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“In Svizzera solo i peggiori criminali devono andare in prigione”

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Barbara Steinemann è giurista e deputata dell'Unione democratica di centro nella camera bassa del parlamento svizzero. © Keystone / Alessandro Della Valle

Le varie pene previste dal Codice penale svizzero non sono coerenti tra loro. La politica intende ora fare un po' di ordine. Ci riuscirà? Lo abbiamo chiesto alla giurista e deputata democentrista Barbara Steinemann.

In Svizzera, chi uccide una persona mentre si trova in “stato di profonda prostrazione” o stupra una donna può cavarsela con un anno di prigione. Chi è responsabile di lesioni semplici spesso incorre soltanto in una pena pecuniaria. Rispetto ad altri Paesi, si tratta di condanne decisamente lievi.

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Come mai i giudici in Svizzera sono così clementi?

Questo contenuto è stato pubblicato al Rispetto ad altri Paesi, in Svizzera si emettono pene detentive di più breve durata, soprattutto per i reati violenti. Perché?

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Ma non è tutto. Le diverse pene non hanno alcuna logica tra loro. Per esempio, una denuncia mendace può comportare una condanna fino a 20 anni di prigione, mentre si rischiano al massimo dieci anni per un’aggressione aggravata o uno stupro.

Nel quadro del processo di armonizzazione delle pene, la politica intende portare più coerenza nelle sentenze.

Il governo svizzero vuole armonizzare il livello delle pene in modo che siano ragionevolmente proporzionate tra loro. In particolare, il Consiglio federale vuole inasprire le pene per i reati violenti e sessuali.

“Se le pene comminate non corrispondono al valore che la società accorda al bene giuridico protetto e se non vi è una relazione equilibrata tra le pene comminate e le pene effettivamente inflitte, la credibilità del diritto penale ne risulta globalmente compromessa, come anche il suo potere di prevenzione”, si legge nel messaggio del 2018.

Il Consiglio degli Stati (camera alta del Parlamento) ha discusso la legge durante sessione estiva del 2020. Il Consiglio nazionale (camera bassa) ne sta dibattendo nel corso dell’attuale sessione estiva.

Ci riuscirà? Ne abbiamo parlato con la giurista e consigliera nazionale dell’Unione democratica di centro (UDC) Barbara SteinemannCollegamento esterno.

SWI swissinfo.ch: Lei ha chiesto di respingere la revisione proposta dal governo. Perché?

Barbara Steinemann: Questa revisione è inutile. Non si tratta né di un’armonizzazione né di un inasprimento, come auspicato all’inizio inizialmente.

Quello che mi disturba maggiormente è che la grande revisione del 2007 ha introdotto, per i reati minori, delle pene pecuniarie che non possono essere sospese con la condizionale. Al contempo, chi commette per la prima volta un crimine o un delitto ha diritto quasi sempre a una pena detentiva con la condizionale. Il risultato è che un reato grave è sanzionato in modo meno tangibile di uno lieve.

Noi [membri dell’UDC, ndr] abbiamo quindi voluto respingere l’intera revisione e chiesto di rivedere tutte le disposizioni accessorie – come i reati in materia di stupefacenti o di circolazione stradale – in modo da ristabilire l’equilibrio e la razionalità.

La revisione ha comunque degli aspetti positivi?

C’è un unico inasprimento di rilievo per i criminali: una pena minima più severa per aggressione aggravata.

Rispetto ad altri Paesi, le pene in Svizzera sono sorprendentemente lievi. Perché il messaggio del governo non contiene alcun raffronto internazionale?

Perché è esattamente quello che emergerebbe. In quasi tutti i messaggi troviamo dei paragoni con altri Paesi. Ma non in questo caso. Diventerebbe ovvio che in Svizzera solo i peggiori criminali devono andare in prigione e tutti gli altri no. Purtroppo, questo è stato consolidato in Parlamento.

Il fatto di punire con una certa clemenza non è una forma di progresso culturale?

Con una pena clemente – in particolare con una condanna con la condizionale – un reato viene minimizzato. C’è un bisogno della società di ripagare l’ingiustizia subita. Con una pena, si vuole dire alle vittime: ‘Guardate, la società è con voi, lo Stato vi sostiene’.

Quando uno stupratore o un rapinatore esce dall’aula con una pena sospesa con la condizionale, non deve sottostare praticamente ad alcuna limitazione. La vittima, invece, deve vivere con le conseguenze psicologiche o fisiche. Questa è una disparità che mi dà fastidio.

Le condanne più severe non hanno alcun effetto preventivo. È più importante che il colpevole sia catturato. Non si dovrebbe investire nel lavoro della polizia piuttosto che inasprire le pene?

Penso che sia una perdita di tempo amministrativa, detto cinicamente. Possiamo sempre concedere maggiori risorse alla polizia e ai pubblici ministeri. Hanno molto lavoro da fare quando devono indagare sui reati e preparare l’atto d’accusa. Ma alla fine, questo oneroso lavoro di polizia e giudiziario non ha quasi nessun effetto penale. Tutto questo è sbagliato.

Le sanzioni sono una cosa, ma poi ci sono le pene effettivamente comminate. In Svizzera, queste sono di solito nel terzo inferiore delle pene previste dalla legge. Come è possibile fare in modo che i giudici emettano sentenze più severe?

Avremmo potuto farlo con le pene minime. Tuttavia, il parlamento ha aumentato la pena minima soltanto per le lesioni personali gravi. Aumentare la pena massima non cambierebbe nulla, perché in questo caso i giudici rimarrebbero nel quarto inferiore invece che nel terzo inferiore delle pene possibili.

Ma a inquietare ancora di più è un’altra cosa: il Parlamento ha escluso dalla riforma il diritto penale in materia sessuale, che verrà trattato separatamente tra circa sei mesi. Questo dibattito sarà segnato dal movimento Mee too e dai moderno movimenti femministi, che denunciano le molestie sessuali. Temo che in questo contesto non ci sarà alcun inasprimento dal profilo penale nei confronti dei criminali. Invece, si deciderà probabilmente di risarcire maggiormente le vittime e di creare più centri di consulenza.

Anche in futuro, non tutti gli stupratori finiranno in prigione. Anche se aumentassimo la pena minima a due anni, i giudici potranno continuare a pronunciare condanne con la condizionale.

Questo ha anche a che vedere con il fatto che la nozione di infrazione dovrebbe essere estesa? I nuovi ambienti femministi vogliono introdurre la regola del “sì significa sì” per lo stupro, come in Svezia. Mandare dietro le sbarre tutti i colpevoli non sarebbe allora più proporzionato?

Questa tendenza, che viene dall’onda femminista all’estero, è un pericolo per gli uomini e per i nostri principi giudiziari: con la regola del “sì significa sì” scalfiamo la presunzione di innocenza. È inammissibile che un uomo debba dimostrare di non aver commesso un reato.

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Nel caso di reati sessuali, c’è di solito la parola di una persona contro quella di un’altra. Non è realistico dover firmare un contratto prima di ogni atto sessuale. Pertanto, la difficoltà rimane: come può una donna provare di aver subito un grave reato?

Questo è il problema con cui procuratori, giudici e poliziotti saranno confrontati anche in futuro. Non possiamo fare nulla. Ma l’onere della prova non deve essere invertito per questi reati. Altrimenti getteremmo i nostri principi giuridici dalla finestra.

Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio

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