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Gli Obiettivi del Millennio ancora lontani dalla meta

Per Micheline Calmy-Rey, i diritti umani devono essere riportati al centro degli Obiettivi del Millennio Reuters

"Dobbiamo, possiamo e vogliamo raggiungere i traguardi": con queste parole il presidente dell'Assemblea generale dell'ONU, lo svizzero Joseph Deiss, ha aperto lunedì a New York il vertice sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio.

I rappresentanti dei 192 paesi membri delle Nazioni Unite sono riuniti fino a mercoledì a New York per fare il punto sui traguardi fissati nel 2000, tra cui ad esempio quello dimezzare entro il 2015 il numero di persone che nel mondo soffrono la fame. Il bilancio è in chiaroscuro e per riuscire a concretizzare gli Obiettivi del Millennio è necessario un nuovo slancio.

“Non abbiamo diritto all’errore, ha sottolineato Deiss. Molte persone nel mondo ripongono tante speranze in questo vertice: noi dobbiamo trasformare queste speranze in realtà”.

Il presidente dell’Assemblea generale dell’ONU ha lanciato un appello ai rappresentanti dei paesi membri per un dialogo “calmo e costruttivo” e ha chiesto più investimenti per la lotta contro la povertà, sia da parte del settore pubblico che di quello privato.

Basi fragili

Per il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon sono stati compiuti dei passi in avanti, anche se in molti paesi poveri questi progressi poggiano su fragili basi. Con la volontà politica e mezzi finanziari sufficienti, la vita di miliardi di persone può però essere migliorata.

“Malgrado tutti gli ostacoli e lo scetticismo che regna”, gli Obiettivi del Millennio possono ancora essere raggiunti. L’orologio continua tuttavia ad avanzare ed entro il 2015 “rimane ancora molto da fare”.

Prima dell’inizio del vertice, il segretario generale aveva dichiarato che per riuscire a raggiungere gli obiettivi sono necessari 100 miliardi di dollari supplementari e aveva puntato il dito contro l’avarizia dei paesi ricchi, che nel 2009 hanno erogato poco meno di 120 miliardi rispetto ai 145,7 stabiliti sulla carta.

Troppo concentrati sui sintomi

“Gli Obiettivi del Millennio riflettono un consenso storico”, ha dal canto suo sottolineato la ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey, facendo riferimento all’ottimismo che regnava dieci anni fa. “L’economia era fiorente e tutto pareva possibile”.

Malgrado alcuni successi, questa euforia è scemata, poiché “non abbiamo raggiunto ciò che desideravamo”, ha osservato la consigliera federale.

“Forse ci siamo concentrati troppo sui sintomi e troppo poco sulle cause della povertà e della miseria”, ha proseguito. Aiutare delle persone in difficoltà è nobile, ma “lo sviluppo va ben oltre”.

Secondo la ministra degli esteri elvetica, i paesi donatori devono interrogarsi seriamente sulle ragioni per cui l’aiuto allo sviluppo spesso ha ricadute minime. “Abbiamo scelto una strada sbagliata? Non facciamo abbastanza? I governi degli Stati partner non fanno abbastanza?”.

Diritti umani e clima

Se si analizza la situazione, ci si rende conto che “la maggioranza dei paesi e delle regioni più in ritardo nella realizzazione degli Obiettivi del Millennio sono caratterizzati dalla fragilità delle strutture statali, da conflitti o da un livello elevato di violenza”. In questi Stati è necessario mettere in atto delle misure per “assicurare i servizi di base e una pace duratura”.

D’altro canto, le autorità dei paesi poveri devono attuare delle “politiche efficaci, trasparenti, partecipative e democratiche”.

Per questa ragione, secondo Micheline Calmy-Rey è forse necessario riportare in primo piano nel quadro degli Obiettivi del Millennio i diritti umani. “Il rispetto dei diritti umani, la non discriminazione, il diritto di partecipare alla vita politica, economica e sociale del paese sono assolutamente fondamentali se vogliamo raggiungere gli obiettivi”.

Per la ministra degli esteri svizzera, oggi lo sviluppo economico deve anche andare di pari passo con la lotta contro i cambiamenti climatici.

“Vi è il rischio che un cambiamento delle condizioni climatiche provochi una migrazione forzata in numerosi paesi, con il corollario dei potenziali conflitti per l’accesso all’acqua e alle terre agricole”, ha messo in guardia Micheline Calmy-Rey.

“La transizione verso un’economia verde – ha concluso – è più necessaria ed urgente che mai”.

Nei prossimi due anni l’aiuto svizzero allo sviluppo dovrebbe aumentare di 640 milioni di franchi.

Sotto la pressione del parlamento, il governo ha presentato a metà settembre un progetto volto ad assicurare che entro il 2015 la Svizzera consacri lo 0,5% del suo prodotto interno lordo ai paesi più poveri.

Nel 2009 il contributo elvetico alla cooperazione allo sviluppo ammontava allo 0,47% del PIL. La Svizzera si colloca leggermente al di sotto della media dei paesi del Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione della cooperazione e dello sviluppo economico (0,48%).

Si tratta di otto obiettivi di sviluppo internazionali che i 192 stati membri delle Nazioni Unite e 23 organizzazioni internazionali si sono impegnati a raggiungere entro il 2015.

Gli obiettivi

• Eliminare la povertà estrema e la fame nel mondo
• Assicurare l’istruzione elementare universale
• Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne
• Diminuire la mortalità infantile
• Migliorare la salute materna
• Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
• Assicurare la sostenibilità ambientale
• Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo

Il presidente statunitense Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy si trovano tra i 140 rappresentati di governo che partecipano al vertice per gli obiettivi del millennio a New York dal 20 al 22 settembre.

La Svizzera è rappresentata dalla ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey.

Traduzione e adattamento di Daniele Mariani

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