio federale rinvia la sua decisione e si dà tempo fino al 2015 per regolare il finanziamento e fare la sua scelta”.

“Questo procedimento simboleggia il modo con il quale il governo tratta da tempo l’esercito. Manca una chiara strategia. Mancano delle direttive chiare. Si denota perfino un certo disinteresse all’interno del Consiglio federale nei confronti delle forze armate. E ciò è inaccettabile: anche in tempo di pace ci si può aspettare dal governo e dal parlamento una chiara posizione sulla politica di sicurezza”, osserva il giornale bernese.

Senza prospettive

“Il rinvio dell’acquisto fa piombare le forze aeree in una situazione di totale mancanza di prospettive. E vi è il rischio di perdere know-how”, sostiene invece la Neue Zürcher Zeitung, facendo notare che i velivoli da combattimento non saranno meno cari nel 2015, anzi il materiale militare tende ad essere sempre più sofisticato e più costoso”.

A detta del foglio zurighese, la decisione del governo “è in totale contraddizione con quanto contenuto nel nuovo rapporto sulla politica di sicurezza, in base al quale si riafferma l’importanza dell’aviazione militare. Il dipartimento della difesa e il governo hanno veramente valutato tutte le possibilità di finanziamento e di acquisizione?”, si chiede ancora la NZZ.

Il ministro dell’insicurezza

“Gli incomprensibili esercizi di acrobazia tentati negli ultimi 10 mesi da Ueli Maurer destabilizzano lo stato maggiore dell’esercito e demoralizzano i quadri e la truppa”, afferma anche Le Temps, secondo il quale attualmente “nessuno sa più a cosa serve l’esercito”.

A detta del giornale romando, Maurer è il “ministro dell’insicurezza”, anche perché, finora, “non ha presentato nessun concetto sulla sicurezza, nessuna valutazione delle minacce e nessuna definizione della missione dell’esercito”.

Perdita di credibilità

Per 24 heures, la decisione del governo simboleggia la politica di difesa della Svizzera dal crollo del Muro di Berlino.”Di fronte ad una scelta strategica importante, ossia la difesa autonoma dello spazio aereo, hanno avuto la meglio dei piccoli calcoli finanziari. I sette saggi del Consiglio federale hanno guadagnato un po’ di tempo e di soldi, ma hanno perso molta credibilità”

“È tutto l’edificio militare ad essere scosso da queste esitazioni. E, per finire, è la legittimità dell’obbligo di prestare servizio a sgretolarsi. Quando coloro che comandano non sanno ciò che vogliono, come si può far credere ai semplici cittadini che i loro giorni di servizio militare abbiano ancora un senso?”, s’interroga il giornale vodese.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Durante la Guerra fredda le forze armate assorbivano addirittura un terzo del budget federale. Con ben 700’000 mila soldati in attività, oltre il 10% della popolazione, la piccola e neutrale Svizzera contava uno degli eserciti più grandi di tutto il continente europeo.

Il 26 novembre 1989, pochi giorni dopo il crollo del muro di Berlino, un’iniziativa favorevole alla soppressione dell’esercito veniva approvata da un terzo degli svizzeri. Uno shock per la classe dirigente, che ha rimesso fondamentalmente in discussione la politica di difesa nazionale, aprendo un cantiere diventato da allora interminabile.

Il primo grande progetto di riforma, Esercito 95, ha portato nella seconda metà degli anni ’90 ad una riduzione degli effettivi a 400’000 unità. Con la riforma Esercito XXI, entrata in vigore dal 2004, il loro numero è sceso a 120’000 soldati attivi e 80’000 riservisti, mentre il budget è diventato ormai inferiore ad un decimo delle spese statali.

Attualmente la Confederazione spende circa 4,1 miliardi di franchi per la politica di sicurezza nazionale, di cui 3,7 miliardi per l’equipaggiamento e l’infrastruttura dell’esercito. Secondo il ministro della difesa Ueli Maurer, le forze armate dovrebbero disporre di 500 a 700 milioni di franchi in più per assolvere il loro mandato.

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